LETTERE al Corriere della Sera 26 novembre 2021
Caro Cazzullo, in questi giorni siamo stati bombardati da memorie della Prima guerra mondiale. E d’altra parte quella l’avevamo vinta. Piccola riflessione: come mai, secondo lei, tra le numerose aspiranti madri di un milite ignoto, fu scelta Maria Bergamas, cittadina austriaca fino alla vittoria e madre di un cittadino austriaco disertore per aver voluto arruolarsi nell’esercito italiano, dunque grande eroe per noi ma traditore (e con qualche buon motivo) per gli austriaci? Non sembra quasi più uno schiaffo al nemico vinto che un onore al popolo italiano? Angela de Filippis Roma
Gentile signora de Filippis, pubblico la sua lettera con un profondo senso di scoramento. Credo che non esista nessun popolo come il nostro che disprezzi così tanto se stesso. Se ci sono figure luminose, sono quelle degli irredentisti. Nazario Sauro dopo la cattura venne messo a confronto con la madre, la quale negò di conoscere il figlio ma non riuscì a salvarlo dalla forca. Cesare Battisti, figura limpida del socialismo europeo, fu impiccato come un criminale: la foto del boia con bombetta giunto apposta da Vienna e degli ufficiali austriaci che si fanno beffe del suo cadavere destò un enorme impressione in tutto il mondo, Karl Kraus — anche lui suddito dell’imperatore — la portò in scena negli Ultimi giorni dell’umanità come memento della ferocia dei suoi connazionali. Gli austriaci impiccavano gli italiani — come avevano fatto con Ciro Menotti e con i martiri di Belfiore — perché non ci riconoscevano dignità di nazione. Eravamo per loro un’espressione geografica e un popolo inferiore. Nell’Ottocento occupavano direttamente le regioni più ricche — la Lombardia, Venezia — e mandavano i cadetti delle loro dinastie a governare Parma, Modena, Firenze. Ovviamente non dobbiamo pensare alla pacifica Austria di adesso, ma alla maggiore potenza continentale. Dovemmo combattere contro di loro tre guerre di indipendenza e una tragica guerra mondiale da 650 mila morti per riconquistarci una patria. Rilegga l’ultima lettera di Antonio Bergamas, gentile signora de Filippis, quella in cui spiega alla madre Maria le ragioni della sua scelta di andare a morire per l’Italia. Forse ci ripenserà. Aldo Cazzullo
12 luglio 1916:L’impiccagione di Cesare Battisti al castello del Buon Consiglio di Trento