Si intitola Il “Mosaico Italia ” a 150 anni dall’ Unità il numero 473-474 di Testimonianze , la rivista fondata da Ernesto Balducci e diretta da Severino Saccardi. L’ ampia sezione monotematica – dedicata alla storia del processo unitario – è curata proprio dal direttore, Severino Saccaridi In ventiquattro articoli , da pag. 21 a pag. 141 , viene svolta ” una riflessione, critica e pluralistica, sulla storia del nostro Risorgimento e dell’unificazione nazionale. Pubblichiamo adesso l’indice , l’articolo introduttivo di Severino Saccardi e l’articolo di Adalberto Scarlino ” Garibaldi e gli altri : i massoni nel Risorgimento Italiano“. Testimonianze è in vendita nelle principali librerie di Firenze.
A centocinquanta anni dall’unità d’Italia: il contributo dei Massoni al nostro Risorgimento
Gli anni decisivi del nostro Risorgimento , quelli del triennio unitario , dal discorso del “grido di dolore” del gennaio 1859, alla proclamazione del regno d’ Italia , del marzo 1861 –
di cui celebriamo la ricorrenza centocinquantenaria – coincidono con il risorgimento della Massoneria italiana . Risale infatti all’ottobre del 1859
la fondazione della loggia Ausonia di Torino.
Gli anni precedenti , quelli dei moti liberali sotto i governi assoluti restaurati in Europa con il congresso di Vienna del 1815 , gli anni delle cospirazioni contro la censura e la repressione, vedono i massoni partecipare all’attività delle società segrete.
Si tratta di notevoli personalità che operano nelle sette, in quelle proto risorgimentali, quali l’Adelphia o i Sublimi Maestri Perfetti, o risorgimentali, quali la Carboneria o la Giovine Italia. Patrioti, non pochi, ma singoli individui, perché la Massoneria non riesce ad essere, in quel periodo, caratterizzato, tra l’altro, dalla durezza della reazione e della repressione poliziesca, una presenza bene organizzata.
Questa è la realtà, da tempo acclarata , del rapporto Massoneria-Risorgimento fino alla metà dell’Ottocento. Al di là delle “esaltazioni” di Oreste Dito e Giuseppe Leti e, all’opposto, delle “denigrazioni” di Alessandro Luzio ( 1 ) .
Ed è una realtà che già alla fine degli anni venti del secolo scorso era stata ben individuata da uno studioso della qualità di Nello Rosselli ( dei tre fratelli, il più appassionato, e competente, di storia ) nei suoi Scritti sul Risorgimento ed altri saggi, nonché nella biografia dedicata a Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
A partire dal triennio unitario , invece, la partecipazione massonica al movimento risorgimentale diventa sempre più diffusa e determinante. Le officine italiane sono “il centro di coagulo, di confronto, anche di scontro, tra le diverse anime politiche e ideologiche del Risorgimento: monarchici e repubblicani, moderati e radicali, unitari e federalisti” ( 2 ) .
Protagonisti sono il fior fiore dei patrioti, dei politici, degli uomini di pensiero e di azione, ai quali si deve l’unità d’Italia: quel capolavoro di politica, diplomazia, eroismo, che fu l’unità nazionale italiana. Un fenomeno – è bene sottolinearlo – di portata europea : basti pensare ai nuovi equilibri nel continente e nel Mediterraneo ; basti pensare all’abbattimento del potere temporale dei Papi..
Quale sia stato, nella seconda metà dell’Ottocento il contributo dei “fratelli “ al nostro Risorgimento, quanta e quale ne sia stata la consistenza , la specificità ; quale ne sia – anche – l’attualità, è possibile “leggerlo”nella vita, nelle opere, negli scritti dei tanti protagonisti , sia di convinzioni liberali – monarchiche, sia di parte democratica – repubblicana.
Costantino Nigra, gran maestro del GOI nell’ottobre 1861, succeduto al primo gran maestro, proprio della loggia Ausonia, Giuseppe Delpino, è tra
i maggiori sostenitori della monarchia costituzionale. Uomo di fiducia del re e, ancor più, braccio destro del conte di Cavour ( il grande statista , del quale non esiste documentazione alcuna di appartenenza all’istituzione massonica , ma verso il quale l’ammirazione dei fratelli è sconfinata, fino a definirlo – parole di Delpino, appunto – “ genio dalla mano sicura e dalla gigantesca mente “ ), Nigra, ambasciatore a Parigi, dove opera in stretto accordo con la contessa di Castiglione, è uno degli artefici dell’alleanza tra il Piemonte di Vittorio Emanuele e la Francia di Napoleone III , mentre , in politica interna , difende l ’interpretazione parlamentare dello Statuto albertino , ritenendo, con Cavour, essenziale il ruolo del Parlamento, con le prerogative di indirizzo, di controllo. E alla concezione – anglosassone – di una Massoneria umanitaria, filantropica, cosmopolita, aggiunge, se non contrappone, l’esigenza di un impegno concreto, diretto, volto non solo al raggiungimento della libertà e dell’indipendenza della Nazione, ma anche all’adozione di meccanismi di selezione della rappresentanza che egli, sulla scia di Delpino, vorrebbe permeata di princìpi massonici ( 3 ) .
David Levi , mazziniano, segretario del GOI ( Grande Oriente d’Italia ) , è il redattore di una eloquente bozza di programma massonico per l’assemblea convocata a Torino alla fine del dicembre 1861 ; un documento nel quale , tra l’altro, si legge :
la militanza massonica non deve esaurirsi in “un simbolismo misterioso”,
ma dare concretezza agli ideali di libertà;
scopo del GOI sarà la promozione del “ benessere delle varie classi sociali mediante l’educazione morale, fisica (sic ), intellettuale del popolo”;
il GOI deve incoraggiare ogni forma di associazionismo;
i massoni sono avversari di “ogni sorta di monopolio” e poiché le banche sono”monopolio di pochi privilegiati”, compito dei massoni è quello di promuovere, di favorire, la nascita di sistemi di credito fondiario e industriale “ per mettere il capitale alla portata delle classi operaie e più numerose”.
Giuseppe Mazzoni , pratese, già promotore delle manifestazioni del 1847 insieme a Piero Cironi e Atto Vannucci, volontario nella prima guerra dell’indipendenza, membro del governo democratico in Toscana, insieme a Francesco Domenico Guerrazzi e Giuseppe Montanelli, poi gran maestro negli anni dal 1870 al 1880, noto per la sua intransigenza morale, fino a guadagnarsi l’appellativo di “Catone di Toscana”, è – secondo la definizione di Luigi Lotti – un “repubblicano senza feticismi” ( 4 ) ,personalità rappresentativa di quei democratici che progressivamente sostengono l’opportunità di un accordo con la monarchia sabauda, la necessità di riconoscere come prioritarie le esigenze, politiche e civili, patriottiche unitarie, in nome delle quali sembrava doveroso sacrificare – almeno nei momenti decisivi del moto risorgimentale – le convinzioni di parte.
In un altro toscano, Giuseppe Dolfi, fornaio, abbiamo l’esempio di un promotore della partecipazione popolare; e insieme la lezione di un uomo che deliberatamente cercò il superamento delle divisioni ( da qui un suo graduale distacco da Mazzini ) per il raggiungimento dell’obbiettivo finale, l’unione nazionale. Dolfi fu, negli anni cinquanta in particolare, il prezioso alleato del grande Ferdinando Bartolommei, nobile animatore dell’opposizione al granduca di Lorena “restaurato “sul trono ( dopo il 1849, grazie alle baionette austriache ), promotore a Firenze della Società Nazionale , uomo di fiducia di Cavour, protagonista tra i primi della civile insurrezione del 1859 e della conseguente unione della Toscana al regno sabaudo. Pregio distintivo del Dolfi, , l’operatività: dalla prima presidenza della Fratellanza Artigiana , all’organizzazione dei volontari garibaldini,
da Castelpulci al meridione; fino al sostegno ai pittori macchiaioli , alla loro opera di rinnovamento del linguaggio artistico-pittorico , alla loro partecipazione alla vita politica prima, alla guerra dell’indipendenza poi.
Altro esponente di rilievo della massoneria fu Ettore Socci, giornalista prestigioso, volontario garibaldino,impegnato in proposte ed iniziative liberal-radicali : l’allargamento del diritto di voto ; l’emancipazione della donna ; la riduzione dell’orario di lavoro nelle fabbriche ; una separazione netta tra Stato e Chiesa. Repubblicano sempre, poi irredentista, Socci fu tra i fondatori della Dante Alighieri, la prestigiosa società benemerita della valorizzazione e della diffusione della lingua e della cultura italiana, che svolse un importante ruolo civile e culturale nel consolidamento identitario dell’Italia unita.
Ed è notevole, fra le tante, la figura di Adriano Lemmi, il “banchiere del Risorgimento”, commerciante di successo a Marsiglia, Malta, Costantinopoli, che dette una vera e propria lezione di altruismo e di patriottismo, mettendo le fortune, fatte da solo ,al servizio della causa italiana e della comunione massonica , finanziando patrioti come Carlo Pisacane, soccorrendo più volte alcuni prigionieri politici dello Stato pontificio.
Alla fine del secolo, la personalità meglio rappresentativa della partecipazione massonica alla vita della nuova nazione italiana sarà quella di Ernesto Nathan : erede diretto di Giuseppe Mazzini (che, nel 1872, nuore proprio nella casa della sorella, Giannetta Nathan Rosselli), Nathan diventerà il più celebre sindaco della capitale. Le sue battaglie caratteristiche furono quelle per il buongoverno, per il contenimento della spesa pubblica (tema sul quale arriverà a scontrarsi con Francesco Crispi primo ministro), contro la gestione “barbarica” dei manicomi dell’epoca, per la moltiplicazione delle scuole, per la promozione della cultura laica (celebre il suo discorso a Porta Pia, il 20 settembre 1910), per il riconoscimento dei diritti delle donne: “l’uomo e la donna – parole sue – siano le due note musicali che formano l’accordo umano, le due ali su cui l’essere si solleva sempre più alto, per legge di eterno progresso, nell’etere dell’infinito”.
La massoneria italiana – dunque – sceglie decisamente di sostenere l’indipendenza, l’unità, il consolidamento del nuovo Stato e si caratterizza – tra limiti, certo, incertezze, più d’una, ambizioni e contraddizioni – per alcune battaglie capaci di lasciare il segno nella vita della neonata nazione.
A Risorgimento appena compiuto e unità realizzata ( sia pure senza le terre irredente ), uno dei “doveri dell’uomo” – per dirla con Mazzini – che i dirigenti della nazione sentono come essenziale, prioritario, è quello della pubblica istruzione. Era necessario “ rendere seri e virtuosi – parole di Francesco Crispi – sette popoli decrepiti, viziati dal dispotismo ( 5 )
E la massoneria italiana – come associazione e con i suoi più noti esponenti – è in prima fila in questa “doverosa” operazione, arrivando – non da sola, certo, ma da protagonista, non c’è dubbio – a risultati che possono essere considerati uno dei suoi meriti storici. In un’Italia ancora agitata dalla sanguinosa guerra contro il brigantaggio, ancora divisa , nella partecipazione alla vita politica, dal “non expedit” pontificio, preoccupata dai cambiamenti sociali incalzanti in Europa ( già prima della Comune di Parigi del 1870 ) , la lotta all’analfabetismo, l’istruzione per i giovani e i meno giovani; di più, la formazione del cittadino; insomma, il “ fare gli Italiani “ dopo aver fatta l’Italia – secondo la nota formula attribuita a Massimo d’Azeglio – vengono sentiti come compiti inderogabili della classe dirigente.
Sarà un massone, Michele Coppino, ministro della pubblica istruzione del governo Depretis, che nel 1877, un anno dopo che la sinistra ( la sinistra storica ) sarà subentrata alla destra ( la destra storica ) alla guida del Paese, farà approvare dal Parlamento una legge per la pubblica istruzione che , a meno di venti anni di distanza dalla legge Casati, stabilirà l’obbligo della frequenza scolastica, gratuita, per tutti i fanciulli fino a nove anni, l’eliminazione del catechismo dalle materie obbligatorie, il carattere laico dell’insegnamento ( 6 ).
E’ la massoneria che promuove , organizza, finanzia, in tante città , una serie impressionante di iniziative filantropiche e anche di semplice beneficienza : nasceranno – soprattutto negli anni settanta e ottanta dell’ Ottocento – le “società pedagogiche” ; si pubblicheranno le collane editoriali rivolte all’educazione civile , alla formazione professionale; si apriranno – anche in piccole sale e con pochi volumi – le biblioteche popolari; si darà inizio ai corsi di studio delle scuole serali .
Tutte queste iniziative – una vera e propria opera di pedagogia nazionale – vengono realizzate, essenzialmente dalla borghesia , risorgimentale e post-risorgimentale, senza avere, e senza ricercare, alcun contributo dalla chiesa cattolica , che , per i primi trent’anni ed oltre dall’unità, resta in posizione di rigida ostilità allo Stato liberale , alla cui vita e alla cui crescita pure si dedicano non pochi cattolici , italiani per convinzione
e partecipazione .
Si tratta di una pedagogia – quella di cui abbiamo parlato – che è caratterizzata, nei contenuti, nella proposta, nel metodo, negli obbiettivi,
da una cultura e da una ideologia di derivazione illuministica, di carattere laico, di sapore,appunto, massonico. Significativo , e straordinario , è, da questo punto di vista, il contributo che, alla educazione e formazione dell’uomo e del cittadino, danno due “fratelli” celeberrimi : Carlo Lorenzini e Edmondo De Amicis ( 7 ) .
Il capolavoro di Collodi, “ il più bel libro della letteratura infantile italiana” secondo Benedetto Croce, uno dei “grandi libri della letteratura italiana” secondo Italo Cavino, esce nel 1883, con successo immediato e travolgente. In Pinocchio – nei dialoghi magistrali dell’indimenticabile quartetto burattino figlio, padre falegname, fata turchina, grillo parlante -emerge il contrasto tra il bene e il male, tra “una regola ordinata e operosa di vita e la tendenza all’evasione, alla dissipazione e all’inerzia”; protagonista è “ il libero arbitrio, lo sforzo individuale, il lavoro, segno distintivo del nuovo laicismo operoso su cui doveva fondarsi lo Stato italiano” ( 8 ). Non ci sono , nel libro, né chiese, né sacerdoti ; piuttosto la fiducia nelle capacità dell’uomo, “ che toglie ogni margine alla trascendenza, che sostituisce, fin dall’infanzia, Dio con le fate, il demonio con l’orco “ .Un capolavoro, quello di Collodi, “che servirà a guidare intere generazioni di italiani e costituirà, insieme a “Cuore”, il più saldo fondamento della pedagogia nazionale “ ( 9 ) . Sì, perché l’altro testo – fondamentale, comunque lo si valuti – è quello di De Amicis, Cuore, che , nei suoi vari aspetti, è quasi un “catechismo laico” . Con due grandi protagonisti : i maestri di scuola e l’esercito . “Il maestro – spiega ancora Spadolini – che prende il posto del prete, la scuola che si sovrappone al seminario, l’ospedale che si contrappone all’ospizio, il servizio militare che surroga la preparazione religiosa, la ginnastica che assume l’importanza degli antichi esercizi spirituali “ ( 10 ) .
Tra le vicende vissute negli anni post-unitari , ce n’è una , particolare e di particolare importanza, che meglio di altre fa capire quali fossero natura e obbiettivi della massoneria nella Itali appena unita e in parte ancora da unificare : la vicenda della cremazione, una “pratica” per la cui introduzione i “fratelli” si impegnano con tutte le energie. Ne parla un recente libro, di Maria Canella ( 11 ) , interessante in particolare per la storia degli anni dal 1822, quando – arso il corpo di Percy Shelley sulla spiaggia di Viareggio per opera dell’amico George Byron – la cremazione divenne un rito laico, a quelli di fine secolo , quando la pratica crematoria fu ufficialmente riconosciuta, fino alla metà del Novecento, quando cessò ogni opposizione anche da parte del Vaticano ( 12 ).
Due erano le ragioni dei cremazionisti : la prima, di carattere igienico-sanitario, originata dal secolare problema dell’inesistente controllo sulle pratiche di inumazione e sui pericoli conseguenti di decomposizione dei corpi; la seconda, di tipo evidentemente ideologico, cioè la rivendicazione di una possibilità, di un diritto, e la contrapposizione alla chiesa cattolica, che continuava a dichiarare “empia” ogni azione contro il corpo umano, destinato a risorgere insieme all’anima nel momento del giudizio universale, e che vedeva nella cremazione sostenuta dalla massoneria una offesa diretta alla chiesa stessa. L’approvazione definitiva del Parlamento avvenne con la votazione della legge sulla tutela dell’igiene e della sanità pubblica nel dicembre 1888, con il governo Crispi, appunto, mentre alcuni anni prima, nel 1876, divenuto ministro dell’Interno Giovanni Nicotera, della sinistra costituzionale, era stata autorizzata la costruzione a Milano del primo forno crematorio in Italia ( precedentemente aveva fatto notizia la cerimonia funebre fiorentina del principe indiano ).
Curioso, nella storia, ricordare il fatto che Garibaldi, coerentemente, avesse lasciato disposizione di essere cremato e che proprio Crispi, capo del governo, massone come l’eroe, si fosse opposto.
Già: Giuseppe Garibaldi, massone fin da giovane, e fin da giovane anticlericale, ma non ateo ( anzi ! ), è eletto gran maestro della massoneria italiana al congresso di Firenze del 1864 ( 13 ). Repubblicano, mazziniano, ma prima, sempre, italiano ; leale fino al punto di riconoscere meriti e qualità del re Vittorio Emanuele II di Savoia, con il quale coltivò – per lo più ricambiato – un’intesa personale feconda, prima e dopo Teano, prima e dopo Aspromonte. Evidenziò deliberatamente la sua appartenenza massonica . In particolare negli anni sessanta, dopo l’impresa, proprio sulla massoneria cercò di far leva per il conseguimento degli obbiettivi patriottici: la liberazione di Roma e di Venezia ; il completamento dell’unità della penisola. Quello di Garibaldi fu un progetto politico dichiarato, anche se solo in parte realizzato : organizzare un raggruppamento della democrazia italiana, nel quale i vari gruppi e movimenti di opposizione mettessero da parte divisioni, veti, incomprensioni, per riconoscersi ed unirsi nel comune denominatore del laicismo, quel laicismo che significava rivendicare l’essenza del Risorgimento. E per realizzare obbiettivi politici e civili significativi: l’istruzione obbligatoria, laica e gratuita; il suffragio universale; l’abolizione della pena di morte; l’adozione della pratica della cremazione; l’emancipazione femminile.
Uomo, anche lui, Garibaldi, come gli altri , patrioti, massoni e non, che con lui condivisero, o meno, ideali, obbiettivi, speranze, entusiasmi , delusioni. Eroe ? Certo, per molti aspetti. Ma , prima di tutto, uno dei protagonisti del nostro Risorgimento, uomini e cittadini( con tutti i loro naturali pregi e limiti ) , ai quali civilmente dobbiamo stima e gratitudine, studio e riconoscenza.
Adalberto Scarlino
novembre 2010
NOTE :
( 1 ) Oreste Dito, Carboneria e altre società segrete nella storia del Risorgimento italiano, Società Tipografico-Editrice Nazionale, Torino-Roma, 1905 ; Giuseppe Leti, Carboneria e Massoneria nel Risorgimento italiano, saggio di critica storica, Libreria Editrice Moderna, Genova, 1925;
Alessandro Luzio, La Massoneria e il Risorgimento italiano, Zanichelli, Bologna, 1925.
( 2 ) Santi Fedele, La Massoneria nel “lungo Risorgimento “, in Hiram, n.4, anno 2009.
( 3 ) Fulvio Conti, Storia della Massoneria italiana dal Risorgimento al fascismo, Il Mulino, Bologna, 2003, cap. I .
( 4 ) in Giacomo Adami, Giuseppe Mazzoni, un maestro di libertà,Azienda Autonoma di Turismo di Prato, Tipografia Giuntina, Firenze, 1979.
( 5 ) Francesco Crispi, discorso del 4 marzo 1866.
( 6 ) Per conoscere l’azione educativa sviluppata e l’influenza esercitata dalla Libera Muratoria sulla politica scolastica dello Stato liberale dagli anni sessanta alla fine dell’Ottocento, e oltre, è essenziale leggere l’esemplare ricerca condotta da Tina Tomasi, già ordinaria di pedagogia all’ Università di Firenze, che certifica e descrive – tra l’altro – la folta presenza di alti dignitari della Massoneria ai vertici del ministero della pubblica istruzione, tra i parlamentari, i docenti universitari, gli insegnanti di scuola media superiore e inferiore. Tina Tomasi, Massoneria e scuola, dall’Unità ai nostri giorni, Vallecchi, Firenze, 1980.
( 7 ) Sulla appartenenza di Carlo Lorenzini, il Collodi, alla Massoneria, cfr. Fernando Tempesti, introduzione e commento critico a “Pinocchio”, Feltrinelli, Milano, 1993. L’iscrizione di Edmondo De Amicis è certificata al “piedilista” nel registro della loggia all’Oriente di Imperia.
( 8 ) Giovanni Spadolini, Collodi, in Gli uomini che fecero l’Italia, Longanesi, Milano, 1993.
( 9 ) Giovanni Spadolini, De Amicis, ibidem.
( 10 ) Giovanni Spadolini, ibidem.
( 11 ) Maria Canella, Paesaggi della morte. Riti, sepolture e luoghi funerari fra Settecento e Novecento, Carocci editore, 2010.
( 12 ) decreto del Santo Uffizio, 8 maggio 1963.
( 13 ) Vedi il saggio di Zeffiro Ciuffoletti, in Garibaldi innamorato, la figura dell’eroe e il garibaldinismo in Toscana, a cura di Alessandra Frontani e Chiara Pasquinelli, Polistampa, Firenze, 2009.