…Questo paese ha più ricchezze degli altri, ma non è questo a farci ricchi. Abbiamo l’esercito più potente della storia, ma non è questo a farci forti. Le nostre università, la nostra cultura sono l’invidia del mondo, ma non è questo che fa approdare il mondo alle nostre coste.
Quello che rende eccezionale l’America è il legame che tiene insieme le nazioni più diverse sulla faccia della terra. Il credere che il nostro destino è condiviso. Che questo paese funziona solo se accettiamo di avere obbligo ognuno nei confronti dell’altro e verso le generazioni future. La libertà per cui così tanti americani hanno combattuto e sono morti porta tanto diritti quanto responsabilità. E tra i diritti ci sono amore, carità, doveri e patriottismo. Questo fa l’America grande…
Credo che possiamo mantenere le promesse dei nostri fondatori, nell’idea che se si è disposti a lavorare sodo, non importa chi sei o da dove viene o che faccia hai o chi ami. Non importa se sei nero o bianco o ispanico o asiatico o indiano d’America o giovane o vecchio o ricco o povero, abile, disabile, gay o etero…
Credo che possiamo afferrare il futuro insieme perché non siamo divisi come suggerisce la nostra politica. Non siamo cinici come credono i nostri esperti. Siamo più grandi della somma delle nostre ambizioni individuali, e rimaniamo più di una manciata di stati blu e rossi. Siamo e saremo per sempre gli Stati Uniti d’America…
Queste parole le ha pronunciate Obama nel suo discorso agli americani al momento della conferma ufficiale della sua vittoria alle elezioni presidenziali; probabilmente anche Romney, se avesse vinto, con parole ovviamente diverse, avrebbe dato questo messaggio di unità, di patriottismo, di condivisione dei valori fondanti la Nazione.
Competere con asprezza, avere visioni politiche diverse, ma mai dimenticare le radici comuni, i principi fondamentali con i quali si è consolidata la democrazia americana a partire dalla dichiarazione di indipendenza del 1776.
I valori di una religione civile mancano ancora in Italia, , da questo punto di vista, citando una nota affermazione di Gramsci, ma non con lo stesso significato, il Risorgimento è stata una rivoluzione incompiuta e il presidente Napolitano è spesso lasciato solo in questo costante richiamo all’unità e all’orgoglio nazionale. Questa è la strada da percorrere se vogliamo ritrovare come comunità quella forza che ci permetta di uscire dalla crisi della nostra economia e della nostra società. Le manifestazioni patriottiche di questi anni per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia hanno lasciato comunque un segno. Ne è infatti la prova la recente approvazione in parlamento della legge, che prevede sia l’insegnamento dell’inno di Mameli a scuola sia l’istituzione della festa dell’Unità d’Italia il 17 marzo. Un auspicio confortante per il futuro del nostro Paese.