Agli esordi degli anni Trenta il Monopolio di Stato decise di costruire una nuova e unica sede per la Manifattura Tabacchi, data la vetustà, l’inadeguatezza e la dispersione dei due impianti dell’ex convento di Sant’Orsola (lavorazione del tabacco) e della sconsacrata chiesa di San Pancrazio (lavorazioni di maggior pregio). Il progetto prevedeva la realizzazione di un impianto di notevole dimensione e articolazione: su una superficie di oltre 6 ettari, i vari corpi di fabbrica occuparono 22.200 m². di superficie, tra uffici, magazzini ed officine e disponevano complessivamente una cubatura di 410.000 m³.
La Manifattura chiuse definitivamente il 16 marzo 2001.
Dubbia è la paternità dell’opera: se un quotidiano dell’epoca suggerisce quella, senz’altro attendibile, dei tecnici del Monopolio, non specifica tuttavia le figure professionali di tali progettisti. Lo storico dell’architettura Mauro Cozzi in una pubblicazione del 1994 , ricordando come alcuni degli esecutivi siano firmati dall’ingegner Alessandro Nistri, ipotizza un qualche coinvolgimento dell’ingegner Nervi, titolare peraltro dell’impresa costruttrice.
Il complesso della Manifattura occupa un intero isolato, compreso tra il torrente Mugnone a nord e il fosso Macinante e la ferrovia a sud e situato in prossimità del parco delle Cascine. Assieme all’edificio del dopolavoro (oggi Teatro Puccini), situato a mo’ di prua all’angolo nord orientale del lotto, il corpo principale della Manifattura costituisce una dominanza architettonica in un ambiente urbano privo di emergenze e caratterizzato da un tessuto eterogeneo definitosi a partire dai primi del Novecento.
Il complesso è caratterizzato da una serie di edifici a planimetria e volumetria compatte, connotati da uno stile razionalista. Il corpo della direzione e degli uffici, interamente rivestito in travertino ed arretrato rispetto all’asse parallelo della via Cascine tramite la frapposizione di un giardinetto con muro di cinta, presenta un ampio fronte ad esedra, su due piani fuori terra, dal quale risalta un corpo centrale, lievemente più alto rispetto alle ali laterali, tripartito da grandi aperture architravate, con portali al piano terra e ampie finestre al piano superiore: la balaustra è costituita da tre pannelli in travertino a bassorilievo raffiguranti le fasi della lavorazione del tabacco.Al piano terra sono situati gli uffici e le sale di maternità; a quello superiore la direzione e l’alloggio per il direttore.
L’edificio invece lungo l’asse nord sud, a pianta rettangolare e volumetria compatta su 3 piani fuori terra più uno seminterrato, è quello che maggiormente si richiama al linguaggio razionalista internazionale degli opifici industriali: presenta il fronte principale tripartito, con il corpo centrale lievemente sporgente ed emergente, caratterizzato al piano terra da un ampio portale con sovrastante tettoia e a quelli superiori da due nastri vetrati, segnalanti il corpo scale, con al centro una cortina muraria con tre finestre sovrapposte concluse da un orologio; ai due lati si aprono, nella cortina in mattoni del piano terra, una serie di finestre rettangolari e in quella semplicemente intonacata dei piani superiori una serie di finestre a nastro. All’interno erano situati al piano terra l’infermeria, la sartoria e lo spogliatoio donne; al primo piano lo spogliatoio degli uomini; al secondo la cucina, il refettorio e la mensa.
A Firenze ci sono molti edifici civili e militari con una loro dignità architettonica, che , dopo la loro chiusura, attendono da anni di essere riconvertiti ad una destinazione pubblica; tra questi appunto l’edificio della Manifattura Tabacchi.
Per la tipologia degli spazi si potrebbe ipotizzare un uso museale di alcune parti di questa manifattura. Qualche anno fa infatti per alcuni mesi fu fatta un’esposizione di arte contemporanea e quindi perché per esempio non prevedere all’interno la realizzazione di un Museo Fiorentino del Risorgimento, di cui molti cimeli giacciono abbandonati nel seminterrato del Museo Firenze Com’Era alle Oblate.
Una targa infine in piazza Puccini ricorda come la Manifattura Tabacchi fosse sul fronte di guerra lungo il Mugnone nell’agosto 1944 e per ciò fu oggetto di duri scontri delle forze partigiane durante la Liberazione; costituire pure un Museo della Resistenza, che manca alla nostra città, in altri ambienti di questo vasto opificio avrebbe un forte significato culturale e politico.
Tra pochi mesi ci saranno iniziative per celebrare gli anni di Firenze Capitale: ridare pertanto vita a questi pregevoli e significativi complessi architettonici sarebbe il modo migliore, sia sul piano simbolico che concreto, di rievocare un momento importante della storia del Risorgimento a Firenze, in un collegamento ideale tra passato, presente e futuro della nostra città