…Se la nostra Nazione vuole contare in Europa, se vuole essere forza e sostanza di un vero soggetto politico, deve fondarsi necessariamente su un’idea d’Italia. Cioè sul presupposto che il nostro Paese abbia un insieme di retaggi, di qualità, di vocazioni e di aspirazioni peculiarmente suoi, e che precisamente queste peculiarità esso sia chiamato in qualche modo a riunire e a esprimere entro la moderna forma dello Stato nazionale…
Ernesto Galli della Loggia (Corriere della Sera del 23 maggio)
Il 2 giugno si festeggia la nascita della Repubblica italiana, a seguito dei risultati del referendum istituzionale del 2 giugno 1946, indetto per determinare la forma di stato dopo il termine della seconda guerra mondiale. La monarchia dei Savoia uscì sconfitta dal referendum in ragione della sua compromissione con il fascismo e del suo comportamento poco onorevole negli ultimi anni di guerra( la fuga del re a Brindisi dopo l’otto settembre).
Vennero così realizzati gli auspici della parte democratica del movimento risorgimentale, i mazziniani in testa, che a partire dall’Unità del 1861 aveva sempre sperato in un Italia repubblicana ed aveva subito se non contrastato il regno dei Savoia.
Ma con la fine della monarchia venne meno quella visione dello Stato nazionale, nata con il ceto politico post-risorgimentale della Destra e Sinistra Storica, come missione di riportare l’Italia al centro dello sviluppo storico accanto agli altri stati europei, di restaurarne l’antico prestigio civile e culturale e di elevare le sue plebi alla dignità di «popolo». Tra l’altro il fascismo con la sua retorica nazionalista, con la sua politica liberticida e la sua volontà di potenza aveva delegittimato i valori della Patria e dei suoi simboli , come l’inno nazionale ed il tricolore.
All’indomani della Resistenza la Repubblica dei partiti con l’avallo della Costituzione appena approvata riportò in Italia le libertà democratiche , ma le forze politiche, animate com’erano da visioni storiche tra loro diverse non continuarono, se non in parte, la missione nazionale delle classi dirigenti post-risorgimentali.
Infatti fino agli anni del miracolo italiano si può ancora parlare di un’idea dell’Italia nel processo di modernizzazione, promosso dalle élite politiche più consapevoli della Repubblica, vedi per esempio gli incrementi demografici ed occupazionali, la riforma agraria e l’edilizia popolare durante i governi De Gasperi, l’istruzione obbligatoria di otto anni e la scuola media unica, lo statuto dei lavoratori nei primi anni dei governi di centro-sinistra
Successivamente la Repubblica dei partiti divenne partitocrazia e cioè l’interesse precipuo dei partiti, tra l’altro di quelli maggiori, fu solo quello di salvaguardare il loro potere, di essere autoreferenziali e di non avere più alcuna visione ideale, ne tantomeno un orizzonte ideologico fino alla loro grave crisi di legittimità politica degli ultimi tempi.
Immaginare ed elaborare un’idea d’Italia è oggi il compito storicamente più urgente della politica italiana. Essa deve mostrarsi capace di additare un senso e un cammino complessivi alla nostra presenza sulla scena storica e di ritrovare così con il Paese un rapporto vivo, capace di mobilitare risorse, di sollecitare energie, di concepire un futuro degno della sua storia..
A partire dalle nuove generazioni e dalla scuola, come fecero le élite risorgimentali.
Ed allora la nostra Repubblica, nata in un momento cruciale della nostra storia unitaria, potrà avere il forte valore ed il vero carattere di Stato nazionale, legato ad un’idea dell’Italia.