Questa fabbrica si chiama scherzevolmente tra i confratelli il Palazzo delle Muse, perché
Il denaro che è stato speso per costruirlo è stato specialmente ricavato dall’opera e dai doni
dei coltivatori delle belle arti, come architetti, scultori, pittori, musicanti, poeti lirici,
poeti drammatici, illustri prosatori…
Giuseppe Barellai
Giuseppe Barellai, nato a Firenze il 13 genn. 1813 da modesta famiglia frequentò i corsi di medicina e di chirurgia all’università di Pisa Ancora studente, cominciò a manifestare quelle idee liberali che professò, poi, per tutta la vita.
Medico di turno e poi primario all’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze prestò la sua opera di medico fino alla morte.
Dedicatosi allo studio delle profilassi delle forme tubercolari giovanili, ne diffuse l’idea e le ragioni.
Risale a quell’epoca l’inizio della lunga battaglia condotta dal Barellai, in Italia e all’estero, per sostenere tenacemente il concetto che la tubercolosi deve essere prevenuta, se non è possibile la cura, e che la migliore profilassi è quella igienico climatica delle colonie marine, tanto più che gli ospedali sembravano allora vere carceri
Sofferente egli stesso di tubercolosi, il suo fisico cedé lentamente alla malattia, finché si spense a Firenze il 3 dic. 1884.
Fu professore onorario del regio Istituto di Studi Superiori, membro dell’Accademia dei Georgofili, presidente della società dei Veterani di Curtatone e Montanara, per 10 anni fece anche parte del Consiglio Comunale di Firenze.
Nel 1852, Barellai aveva assistito all’agonia di due bimbi affetti da tabe scrofolosa e,rimastone particolarmente colpito, aveva invitato l’amico pittore Stefano Ussi, che aveva conosciuto quando era prigioniero nella fortezza di Theresienstadt, – erano stati ambedue catturati durante la battaglia di Curtatone e Montanara nel 1848-, a fissarne su una tela l’immagine. Il dipinto ottenne il primo premio di pittura all’esposizione universale di Parigi.Presentando il quadro nella riunione del 12 giugno 1853 della Società medico-fisica fiorentina, della quale egli era allora presidente, Barellai commosse, col racconto dell’episodio, il mondo medico e l’opinione pubblica.
Nasce allora il Comitato degli Ospizi Marini con sede a Firenze e viene fatta una sottoscrizione per costruire a Viareggio la prima colonia marina per bambini tubercolotici, chiamati affettuosamente da Barellai gobbini perché a causa della malattia la loro colonna vertebrale era deformata.
L’edificio progettato da Giuseppe Poggi, l’architetto di Firenze Capitale, venne subito chiamato il Palazzo delle Muse per il concorso fattivo di artisti, uomini di cultura e di spettacolo nella raccolta di fondi e nel 1867 venne inaugurato per accogliere i primi gobbini.
Ciò non sarebbe avvenuto se la tela di Stefano Ussi non avesse provocato tanta commozione nella pubblica opinione; il dipinto per questa ragione non è finito né in un museo né in una collezione privata, ma è stato conservato gelosamente dal Comitato degli Ospizi Marini ed attualmente si trova nella sede del centro assistenziale Montedomini a Firenze.
Oggi nel mondo della comunicazione tecnologica spesso fa notizia, crea scandalo, è strumento di denuncia politica un’immagine fotografica o un video nei social network, più di tanti discorsi o manifestazioni di piazza; nella Firenze dell’Ottocento in una società meno ricca di quella attuale sul piano dei massmedia, I Gobbini di Stefano Ussi fecero scalpore, mossero le coscienze e produssero risultati nel campo dell’assistenza e dell’impegno sociale.
E’ una ennesima testimonianza dello stretto legame tra gli ideali politici e l’impegno civile, tra volontariato sociale ed ethos artistico e culturale, che ha caratterizzato la vita degli uomini del Risorgimento, fossero pittori o medici o semplicemente cittadini.