È l’opera della letteratura italiana più diffusa al mondo per numero di edizioni e lingue in cui è stata tradotta. Il manoscritto originale è un mistero ancora irrisolto, mai ritrovato ma riprodotto in centinaia di copie di cui si sono salvati soltanto diciannove codici manoscritti . La sua fortuna ne ha trasformato l’autore in un protagonista dell’immaginario collettivo che incarna la capacità di conquistare il potere con scaltrezza e perfidia e ha fatto del libro il manuale per antonomasia dei tiranni o, al contempo, il riferimento letterario della libertà dei popoli. La leggenda vuole, e non è un caso, che fosse l’unico libro sempre presente sulla scarna scrivania di Stalin.
De Principatibus, Il Principe di Niccolò Machiavelli, compie 500 anni. E l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani lo celebra in grande stile con un progetto di ampio respiro che nasce dalla volontà del suo presidente Giuliano Amato e si declina nella pubblicazione dei due volumi dell’Enciclopedia Machiavelliana che vedrà la luce nel 2015, in una edizione critica che mette in relazione tutti codici sopravvissuti, oltre che nella straordinaria mostra Niccolò Machiavelli. Il Principe e il suo tempo, 1513-2013 in programma al Vittoriano dall’ultima settimana di aprile.
Tre sezioni, migliaia di edizioni storiche e moderne anche prestigiosissime e ancor più costose, opere d’arte, tra cui il Girolamo Savonarola dal Museo Civico di Como, e ricostruzioni, ma anche oggettistica, giochi di ruolo, videogame e fumetti. Il mondo di Machiavelli sarà in scena attraverso la puntale e chirurgica ricostruzione ideata dai due curatori, il direttore del Museo del Risorgimento Marco Pizzo e il professore Alessandro Campi collezionista appassionato delle più improbabili traduzioni: sua l’edizione in afrikaner scovata in una minuscola libreria di Città del Capo.
«Una mostra che vuole affrontare un tema di straordinaria importanza nel più totale rispetto del rigore scientifico ma avvalendosi delle più moderne tecniche di comunicazione multimediale per permettere ai visitatori di addentrarsi nel percorso in maniera assolutamente emozionale», spiega Alessandro Nicosia che ha impacchettato l’esposizione, in collaborazione con Aspen e il sostegno di Eni, con la sua Comunicare Organizzando. La mostra proseguirà poi il suo cammino a New York, a settembre, per l’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti.
Vastissimo il numero degli esemplari del Principe in mostra: dalle centinaia di edizioni storiche custodite da anonimi proprietari, a quelle moderne in tutte le lingue, tra cui il sardo, il catalano, il finlandese e il giapponese, fino alle declinazioni letterarie che trasformarono il testo ora in prontuario di istruzione militare apprezzat0 dalle accademie, ora in manuale destinato a manager e direttori d’azienda affamati di tecniche per la conquista.
Non mancherà l’oggettistica militare, in prestito dall’Armeria Odescalchi, e l’esposizione di una collezione filatelica che presenta tra i suoi pezzi più curiosi un francobollo emesso in Angola. Testimonianza di una fama ben al di là di ogni più rosea previsione dello stesso autore. Il suo opuscolo, così lo definiva, non vide infatti la luce se non dopo la sua morte: era il 1532 e da quel giorno «il fine giustifica i mezzi» non è più scomparso dal patrimonio letterario.
Dal giornale Il Mattino del 2 marzo