La famiglia di Lot che fugge dall’incendio di Sodoma 1854
ALLA PALAZZINA DELLA MERIDIANA DI PALAZZO PITTI
LA PITTURA ROMANTICA DI GIUSEPPE BEZZUOLI
Giuseppe Bezzuoli. Un grande protagonista della pittura romantica, a cura di Vanessa Gavioli, Elena Marconi ed Ettore Spalletti è la mostra ospitata fino al 5 giugno 2022 nelle sale lussuose della Palazzina della Meridiana di Palazzo Pitti a Firenze. In esposizione oltre 130 tra dipinti, sculture e disegni, che raccontano la carriera del Bezzuoli e l’arte del suo tempo. Molte delle opere presenti provengono da prestiti da musei e collezioni italiani e stranieri.
La morte di Filippo-Strozzi in Castel San Giovanni 1838
Dagli esordi neoclassici alla piena maturità
Le opere in mostra consentono di ripercorrere la carriera di Giuseppe Bezzuoli (Firenze 1784 -1855), dagli esordi neoclassici alla piena maturità, quando al culmine della fama crea alcuni capolavori della grande pittura romantica italiana: l’Ingresso di Carlo VIII a Firenze, Il ripudio di Agar, l’Eva tentata dal serpente (questi ultimi due dipinti sono recenti acquisizioni da parte degli Uffizi per la Galleria d’arte Moderna). A questi capolavori si aggiungono i ritratti della società contemporanea al pittore, che restituiscono uno spaccato della nobiltà e dell’alta borghesia nazionale e internazionale.
L’entrata di Carlo VIII a Firenze 1829
La mostra, suddivisa in nove sezioni, permette inoltre di confrontare la produzione artistica di Bezzuoli con quella di altri importanti maestri del calibro di Francesco Hayez e Massimo D’Azeglio, offrendo ai visitatori l’occasione di ammirare anche le opere dei maggiori esponenti dell’arte e della cultura cosmopolita della Firenze di primo Ottocento: il francese Ingres, attivo in città contemporaneamente a Bezzuoli, gli scultori Horatio Greenough e Hiram Powers, oltre a Thomas Cole, esponente della Hudson River School.
Da segnalare la sezione dedicata all’attività grafica di Bezzuoli, disegnatore di indiscusso talento, e alle sue fonti letterarie: Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Torquato Tasso, Ludovico Ariosto, Jean Racine, Alessandro Manzoni. Esposti in mostra anche alcuni interessantissimi taccuini, nei quali la parte figurativa è spesso associata ad annotazioni che testimoniano, tra l’altro, l’elevato profilo del magistero artistico di Bezzuoli, svolto per quattro decenni all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
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GIUSEPPE BEZZUOLI. CENNI BIOGRAFICI
Giuseppe Bezzuoli nasce a Firenze il 28 novembre 1784. Negli anni giovanili frequenta l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Jean-Baptiste Frédéric Desmarais e Pietro Benvenuti, e presto si aggiudica riconoscimenti importanti: nel 1801 riceve il premio nel concorso annuale per l’«Accademia di nudo disegnato», e nel 1812 il suo dipinto Aiace che difende il corpo di Patroclo risulta vincitore all’esposizione Triennale dell’Accademia. Nel 1815 dipinge il suo capolavoro, Francesca da Rimini, oggi disperso, commissionatogli l’anno prima dal conte Saulo Alari di Milano. I viaggi fra Milano, Bologna e il Veneto, negli anni seguenti, non solo estendono i suoi contatti ma arricchiscono ulteriormente la sua cultura figurativa, che si esprime ai massimi livelli in uno dei quadri più significativi e celebri della sua carriera: il Battesimo di Clodoveo, del 1823. A quest’ultimo seguono altri lavori che vengono molto apprezzati sia da parte del pubblico che dal granduca Leopoldo II di Lorena, per il quale fra il 1827 e il 1829 esegue il grande dipinto storico con Ingresso di Carlo VIII a Firenze. A fronte di un successo sempre crescente a Firenze e anche a Milano, la pittura di Bezzuoli conosce nei decenni successivi una grande fortuna anche a livello internazionale, testimoniata dal fatto che l’artista riceve commissioni da collezionisti di diverse aree in Europa e oltre (Inghilterra, Stati Uniti d’America, Lituania, Russia). Bezzuoli muore la sera del 14 settembre 1855.
“Messa finalmente in piena luce, la figura di Bezzuoli – spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt – ora si staglia nel fremente panorama artistico ed intellettuale dell’Europa di metà Ottocento e oltre: l’artista si rivela come vero e proprio pictor doctus, che conosceva e amava la letteratura, sua continua fonte d’ispirazione. L’aspetto sensazionale della mostra – oltre ai suoi meriti scientifici – è la sua ambientazione: alcune sale del percorso vennero addirittura decorate da Bezzuoli per il granduca. Il visitatore viene così trasportato in una scenografia perfetta dove l’artista e i suoi contemporanei vengono fatti rivivere tra le sete delle tappezzerie e i mobili dell’epoca, come in un set teatrale dove però tutto è meravigliosamente vero”.