LETTERE al Corriere della Sera 10 febbraio 2022
Caro Aldo,
il Giorno del Ricordo è stato istituito per conservare e rinnovare la memoria di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati. Il Confine Orientale è argomento che non buca il video, e francamente ritengo improprio ricorrere sempre agli spregevoli delitti delle foibe o alla straziante vicenda di Norma Cossetto per creare interesse sull’argomento. Chiediamo che il Paese ricordi con serietà e orgoglio i suoi 350.000 figli estirpati dalle loro terre e dimenticati per decenni, cosa mai verificatasi altrove nel mondo per le minoranze nazionali disperse. Toni Concina Presidente dell’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo, Sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio
Caro Toni, Grazie per le sue parole. In effetti l’esodo di istriani, dalmati, giuliani dopo la Seconda guerra mondiale è oggetto di una enorme rimozione. I nostri giovani — e non soltanto loro — non ne sanno assolutamente nulla. Mi chiedo come questo possa essere accaduto. Forse perché era una storia da cui nessuna fazione politica poteva lucrare vantaggi; semmai doveva riconoscere vergogne. All’origine di quella tragedia ci fu la disastrosa guerra voluta dal regime fascista, con il corollario delle atrocità commesse nell’occupazione della Jugoslavia. Ma a costringere gli italiani alla fuga furono i partigiani comunisti titini; e spesso gli esuli furono accolti con freddezza, per usare un eufemismo. L’Italia democristiana aveva soprattutto voglia di girare pagina.
Ora il Giorno del Ricordo viene spesso messo in contrapposizione con la Giornata della Memoria (istituita da una legge che dovrebbe portare il nome della personalità che si è battuta per farla approvare, Furio Colombo). Ma è una contrapposizione artificiosa e falsa. Non esistono ricorrenze di destra e ricorrenze di sinistra. Non si tratta di relativizzare o fare confronti. Non esistono memorie condivise; di memoria ognuno ha la sua, e non la può cambiare. Esistono sofferenze che vanno rispettate.
Rendiamo idealmente omaggio ai resti di Nazario Sauro, che era di Capodistria, diede la vita per l’Italia nella Grande Guerra, lasciò una lettera piena di dignità prima di salire sul patibolo austriaco, fu portato a spalla dagli esuli istriani e ora riposa al Lido di Venezia, la capitale morale di quella patria adriatica oggi perduta. Aldo Cazzullo
Monumento a Nazario Sauro Molo dei Bersaglieri Trieste