si trova in un edificio monumentale sul Lungarno di Firenze all’altezza della piazza dei Cavalleggeri nel quartiere di Santa Croce. È una delle più importanti biblioteche europee e la più grande tra le biblioteche italiane e, insieme alla Biblioteca di Roma, svolge le funzioni di biblioteca nazionale centrale.
Possiede infatti circa 6.000.000 volumi a stampa, 2.689.672 opuscoli, 25.000 manoscritti, 4.000 incunaboli, 29.000 edizioni del XVI secolo e oltre 1.000.000 di autografi, e conta 599.970 opere consultate all’anno 2009.
Le scaffalature dei depositi librari coprono attualmente 120 km lineari, con un incremento annuo di 1 km e 475 metri.
Il nucleo originario della biblioteca proviene dalle collezioni di Antonio Magliabechi, costituite da circa 30.000 volumi devoluti integralmente, secondo il lascito testamentario del 1714, “a beneficio universale della città di Firenze“.
Il governo granducale, per incrementare la nascente Biblioteca, stabilì nel 1737 che vi fosse depositato un esemplare di ciascuna delle opere stampate a Firenze e in seguito, dal 1743, in tutto il territorio del Granducato di Toscana.
La prima apertura al pubblico risale al 1747, con il nome di Biblioteca Magliabechiana. Negli anni successivi fu arricchita da numerosi lasciti e donazioni, a cui si aggiunsero nel tempo le librerie degli ordini e corporazioni religiose soppresse a partire dagli anni ’70 del Settecento con un culmine con la riforma napoleonica del 1808.
Nel 1861 la Magliabechiana venne unificata con la Biblioteca Palatina, cioè “di palazzo”, creata dai Lorena, che ereditarono il titolo granducale ed il governo della città dopo l’estinzione dei discendenti dei Medici. Questa raccolta libraria era stata costituita da Ferdinando III di Toscana e continuata dal suo successore Leopoldo II. In seguito alla fusione la biblioteca assunse il nome di Biblioteca Nazionale e dal 1885 anche l’appellativo di Centrale. Dal 1870 riceve per diritto di stampa una copia di tutto quello che viene pubblicato in Italia.
Con l’alluvione di Firenze del 1966 la biblioteca divenne il triste simbolo nel mondo, assieme al Crocifisso di Cimabue del vicino convento di santa Croce, dei danni irreparabili inflitti al patrimonio culturale della città dalla catastrofe naturale.
La sua vicinanza al fiume fece sì che venisse completamente inondata fino a sei metri di altezza, in particolare furono allagati i depositi sotterranei dove venivano conservati i nuclei più preziosi della biblioteca. I gravissimi danni, in particolare all’intera emeroteca, alla preziosa raccolta delle Miscellanee, al fondo Magliabechiano, al fondo Palatino e a numerose altre raccolte, nonché a tutti i cataloghi a schede e a volume, all’apparato bibliografico delle sale di lettura e agli arredi, furono in parte arginati dal tempestivo aiuto dei cosiddetti Angeli del Fango, un esercito di volontari provenienti da tutto il mondo che lavorò instancabilmente, nel freddo di novembre e in condizioni precarie senza corrente elettrica, per salvare il salvabile, recuperando i libri e mettendoli temporaneamente al sicuro in attesa di un possibile restauro.
Una parte rilevante dei fondi danneggiati è stata così recuperata ad opera del Centro di restauro creato per l’occasione, ma una parte consistente del patrimonio librario è andata definitivamente distrutta.
Originariamente la Biblioteca aveva sede, come tutti gli uffici pubblici dell’amministrazione granducale, nei locali del complesso degli Uffizi; nel 1935 fu trasferita nella sua sede attuale, costruita, a partire dal 1911, su progetto dell’architetto Cesare Bazzani, successivamente ampliato dall’architetto Vincenzo Mazzei. La costruzione del complesso, uno dei rari esempi di edilizia bibliotecaria, impiegò le energie cittadine di tutto il primo trentennio del Novecento, dal 1911, con l’interruzione dovuta alla Prima guerra mondiale.
Il luogo scelto per la costruzione era una superficie di 10.000 metri quadrati, occupata all’epoca dalla caserma dei Cavalleggeri e compresa tra il complesso di Santa Croce, il fiume Arno e delimitata a sud dal corso dei Tintori, una dislocazione che si rivelerà tristemente sbagliata in occasione dell’alluvione di Firenze. La prima parte ad essere completata (1929) fu quella della “Tribuna dantesca e galileiana” posta in angolo quindi una parte più monumentale che funzionale, mentre le sale di lettura erano provvisoriamente collocate nel locale della libreria dell’ex convento di Santa Croce.
Il complesso fu inaugurato dal re Vittorio Emanuele III il 30 ottobre del 1935; nello stesso giorno fu pure inaugurata la Stazione di Santa Maria Novella su progetto del Gruppo Toscano guidato dall’architetto Michelucci: da una parte un edificio, la biblioteca, che si richiamava agli stilemi storicisti dell’architettura ottocentesca, dall’altra parte, la stazione, un’opera moderna, degna di stare accanto ai capolavori dell’architettura europea di quegli anni.
All’inaugurazione della nuova biblioteca furono notate alcune carenze riguardo ad alcune funzioni, come gli uffici per il personale o una sede per la sezione rari ed incunaboli, anche a causa della mancata realizzazione di un secondo corpo, previsto nel progetto Bazzani.
Tale porzione fu realizzata solo nel 1962 su progetto dell’architetto Mazzei, saldando l’ala ovest dell’edificio con il complesso del chiostro di Santa Croce. Altre parti del progetto originario non furono mai realizzate, per le critiche all’architettura della facciata ed anche per motivi economici, come l’ampia piazza davanti alla facciata e prospiciente l’Arno, per la quale erano state scolpite le due statue di Dante e Galileo che oggi sono incassate nelle due torrette in cima alla facciata; inoltre si eliminò un attico previsto sulla facciata e tre dei sei magazzini previsti; l’ala nord-ovest avrebbe dovuto avere una facciata simile a quella sull’Arno, ma non fu mai realizzata. L’edificio monumentale, in stile eclettico con qualche accenno Liberty, fu molto criticato, soprattutto per la facciata con le torrette che, al pari dei discussi campanili di San Pietro di Bernini, furono soprannominate “le orecchie dell’architetto”.
Gli spazi interni sono organizzati secondo due assi che si incrociano nell’ampia e monumentale sala di distribuzione: quello parallelo al fiume con gli uffici, le sale per i periodici e le sale di lettura, di distribuzione e dei cataloghi, e quello che dal portico d’ingresso porta sul retro dove ci sono i magazzini librari. L’impianto fortemente classicheggiante presenta numerosi archi e colonne ed uno scalone monumentale. Il salone di lettura, a pianta rettangolare, è caratterizzato da arcate sorrette da colonne con capitelli ionici.
La Biblioteca è aperta dal lunedì al venerdì dalle 8,15 alle 19; il sabato dalle 8,15 alle 13,30