Pubblichiamo l’articolo di Sergio Rizzo , opinionista del Corriere della Sera , condividendo in gran parte e con amarezza ciò che scrive, ricordando però che almeno a Firenze viene ricordata la Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera.
Grazie all’iniziativa del Comune di Firenze e del Rotary Club dell’Area Medicea ogni anno il 17 marzo si tiene nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio la premiazione del concorso riservato alle scuole primarie e secondarie di primo grado del Comune di Firenze sul tema ‘Perché la Festa della Bandiera’. I partecipanti al concorso sono liberi di interpretare l’argomento del concorso con elaborati di vario tipo, a propria scelta (tema, poesia, disegno, allestimento di una pagina web). Anche il Comitato Fiorentino per il Risorgimento aderisce a questa iniziativa con il presidente Adalberto Scarlino che interviene durante la manifestazione ad illustrare ai giovani partecipanti il valore ed il significato della celebrazione del 17 marzo. Ed anche giovedì 17 marzo 2016 nel Salone del Cinquecento c’è stata una festa dedicata al simbolo dell’Italia, la bandiera tricolore, con oltre 300 piccoli scolari, che hanno agitato bandierine italiane e reso viva e gioiosa la celebrazione dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera; una festa, senza quei toni compassati e retorici delle manifestazioni pubbliche in Italia, che ha unito per un giorno nell’amor di Patria giovani ed anziani, cittadini ed istituzioni civili e militari.
Il nostro è uno dei pochissimi Paesi al mondo che non celebra come si dovrebbe il giorno in cui è iniziata la sua storia. Per un secolo e mezzo l’abbiamo ignorato.
Quanti a italiani sanno che il 17 marzo è il giorno in cui, 155 anni fa, è nato il nostro Paese? Per un secolo e mezzo l’abbiamo semplicemente ignorato. Con il risultato che l’Italia è uno dei pochissimi Paesi al mondo che non celebra come si dovrebbe il giorno della propria nascita. Festeggiamo la liberazione dal nazifascismo e la nascita della Repubblica; festeggiavamo anche la vittoria nella prima guerra mondiale; ma non abbiamo mai festeggiato l’unità proclamata dal parlamento di Torino il 17 marzo 1861. E continuiamo a non farlo.
Di sicuro la maggior parte dei nostri connazionali ha appreso dell’esistenza di quella data solo cinque anni fa. In occasione dei 150 anni dello stato unitario ci fu chi voleva farne finalmente una festa nazionale, ma al governo c’era la Lega e pareva brutto. Il dibattito che ne seguì si concluse con una celebrazione «una tantum» nel 2011 e la proclamazione, il 23 novembre 2012, del 17 marzo come «Giornata dell’unità nazionale, della Costituzione (che sarebbe però arrivata ben 87 anni dopo il 1861), dell’inno e della bandiera». Quanto a farne una festa nazionale, nemmeno a parlarne: sebbene quando la legge fu approvata la Lega non avesse più alcun potere di interdizione. Da allora, a dimostrazione che i veti leghisti erano solo una frazione del problema, il 17 marzo ce lo siamo dimenticato di nuovo. Celebrazioni ufficiali? Zero carbonella.
Ho faticato per trovare in rete la notizia che l’ha ricordato il Comune di Udine. Mentre la richiesta al ministero dell’Istruzione circa le iniziative programmate nelle scuole non ha avuto risposta. In compenso, al Sud, c’è chi in questi giorni celebra i 300 anni della nascita di Carlo di Borbone e i 200 del Regno delle Due Sicilie. Inutile chiedersi come mai i disegni di legge per istituire la festa nazionale, fra cui quello presentato un anno fa da Giorgia Meloni, ammuffiscano nei cassetti della Camera .
Sergio Rizzo Corriere della Sera 16 marzo