A Roma e a Napoli in questi giorni si rischia di oltrepassare una soglia, di smarrire il senso del limite e di cadere in una sorta di smania iconoclastica
Pierluigi Battista Corriere della Sera 26 gennaio
Da sempre la toponomastica significa lotta politica con altri mezzi. Accade sempre, dappertutto, quando i regimi crollano, quando si chiude con dolore e violenza un capitolo della storia: non c’è da scandalizzarsene. Ma a tanti anni di distanza si rischia di esagerare, di smarrire il senso del limite. Certo che ha un senso se, come è accaduto in questi giorni, a Roma si chiede di cambiare l’intestazione delle vie dedicate a chi promosse e diede parvenza pseudoscientifica ai provvedimenti razzisti sfociati nelle leggi del ’38. Ma invocare la damnatio memoriaeper Vittorio Emanuele III, come ha proposto e deliberato il sindaco di Napoli de Magistris, oltrepassa una soglia, si trasforma in smania iconoclastica, come se l’azzeramento del passato in blocco potesse redimere il presente e la purificazione toponomastica potesse ricreare un mondo senza brutture. E senza storia.
Come ha detto Francesco Rutelli, dovremmo forse ribattezzare a Roma il Policlinico Gemelli perché Agostino Gemelli ebbe lunghe e ben remunerate relazioni con il fascismo. Vogliamo fare l’elenco di tutti gli intellettuali che hanno conosciuto più di un momento di debolezza e compromissione con il fascismo e i cui nomi ogni compaiono nelle targhe di vie, piazze, larghi, viali, parchi? Certo, si capisce che con il fascismo appena sconfitto «viale dei Martiri fascisti» sia diventato viale Bruno Buozzi, prendendo il nome del sindacalista ucciso a La Storta. Ma oggi, dopo tanti decenni, che senso ha? Ha un senso che non sia premiato chi firmò il «Manifesto della razza», non ne ha la cancellazione di autorità di Casa Savoia, che pure qualche ruolo nella nascita dell’Italia unita nella quale viviamo lo ha esercitato. O no? Per cui la guerra toponomastica, a meno di casi clamorosi e indifendibili, dovrebbe chiudersi qui. La memoria del fascismo e dei suoi orrori non viene rafforzata dalle esagerazioni e dai colpi mediatico-propagandistici. Anzi.