Dal 19 al 22 ottobre 2011 si è svolto a Firenze il LXV congresso di storia del Risorgimento organizzato dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano d’intesa con la Società Toscana per la Storia del Risorgimento e la Fondazione Spadolini Nuova Antologia. Il tema è stato La nascita dello Stato italiano. La nazionalità fattore del nuovo equilibrio europeo e ha visto la partecipazione di numerosi studiosi italiani e stranieri sia come relatori che come spettatori. Lo scopo del convegno è stato quello di ripercorrere le vicende che portarono all’unificazione individuando come tema centrale la nazione, che per quanto riguarda l’Italia, non è stata una scoperta ottocentesca ma ha avuto radici profonde nella storia della penisola, anche quando l’unificazione era resa impossibile da situazioni interne difficili. Sotto questo profilo esaustive sono state le relazioni di Sandro Rogari, che ha aperto i lavori parlando di Origine, sviluppo e consolidamento dell’idea di nazione italiana, e di Cosimo Ceccuti che si è soffermato su Letteratura civile e cultura del Risorgimento. Altri studiosi hanno approfondito le situazioni dei singoli stati italiani durante il Risorgimento, mettendone in evidenza caratteristiche civili, economiche e sociali nonché i limiti che favorirono il ruolo del Piemonte sabaudo nel processo di unificazione. Interessanti sono state le relazioni di Luigi Lotti sul Granducato di Leopoldo II e di Renata De Lorenzo sul Regno delle Due Sicilie, tema questo quanto mai caldo per le polemiche che negli ultimi mesi sono state portate avanti da gruppi neoborbonici, mentre nella relazione di Franco Della Peruta è stato trattato Il Lombardo Veneto. Un ruolo importante è emerso dalle situazioni dinastiche intrecciate fortemente con gli Asburgo d’Austria come quelle dei Ducati emiliani, di cui ha parlato Angelo Varni, mentre Umberto Levra ha posto in evidenza i caratteri che fecero del Regno di Sardegna lo stato di riferimento del processo di unificazione nazionale. Molto interessante però è stata anche la sessione dedicata alle implicazioni internazionali che portarono le grandi potenze come la Francia e la Gran Bretagna a favorire il processo dell’unità italiana. Questi temi sono stati introdotti da Ennio Di Nolfo parlando su La formazione dello stato unitario italiano nel contesto delle grandi potenze. Da Plombières alla proclamazione del Regno e sono stati successivamente sviluppati da Jerôme Grevy per Il secondo impero e da Eugenio Biagini per Il Regno Unito. Interessante è stato l’intervento di Brigitte Mazohl che parlando dell’Impero asburgico, ha offerto il punto di vista dell’altra parte sottolineando come le sconfitte subite dall’Austria durante le guerre d’indipendenze abbiano poi avuto ricadute anche positive per l’affermazione nell’impero di istituzioni rappresentative nuove e di un modo diverso di affrontare i problemi delle tante nazionalità dell’impero. Come ha poi rilevato Carlo Ghisalberghi nel dibattito successivo espressioni come “gli storici diritti” sentite durante il processo di dissoluzione della Jugoslavia, avevano il loro fondamento nelle motivazioni con le quali la monarchia asburgica giustificava il proprio dominio sui popoli sottomessi, che però, proprio per motivi storici non si potevano applicare al Lombardo-Veneto. Nell’ultima sessione Francesco Traniello ha parlato di Chiesa e mondo cattolico italiano di fronte alla questione nazionale e Romano Ugolini dell’Idea di Roma, riprendendo spunti già affrontati da Giuseppe Monsagrati quando ha parlato dello Stato pontificio.
Al termine del congresso si è avuta un’immagine molto viva di un processo che non ha riguardato soltanto la penisola italiana, ma si è inserito non per un “complotto” o chissà quale oscura manovra di elites economiche in un contesto europeo nel quale gli stati italiani, anche quelli di ragguardevoli dimensioni, non sarebbero stati in grado di agire. Ribadire in modo documentato che l’idea di “nazione italiana” è antica e profonda e che su questo ha potuto far leva il processo di unificazione ha permesso ai presenti di rivivere una parte fondamentale della storia del Paese superando i limiti angusti di localismi che periodicamente riaffiorano. Vedere poi tutto questo in modo analitico e sincronico ha dato la possibilità di approfondire la conoscenza del Risorgimento in modo non encomiastico ma vivo dandoci ancora le motivazioni di essere Italiani in uno stato parte integrante dell’Unione Europea. Ci auguriamo di vedere presto la pubblicazione degli Atti.