Editore: Donzelli
Collana: Saggine
Anno: 2013
Formato: pp. VI-154
Prezzo: € 17,00
«Una sorta di vocabolario per il tempo che verrà, una “cassetta degli attrezzi” che il presidente Napolitano arricchisce via via nel corso del settennato e che si configura come un lascito di speranza e di fiducia all’Italia delle nuove generazioni».
Ricostruire il percorso umano e politico a partire solo dai testi scritti? Per Giorgio Napolitano, si può. Il presidente della Repubblica, perno della vita politica italiana, riesce a distillare spunti e impulsi personali nella prosa controllata dei suoi discorsi pubblici. Con una sintassi d’altri tempi e un lessico decisamente classico, Napolitano ha trovato una chiave per rivolgersi agli italiani, anche ai più giovani. Basandosi sul corpus presente nel portale del Quirinale, Tobia Zevi – giovane studioso della lingua italiana – seleziona sette argomenti nel messaggio presidenziale, evidenziandone gli elementi più controversi: l’importanza della patria e dell’impegno per definire una memoria condivisa da tutti gli italiani; l’Europa, gigante economico ma troppo debole sul piano politico; la Costituzione, casa degli italiani che va riformata senza furbizie e strumentalizzazioni; la figura del presidente della Repubblica, fondamentale nell’architettura istituzionale, che potrà avere in futuro poteri diversi purché si plasmino adeguati pesi e contrappesi; il ruolo dei partiti politici, che vanno rinnovati senza indulgere in facili populismi; un sistema della giustizia che merita più efficienza e più rispetto da parte della politica ma anche da parte dei suoi operatori; il futuro, infine, apparentemente oscuro, che può invece regalare all’Italia un nuovo sviluppo, se gli italiani metteranno in campo impegno e senso di responsabilità.
Dalla recensione del libro di Pier Luigi Battista Corriere della Sera 9 gennaio
…Per Napolitano è fondamentale, sul solco della battaglia sostenuta dal predecessore Carlo Azeglio Ciampi, la restituzione piena dei significati connessi alla parola «Patria», sottratta alla manipolazione retorica del fanatismo nazionalista e ai rifiuti ideologici della parte opposta. È stato fondamentale, soprattutto nell’ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, che venissero sottolineati i valori che hanno portato al processo unitario e alla nascita dello Stato italiano. Alla denigrazione del Risorgimento Napolitano non ha voluto contrapporre una ritorsione di tipo puramente apologetico.
Il suo obiettivo, nelle polemiche sul Risorgimento, è stato indirettamente il secessionismo leghista e anche «l’idoleggiamento del tempo borbonico» contrapposto alle presunte nefandezze «nordiste» del processo unitario. Ma il capo dello Stato ha lasciato agli storici il compito di ricostruire tutte le pagine del moto risorgimentale e non ha voluto nemmeno minimizzare le «fratture» legate agli specifici modi con cui il processo di unificazione politica dell’Italia è stato avviato. Ma il senso della «Patria» non avrebbe respiro e tenuta se non fosse ispirato al rispetto per le lotte risorgimentali che hanno fatto dell’Italia uno Stato e una nazione moderni…