VALENTINA TOSONI La Repubblica 10 novembre
Dopo 30 anni Milano torna a celebrare il grande maestro Francesco Hayez con una esposizione che presenta la più completa e aggiornata monografia, oltre 100 tra dipinti e affreschi dell’artista veneziano, tra cui le tre versioni del Bacio, dipinto-icona fra i più riprodotti dell’intera storia dell’arte.
Milano è già in coda per il “Bacio “ di Hayez, in uno dei luoghi simbolo della città, piazza della Scala. Ad ospitare la mostra “Hayez quasi un secolo di opere del maggior interprete del Romanticismo”, sono le Gallerie d’Italia, che fino al 21 febbraio propongono una retrospettiva eccezionale per la quantità di lavori esposti del grande maestro dell’Ottocento. Francesco Hayez, milanese d’adozione, trovò nel capoluogo lombardo la sua terra d’elezione, e seppe interpretare al meglio, attraverso ritratti e dipinti storici, lo spirito culturale di quello straordinario periodo. Il “Bacio” è il capolavoro protagonista dell’esposizione con le tre versioni riunite insieme per la prima volta, ma entrando negli spazi dell’esposizione, prima di arrivare nella sala che le vede appese affiancate, si viene accolti da altre tele e tavole che rapiscono per la sublime arte pittorica espressa dal maestro. Tra questi ci sono alcuni dipinti che non si sono mai visti in una esposizione pubblica: “Gli sponsali di Giulietta e Romeo procurati da fra Lorenzo”, non tornava a Milano dall’anno della sua realizzazione ovvero il 1823, e “Maria Stuarda nel momento che sale al patibolo, dal 1827.
Il “Bacio”, probabilmente il suo dipinto più popolare, è considerato una delle icone del Risorgimento italiano e raffigura un soldato che saluta la fidanzata baciandola con passione. Il maestro ne eseguì tre versioni, che variano solo per alcuni particolari dell’abbigliamento dei protagonisti, risalgono, rispettivamente, al 1861, al 1867 (copia eseguita per essere inviata all’Esposizione Universale di Parigi, che rese fama internazionale all’artista) e al 1869. Il quadro, eseguito per il conte Alfonso Maria Visconti di Saliceto, sintetizza gli elementi più caratteristici della pittura hayeziana: ambientazione gotico-rinascimentale, rappresentazione degli affetti, ponderata eleganza del disegno, assoluta maestria nella resa dei materiali. Il soggetto letterario, con impianto preraffaellita, sembra qui liberarsi da ogni contesto aneddotico o narrativo, e la mancanza d’indizi, a parte l’ombra che si scorge nel vano scuro, non ci permette di capire se si tratti di un bacio d’addio o di un incontro, assumendo così una valenza emblematica che ne favorì la fortuna.
Hayez iniziò a dipingere nella città natale Venezia: “Nacqui a Venezia il giorno 10 Febbraio 1791 nella parrocchia di S. Maria Mater Domini”, così afferma lui stesso nell’incipit delle sue memorie. Parla poco della sua famiglia e dei tre fratelli, se non a proposito delle ristrettezze economiche che spinsero i genitori ad affidarlo ancora bambino a una zia materna e al suo consorte, il genovese Francesco Binasco, antiquario e mercante di quadri, che per primo si accorse del talento artistico del nipote. Dopo gli studi veneziani e una parentesi romana, giunge a Milano, dove viene favorevolmente accolto negli ambienti intellettuali della città.
Qui conobbe tra gli altri, Alessandro Manzoni, Tommaso Grossi, Ermes Visconti, e altri esponenti della corrente romantica, ed entrò in contatto con una committenza più interessata a un nuovo genere di pittura. Francesco Hayez morì a Milano il 12 febbraio 1882.
A più di trent’anni dalla retrospettiva del 1983, la mostra curata da Fernando Mazzocca, raccoglie complessivamente 120 dipinti, che attraversano tutte le fasi della sua poetica, in arrivo come prestiti da istituzioni pubbliche o collezioni private italiane e straniere. Tra queste “La distruzione del Tempio di Gerusalemme”, che Hayez regalò all’Accademia di Brera e “Betsabea al bagno” sublime olio su tela del 1834. Sono esposti inoltre molti ritratti, soggetti storici, erotici e la serie degli autoritratti. Opere che illustrano tutta la carriera di Hayez, cominciata con lo stile Neoclassico e continuata con il Romanticismo, la sua straordinaria capacità tecnica ed espressiva, che si è sempre misurata con la realtà e la forza di temi universali, affrontati in modo inarrivabile, da grande amante della vita e delle donne.