…la Chiesa non deve forse cambiare? Non deve forse, nei suoi uffici e nelle sue strutture, adattarsi al tempo presente, per raggiungere le persone di oggi che sono alla ricerca e in dubbio…
Antonio Rosmini (Le Piaghe della Chiesa 1838)
Martedì 20 settembre a Firenze in occasione della ricorrenza della Breccia di Porta Pia e dei 150 anni dell’Unità d’Italia si è tenuta una manifestazione, promossa dal Circolo Piero Gobetti, dalla Fondazione Ernesto Rossi-Gaetano Salvemini e dal Comitato Fiorentino per il Risorgimento presso l’Obelisco ai Caduti di Piazza dell’Unità d’Italia, con il patrocinio dell’amministrazione comunale e con la presenza di esponenti del parlamento italiano e della Regione toscana.
La manifestazione, molto partecipata, è stata l’occasione per ricordare con orgoglio un momento molto significativo nella costruzione dell’Unità e dell’indipendenza della nostra Patria, ma ha anche riproposto il pregiudizio storico di chiusura e contrapposizione nei confronti delle gerarchie cattoliche, come se fossimo ancora ai tempi di Pio IX, del Sillabo e del Papa re.
Un pregiudizi giustificato dalle posizioni ancora integraliste di alcuni settori del mondo della chiesa, da una pubblicistica antirisorgimentale di alcuni scrittori cattolici, dall’ingerenza da parte delle gerarchie del Vaticano nelle questioni bioetiche di pertinenza del Parlamento e last but not least dalla presenza di norme concordatarie troppo filo ecclesiastiche.
Negli ultimi anni però molti esponenti delle gerarchie cattoliche hanno dato un giudizio positivo sul Risorgimento italiano, rivedendo le precedenti posizioni negazionistiche, ritrovandosi spesso in sintonia con il presidente Napolitano in questa sua meritoria promozione dei valori , degli ideali, dei sentimenti patriottici.
L’anno scorso il cardinale Bertone ha presenziato a Roma alla celebrazione del 20 settembre a Porta Pia, sconfessando di fatto gli oltranzisti cattolici che ogni anno nella stessa data commemorano le guardie svizzere, morte nella battaglia di Porta Pia.
E in questi giorni nella sua prolusione alla riunione della CEI il cardinale Bagnasco ha avuto parole di speranza patriottica, quando ha detto che…l’Italia ha una missione da compiere, l’ha avuta nel passato e l’ha per il futuro. Non deve autodenigrarsi! Bisogna dunque reagire con freschezza di visione e nuovo entusiasmo, senza il quale è difficile rilanciare qualunque crescita, perseguire qualunque sviluppo…
Va quindi apprezzato il nuovo atteggiamento della chiesa di Roma rispetto al nostro Risorgimento e, pur non negando le resistenze residue ed i tempi lunghi di questo processo di avvicinamento e di confronto tra laici e cattolici, il Comitato Fiorentino per il Risorgimento dovrebbe cogliere tutte le occasioni possibili per un dialogo costruttivo con gli esponenti della comunità cattolica fiorentina nella convinzione che lo stesso Cavour, cattolico e liberale, oggi avrebbe minori difficoltà a perseguire l’obiettivo di libera Chiesa in libero Stato.