Florence Nightingale, nota come la «signora con la lanterna» è la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, in quanto fu la prima ad applicare il metodo scientifico attraverso l’utilizzo della statistica
Donatella Lippi Corriere Fiorentino 12 Maggio 2020
A distanza di 200 anni dalla nascita di Florence Nightingale (1820/1910), gli esperti di tutto il mondo si riunivano a Firenze, città natale della fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, per ricordarne la figura e l’operato, con un evento volto a sottolineare l’importanza della ricerca storica nell’assistenza infermieristica.
Era la metà di febbraio di quest’anno, proprio mentre veniva diramato il comunicato numero 71 del Ministero della Salute, con cui si valutava il quadro generale internazionale e nazionale, nei confronti della progressiva avanzata del Covid-19. E proprio questa pandemia ha acceso i riflettori in maniera particolarmente efficace sull’esercito di Infermiere e Infermieri, che, nell’anno delle celebrazioni della loro fondatrice, messi così duramente alla prova, si dimostrano all’altezza delle situazioni più complesse, facendo ricorso a tutto il loro sapere, il loro saper fare e il loro saper essere.
Non solo. Traducono nella quotidianità del loro lavoro il coraggio, la fiducia, la resilienza. Non sono «paramedici», come, spesso, vengono chiamati, per eccessiva semplificazione: vivono, agiscono, esercitano la loro professione, è vero, «accanto ai medici», ma sono il frutto di un percorso formativo e professionale autonomo, ben identificato, storicamente accreditato.
Agli Infermieri, che, in questo periodo più che in altro momento, stanno prodigandosi per la salute collettiva, è idealmente dedicato un volume, fresco di stampa, uscito per i tipi dell’Editore fiorentino Angelo Pontecorboli, che ho curato insieme a Luca Borghi: «La penna di Florence Nightingale». Il libro, che raccoglie gli aforismi tratti dalle opere di Florence Nightingale, era nato per celebrare lei, la donna che, a partire dall’Inghilterra di metà Ottocento, portò la sua rivoluzione silenziosa negli ospedali di tutto il mondo, plasmando, alla luce della conoscenza e del comportamento, la figura dell’Infermiera e dell’Infermiere.
Oggi, vorremmo dedicarlo «a loro». Nel libro, diviso in sezioni tematiche dedicate ai temi più importanti della produzione di Florence Nightingale, sono raccolti aforismi, riflessioni e sentenze individuati nelle sue opere di teoria del nursing, di organizzazione ospedaliera, nelle lettere… Il quadro che emerge da questa collezione «per estrazione» è complesso e, spesso, non lineare.
Florence nasce a Firenze nel 1820, mentre i suoi genitori partecipavano al Grand Tour e la sua vita attraversa tutto il XIX secolo, anni fondamentali nella storia della Medicina e della Sanità, testimoni di due grandi rivoluzioni, che coinvolgono il concetto di malattia ed il ripensamento generale dell’assistenza. Dopo la breve parentesi della medicina romantica, si stavano spegnendo, infatti, gli ultimi riverberi del pensiero metafisico, in quanto il sensismo e la metodologia chimico-fisica proponevano un nuovo approccio al malato, permettendo la definitiva acquisizione del nesso tra clinica, anatomia e anatomia patologica.
Fu proprio grazie al connubio tra il metodo anatomo-clinico e il metodo sperimentale, innovato dall’opera di François Magendie (17831855) e del suo allievo Claude Bernard (1813-1878), che si disegnò una nuova concezione della malattia, elaborata alrence l’interno dell’ospedale, inteso, prima che in una funzione terapeutica, come luogo di insegnamento e di studio. Al metodo anatomo-clinico, di matrice settecentesca, si univa, quindi, una prima sintesi efficace della teoria cellulare nell’opera di Theodor Schwann (1810-1881) e in quella di Rudolph Virchow (1821-1902): se l’essenza di ogni malattia è da ricondurre alle caratteristiche morfologiche e funzionali delle cellule, le malattie devono essere studiate sulla base delle modificazioni patologiche, classificate a livello microscopico.
Da una parte la patologia cellulare dall’altra l’avvio del processo di individuazione del ruolo patogeno dei batteri: Louis Pasteur (1822-1895) e Robert Koch (1843-1910). Il rinnovamento delle tecniche di laboratorio. La nascita della microbiologia. Il contagio. Venivano ad essere superate le teorie miasmatiche, che sopravvivevano solo in parte tra gli «epidemisti», dimostrando paradossalmente, nella fallacia dei loro presupposti, la correttezza delle soluzioni proposte. I «contagionisti» credevano nella possibilità di diffusione di molte malattie tramite contagio tra uomini, mentre gli «epidemisti» pensavano ancora che la causa fosse il miasma emanato dalle materie putride del sottosuolo, dai cadaveri, dalla sporcizia. Pur partendo da presupposti sbagliati, insistevano sulla necessità di un miglioramento dell’igiene e, in questa prospettiva, fornirono una spinta importante ai vari tentativi di riforma sanitaria che si sarebbero susseguiti negli anni nell’Occidente europeo.
Con un ampio traslato, Florence Nightingale potrebbe afferire a questa categoria. «Il contagio, dal punto di vista teorico, su cui sono stati redatti importanti studi pratici, è un’invenzione moderna; ed è stata profondamente offensiva per la civiltà e l’umanità, avendo procurato perdite umane a causa delle pratiche che ha inculcato e per la tassa gravosa che ha posto sul commercio»: così scrive Florence Nightingale, citando lo storico della medicina Francis Adams (1796-1861). Nel particolare contesto della società britannica, questa convinzione assunse rilievo più ampio: il rifiuto di vedere nella sporcizia solo un veicolo di germi patogeni fu determinante per far accettare una metafora utile all’ordine morale.
Florence avversò sempre, insieme con l’idea di specificità della malattia, la priorità del contagio: salute fisica e morale rimasero per lei sempre profondamente unite, sottolineando il ruolo del comportamento e della volizione, contro la teoria dei germi, che pareva rendere accidentale l’insorgere della malattia, privandola della sua evidenza monitoria. Eppure, sebbene il punto di partenza fosse sbagliato, le strategie suggerite da Florence Nightingale si rivelarono risolutive, nella riflessione sull’igiene degli ambienti e degli stili di vita, sull’organizzazione dei servizi socio-assistenziali e sulla relazione d’aiuto con i malati.
Florence aveva abbracciato ben presto la nuova visione che suggeriva di abbandonare il vecchio modello dell’ospedale costituito da un edificio unico, monumentale, con le sue grandi corsie spesso sovraffollate, per passare ad una struttura a padiglioni relativamente piccoli e ben separati tra loro, insistendo su alcune condizioni essenziali per la salubrità degli ospedali stessi, nella lotta alle infezioni ospedaliere: aria fresca, luce, ampio spazio, suddivisione dei malati in edifici o padiglioni separati, pulizia….
L’invito ricorrente al lavaggio delle mani e l’importanza dell’isolamento in determinate situazioni epidemiche, dimostrata con il ricorso alla statistica da Florence Nightingale, attraversano il tempo e lo spazio e risuonano, oggi, tristemente attuali.
E proprio oggi, coloro che sono eredi ideali di Florence sono chiamati a celebrare la loro tradizione nel vissuto quotidiano, nella pratica giornaliera, su un campo di battaglia che non ha lo sfondo di Balaklava o di Sebastopoli, ma quella teoria di silenziosi letti bianchi delle nostre Terapie Intensive.
Florence Nightingale “La signora con la lampada“
Francis William Sargant 1913 Santa Croce Firenze