Caro Direttore, ho molto apprezzato l’editoriale che hai pubblicato sul sito del Comitato per il mese di dicembre. Ancora più apprezzabile è l’aver preso posizione su quanto sta accadendo nel mondo degli studi e della cultura dopo i fatti del 7 ottobre 2023, anche a Firenze purtroppo. Intendiamoci: la guerra è sempre un disvalore, ma pensare di bloccarla prendendo posizione per uno dei contendenti e condannando l’altro senza approfondire la sua storia, il suo percorso, il suo contributo all’interno della nostra civiltà, è quanto mai fuorviante. Hai messo giustamente in evidenza il comportamento degli studenti dell’Università di Pisa, tanto diverso – ahimè – dai loro compagni che andarono a combattere come volontari con i loro professori durante la I guerra d’indipendenza. Ora si pretenderebbe di interrompere le relazioni accademiche con le università e i centri di ricerca israeliani sia come forma di condanna di Israele sia come forma di sostegno alla causa palestinese che avrebbe bisogno di una classe dirigente illuminata, non di terrorismo. Il mondo degli studi e della ricerca da sempre, nella nostra civiltà, ha perseguito il dialogo, il confronto anche fra appartenenti a contesti politici e culturali diversi. Vorrei ricordare che nel ‘700 i philosophes continuarono a mantenere rapporti epistolari nonostante le guerre, che non furono poche, perché si riconoscevano tutti nella Repubblica delle Lettere. In un mondo come il nostro, in cui i rapporti e gli intrecci tra situazioni economiche e scientifiche, come la recente pandemia ci ha dimostrato, sono sempre meno districabili, l’interruzione dei contatti e delle collaborazioni non è solo inutile, è controproducente per chi decidesse di farlo. Quale soluzione trovare? Sospendiamo tutto? Con quale vantaggio? Vogliamo dimenticare l’attività degli istituti israeliani di archeologia, di robotica che collaborano con l’Università di Firenze, le intese nel settore Agri-tech, in quello medico, in quello della desalinizzazione? E che dire degli accordi nel settore linguistico-letterario che sono straordinariamente edificanti?
Il 29 novembre 1947 la risoluzione 181 dell’ONU decideva la divisione della Palestina mandataria in due Stati, soluzione che ora in tanti invocano ma non si è mai concretizzata: un solo stato si costituì, Israele, e fu riconosciuto dalla comunità internazionale, in primis dall’URSS, mentre gli stati arabi gli mossero guerra.
Evidentemente molti giovani italiani e alcuni loro professori ignorano le pagine di storia su questo argomento, come hanno dimostrato i loro slogan volgarmente gridati nelle piazze, nelle aule universitarie e trasferiti nei loro scritti, carichi di menzogne, dopo il 7 ottobre. Forse nel questionario recentemente promosso dall’Istituto Cattaneo, questo avrebbe dovuto costituire l’introduzione, il tema primario da cui partire: verificare i vuoti conoscitivi in merito alla storia internazionale relativa al periodo che va dalla Prima Guerra Mondiale al 1948, per poi proseguire fino ad oggi.
A me pare che più che dalla ragione certe scelte come quella di sospendere i rapporti di collaborazione e di scambio con le istituzioni accademiche e di ricerca siano ispirate da sentimenti ancestrali sedimentati nell’inconscio collettivo, che neppure le tragedie dei secoli scorsi hanno insegnato a controllare, e l’antisemitismo è uno di questi.
Nella speranza che la ragione riprenda il sopravvento ti ringrazio per l’ospitalità
Alessandra Campagnano