L’omaggio di Torino a Sinner: l’immagine sulla Mole Antonelliana
Parafrasando il famoso verso oraziano Dulce et decorum est pro patria mori, possiamo dire che Dolce e onorevole è gareggiare e vincere per la patria. Lo sport mantiene il suo forte valore simbolico ancora oggi, come ai tempi delle Olimpiadi dell’antica Grecia, quando ogni quattro anni gli atleti vincendo onoravano sia gli dèi, a cui erano dedicati gli agoni sportivi, sia la loro patria, la Polis da cui provenivano. Rispetto all’antichità, in cui l’agonismo aveva un forte connotato religioso – e non a caso durante le gare tacevano le armi e venivano sospese le contese tra le città-stato – oggi lo sport agonistico vive nella società laica del benessere e dello spettacolo, per cui i campioni di ogni disciplina sportiva vengono onorati con coppe e lauti compensi. Quando però gli atleti gareggiano con i colori della loro nazione, le loro vittorie assumono una forte connotazione patriottica e suscitano emozione ed entusiasmo con manifestazioni di giubilo e onori istituzionali.
Due recenti vicende sportive lo dimostrano: i successi in Coppa Davis e nell’Australian Open del tennista italiano Jannik Sinner e la morte del calciatore azzurro Gigi Riva. Il ventiduenne Jannik Sinner, annoverato, nonostante la giovane età, tra i più forti tennisti italiani di sempre, dopo la vittoria nel torneo australiano ha ringraziato non solo la famiglia e il suo team, ma anche i tanti tifosi italiani accorsi a vederlo o rimasti svegli a seguirlo in tv. Tra l’altro la popolarità e la personalità di Sinner, nato in Alto Adige, possono anche contribuire a superare diffidenze e antipatie tra sudtirolesi e altoatesini (nel senso della componente di lingua tedesca e di quella di lingua italiana), rafforzando il sentirsi italiani dei primi.
E questo sentimento di appartenenza alla patria viene riconosciuto dalle massime istituzioni della Repubblica: proprio oggi Jannik Sinner viene ricevuto al Quirinale dal Presidente Mattarella, insieme ai suoi compagni in azzurro Arnaldi, Sonego, Musetti e Bolelli vincitori della Coppa Davis, la massima competizione mondiale di tennis maschile per squadre nazionali. In altri incontri con i campioni di molteplici discipline sportive, lo stesso Mattarella li ha indicati come figure che per la popolarità che si sono conquistati sono in grado di incoraggiare tra gli italiani la pratica sportiva come fonte di benessere fisico e di crescita morale e civile. Questo forte legame tra istituzioni, popolo e campioni in gara nelle competizioni internazionali non è mai mancato. Un esempio famoso è la presenza del presidente Sandro Pertini nella tribuna delle autorità dello stadio di Madrid per la finale del mondiale di calcio del 1982. Pertini si entusiasmò come tutti i tifosi italiani per i gol degli azzurri e la conquista del titolo mondiale nella finale contro la Germania. Accompagnò poi i giocatori e il loro allenatore Bearzot nel volo aereo che li portava a Roma per ricevere il meritato tributo di tricolori e di applausi da parte dei tantissimi italiani, che manifestarono la gioia e l’orgoglio per la vittoria della loro Nazione.
Un’altra partita di calcio tra le nazionali d’Italia e della Germania aveva avuto immensa risonanza dodici anni prima e suscitò altrettanto entusiasmo tra gli italiani: il 17 giugno 1970 si svolse tra Italia e Germania a Città del Messico la semifinale del IX campionato mondiale di calcio, che vide la vittoria italiana con il punteggio di 4 a 3 dopo i tempi supplementari, al termine di continui cambi di risultato, tanto da venire poi definita la Partita del Secolo. In quella partita l’attaccante azzurro Gigi Riva segnò il 3-2 per l’Italia.
Gigi Riva, morto il 22 gennaio scorso, è considerato uno dei migliori calciatori italiani di tutti i tempi, nonché tra i più forti attaccanti nella storia del calcio. Nel Cagliari ha giocato 13 stagioni consecutive, disputando 289 gare e segnando 155 reti. Fu dovuta in buona parte a lui la storica conquista dello scudetto del 1970, che interruppe, come poche altre volte è successo, lo strapotere delle grandi squadre del Nord: Juventus, Inter Milan. Con la Nazionale giocò 42 partite segnando 35 gol (due più di Meazza, record di tutti i tempi), contribuendo alla vittoria del Campionato Europeo del 1968. È un campione ormai mitico del calcio italiano, tanto da meritarsi come gli eroi antichi un epiteto elogiativo, Rombo di Tuono, creato dal grande giornalista sportivo Gianni Brera. Per spiegarne l’origine c’è chi tira in ballo il boato dello stadio di Cagliari quando segnava, chi la potenza del suo sinistro che colpiva il pallone.
Anche le atlete hanno tenuto e tengono alto l’onore dell’Italia nelle competizioni sportive, come Sara Simeoni nell’atletica, Valentina Vezzali nella scherma, Federica Pellegrini nel nuoto, Federica Brignone e Sofia Goggia nello sci, Paola Egonu nella pallavolo. A conferma, infine, del comune attaccamento alla patria che lega atleti e spettatori italiani è vedere i nostri campioni all’inizio delle gare cantare insieme ai nostri tifosi con orgoglio l’inno di Mameli. Dulce et decorum est pro patria facere ludos et vincere.
Sergio Casprini
Sara Simeoni