LETTERE ad Aldo Cazzullo Corriere della Sera 21 aprile 2019
Caro Aldo, ritorno sulla sua risposta su Via Rasella perché ho apprezzato il suo equilibrato giudizio sul triste evento: «La bomba di via Rasella era meglio non metterla». Lei non teme le sfide. Il dibattito continua. Ora mi aspetto dalla sua parola, fuori del coro, che per il 25 Aprile, da dimenticare, si levi una voce per la «rappacificazione» e mettere una pietra tombale sull’evento che ci disonora.
Domenico Orlacchio
Caro Domenico, Non vorrei deluderla, ma non penso affatto che il 25 Aprile sia da dimenticare. La riconciliazione nazionale non passa dalla cancellazione del 25 Aprile; al contrario, quella data dovrebbe diventare il simbolo di valori — libertà, democrazia, rifiuto della dittatura, dell’antisemitismo, del razzismo — in cui tutti gli italiani dovrebbero riconoscersi. Questo non è accaduto e non accadrà. Anzi, più passa il tempo, più la faziosità cresce. Il punto è che la Resistenza viene considerata una «cosa di sinistra». Non è affatto andata così. Tra i partigiani c’erano molti comunisti, ma c’erano giovani di ogni fede politica: cattolici, monarchici, liberali; e moltissimi che volevano semplicemente evitare la leva di Salò. E poi ci furono tanti modi diversi di dire no ai nazifascisti. Lo fecero sacerdoti, suore, ebrei, carabinieri, militari, internati in Germania, pure ciclisti come Gino Bartali, che con la sinistra non avevano nulla a che fare. Questa percezione sbagliata è dovuta a due fattori.
Il primo è una certa arroganza di ambienti politici e intellettuali che si sono appropriati della memoria, con forzature inaccettabili: i fischi ai veterani della brigata ebraica; o il negazionismo sulle vendette seguite al 25 Aprile.
Il secondo è una certa debolezza culturale del centro e della destra antifascisti. Una debolezza, cari lettori, che vedo anche nelle vostre lettere: quasi tutte quelle che mi arrivano «da destra» non sono affatto severe verso la memoria del fascismo, e sembrano confermare il luogo comune per cui il 25 Aprile sarebbe appunto «una cosa di sinistra». Dire oggi «destra antifascista» in Italia sembra un ossimoro.
Eppure il nazifascismo fu sconfitto da liberali e conservatori, come Churchill e De Gaulle. A livello ovviamente diverso, in Italia vorrei ricordare il colonnello Montezemolo, monarchico e anticomunista convinto, ed Edgardo Sogno. Aldo Cazzullo