Taverna della Catena dove si incontrarono Garibaldi e Vittorio Emanuele II al centro di liti tra eredi e Comune
Sergio Rizzo Corriere della Sera 27 marzo
In un Paese dalla memoria fin troppo corta, quello che sta accadendo a uno dei più importanti luoghi della nostra storia dovrebbe farci tutti arrossire. Il posto si chiama Taverna della Catena ed è una anonima casona di tre piani nel Comune di Vairano Patenora, in provincia di Caserta, sulla strada che porta in Molise. Lo Stato unitario, un giorno d’autunno di 153 anni fa, ha emesso proprio lì i primi vagiti. Il 26 ottobre 1860 davanti alla Taverna della Catena si incontrarono infatti Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, come un paio d’anni fa ha riconosciuto anche l’enciclopedia Treccani: mettendo così un punto fermo nella contesa storica che da decenni oppone il comune di Vairano a quello limitrofo di Teano, entrambi ostinati nel rivendicare la primogenitura dell’incontro. Non l’unica diatriba. Perché ce n’è una più importante delle questioni di campanile.
L’Amministrazione Comunale – È quella che oppone ormai da quarant’anni all’amministrazione comunale i proprietari dell’immobile, ormai in stato di abbandono con una parte pericolante per cui i vigili del fuoco hanno chiesto a fine febbraio di «avviare opere di riparazione della struttura» a causa della sicurezza. L’ultimo capitolo è di pochi giorni fa, quando è partito l’ennesimo ricorso al Tar. I proprietari contestano ora la decisione di requisire l’ultimo piano della Taverna presa dal Comune a novembre dello scorso anno.
Si tratta di un piano abusivo realizzato a partire dal 1975, in barba al vincolo decretato anni prima dal ministero dell’Istruzione (il ministero dei Beni culturali non esisteva ancora) proprio per la sua importanza storica.
LA Faccenda – Da allora la faccenda si trascina fra divieti comunali e nulla osta della Soprintendenza di Caserta per dieci anni, finché nel 1985 arriva il condono edilizio. La cosa potrebbe chiudersi lì, se l’assessore ai Lavori pubblici Salvatore Cerbo non respingesse la domanda di sanatoria. Ma ecco di nuovo la Soprintendenza di Caserta dire sorprendentemente sì al condono. Il Comune allora fa ricorso al Tar, dove però la pratica finisce nel congelatore per 17 anni. E la prescrizione sarebbe l’esito scontato se un bel giorno del 2004 la causa non riemergesse dall’ibernazione. I giudici annullano la decisione
della Soprintendenza casertana, stabilendo che il condono è inapplicabile. Neanche la sentenza del Tar, tuttavia, serve a smuovere le acque. Il piano abusivo dovrebbe essere abbattuto, ma la cosa non si presenta nemmeno tecnicamente agevole. Passano così altri cinque anni e nel 2010 la Regione Campania intima al Comune di procedere. Stavolta sono i proprietari a innescare un ricorso al Tribunale amministrativo, ma non c’è nulla da fare.
Le Celebrazioni – Intanto partono le celebrazioni dei 150 dell’Unità d’Italia e c’è chi spera che la ricorrenza possa restituire finalmente a quel luogo la dignità che merita. Purtroppo però la Taverna della Catena resta nel dimenticatoio. A Vairano qualcuno sospetta che ci sia lo zampino dei cugini di Teano. Le speranze si riaccendono un anno fa quando il sottosegretario alla Presidenza Paolo Peluffo, che aveva gestito le iniziative pubbliche per i 150 anni propone di trasformare quell’immobile nel museo sul ruolo del Mezzogiorno nello Stato Unitario. E contemporaneamente il governatore della Campania si impegna a trovare i soldi. Per fare il Museo bisogna rilevare la Taverna, e servono denari che il Comune non ha. La vicenda sembra aver preso la piega giusta. Anche perché il nuovo ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, non si mostra insensibile.
Le Lentezze– Le cose però continuano a procedere con lentezza. Dalla Regione nessun segnale. E dal ministero niente più che una lettera con la quale Bray il 7 febbraio scorso, pochi giorni prima di fare le valige, scrive al sindaco eletto nel frattempo, Bartolomeo Cantelmo, di aver «interessato della questione i competenti uffici al fine di acquisire gli elementi necessari per svolgere un’attenta valutazione in ordine alle possibili iniziative da intraprendere per la valorizzazione del suddetto edificio». Nel tentativo di sbloccare questa situazione assurda il Comune ha deliberato, il 29 novembre 2013, la requisizione del piano abusivo, sfida che provoca una nuova alluvione di carte bollate. Con il rischio che adesso ricominci il Calvario. Ironia della sorte vuole che fra i proprietari della Taverna della Catena figuri anche l’assessore ai Beni storici della rivale Teano, Gemma Tizzano.