Sagrato (ant. o letter. sacrato) s. m. [lat. sacratum, propr. «consacrato», part. pass. neutro di sacrare «consacrare»]. Spazio consacrato davanti all’entrata principale di una chiesa (in genere separato dalle aree pubbliche circostanti mediante soluzioni architettoniche varie, come cancellate, gradinate, balaustre esim.), che anticamente godeva del privilegio di asilo e di immunità, e in cui, fino al sec. 19°, si seppellivano i morti. (Vocabolario Treccani)
Venerdì 25 giugno a Firenze c’è stata la prima di una serie di iniziative estive serali sul sagrato della chiesa di Santo Spirito: alle 21 e 30 l’Orchestra da Camera Fiorentina diretta dal maestro Giuseppe Lanzetta ha eseguito La Traviata di Giuseppe Verdi.
Il Comune si propone così di contrastare la movida selvaggia e il mancato rispetto degli spazi nel segno della cultura e dello sport. Per una sera le note della musica lirica hanno risuonato nella bella piazza di Santo Spirito, con un pubblico compostamente seduto e in silenzio e con i residenti che hanno potuto godere una notte estiva senza gli schiamazzi e il rumore assordante causato dalla movida sia prima che dopo il coprifuoco. È apprezzabile, ma non sufficiente, il tentativo dell’amministrazione di porre un freno, con proposte culturali di alto livello, alla mala educazione di tanti giovani, che rivendicano invece la libertà di trasgredire le regole della convivenza civile bivaccando nelle piazze cittadine, consumando alcool insieme a musica assordante e violando sistematicamente il diritto, riconosciuto dalla Costituzione, al riposo e alla salute dei residenti.
Infatti il rispetto delle regole della convivenza civile si realizza sì con “l’educazione alla bellezza dell’arte e della musica”, come ha dichiarato più volte il sindaco Nardella, ma anche reprimendo fermamente comportamenti talora eversivi dell’ordine pubblico. La marginalità sociale, non solo giovanile, si affronta sicuramente rimuovendo nel tempo le cause con investimenti nella scuola e nella formazione culturale, senza però che venga meno l’autorità delle istituzioni, dal Comune alle Regioni e allo Stato, nel far rispettare diritti e doveri.
Le piazze e i sagrati delle chiese devono poi essere di necessità, salvo che in particolari occasioni, spazi per il divertimento del popolo della notte? Restando nell’ambito fiorentino, solo nell’Ottocento le piazze dei vari ordini conventuali, che nel medioevo avevano edificato nuovi quartieri cittadini (i francescani a Santa Croce, i domenicani a Santa Maria Novella, gli agostiniani a Santo Spirito ecc…) sono diventate spazi pubblici; e la realizzazione di monumenti celebrativi ai protagonisti della rinascita politica e culturale italiana, a partire dal monumento a Dante in piazza Sana Croce, ne hanno confermato il ruolo civile e laico, non certo quello di ospitare lo sballo della movida.
Basilica di Santa Maria Maggiore Roma
Oggi solo il sagrato resta di stretta pertinenza della chiesa e dei fedeli che la frequentano; e le gradinate e le cancellate, come quelle di Santa Maria Maggiore a Roma o della chiesa del Cestello a Firenze, ne riaffermano la separazione simbolica e concreta dalla piazza antistante. Perciò non è lecito occuparne gli spazi né con concerti o eventi teatrali, tantomeno con i bivacchi e le bevute di gruppi di giovani.
La notte le piazze fiorentine devono quindi tornare a essere silenziose come nel passato, con la chiusura dei locali a mezzanotte e con lo spostamento del divertimento di massa in zone non residenziali, garantendo così il diritto di dormire in pace alla maggior parte dei cittadini.
Piazza Santo Spirito fine secolo XIX
Gli strumenti attuali della pianificazione urbanistica già prevedono la suddivisione della città secondo le diverse destinazioni d’uso: le zone residenziali e dei servizi, il verde pubblico, le infrastrutture e le aree produttive; perché non possono prevedere anche le zone per il popolo della notte e della movida?
Giuseppe Poggi, l’architetto di Firenze Capitale, non solo progettò una città moderna con nuovi quartieri residenziali, spaziose infrastrutture come i Lungarni e i viali di circonvallazione, spazi di verde pubblico, ma anche, fuori del centro urbano, un parco divertimenti sul viale dei Colli. Con tanto di giostre, salone per i concerti, caffè chantant, bazar all’orientale, teatro, birreria, trattoria, tiro al bersaglio cosiddetto “alla Flobert” e non ultimo un gasometro per l’illuminazione dello stabilimento. Si chiamava “Tivoli”, come i grandi giardini parigini e come l’omonimo parco di Copenaghen. Progettato nel 1874, durò solo due anni per una pessima gestione economica e per il trasferimento della capitale da Firenze a Roma.
Sergio Casprini
Giardino Tivoli sul viale dei Colli