Via Gino Capponi 9 Firenze.
Situata sul retro del convento della basilica della Santissima Annunziata, prende il nome proprio dall’ordine dei Servi di Maria, che qui avevano il proprio orti. Dalla via in realtà si accede solo al giardino, mentre l’ingresso vero e proprio dell’edificio si trova in direzione sud, preceduto da un prospetto porticato con colonne.
Si tratta di una fabbrica inserita in un ampio spazio a verde, arricchita da un prospetto porticato con colonne, eretta attorno al 1700 con la funzione di dormitorio ma totalmente rimaneggiata in chiave neoclassica nel 1810 per l’arcivescovo francese Antoine Eustache d’Osmond, inviato da Napoleone Bonaparte per reggere la chiesa fiorentina durante il periodo dell’occupazione francese. Il progetto fu affidato all’architetto Luigi de Cambray Digny, il quale creò un insieme severo e al tempo stesso scenografico, come si addiceva alla sua funzione, con poche decorazioni ma con molti riferimenti all’antico, a partire dal corpo centrale della facciata, avanzato rispetto alle ali laterali, caratterizzato da un pesante pronao architravato con dodici colonne ioniche in pietra serena.
L’Osmond vi visse dal 1811 al 1813, quando ripartì frettolosamente per la Francia in concomitanza con l’abbandono della Toscana da parte di Elisa Baciocchi. Successivamente vi prese stanza il ministro delle Due Sicilie accreditato presso la corte fiorentina. Tra gli anni trenta e quaranta dell’Ottocento, evidentemente frazionato in appartamenti e studi, il complesso sembrò diventare un punto di riferimento per la comunità di artisti stranieri residenti a Firenze, stando almeno alle notizie che qui situano l’alloggio dello scrittore americano Nathaniel Parker Willis (1832 e 1835) e i laboratori del pittore inglese Thomas Cole (1832) e degli americani Asher Durand (1840-1841), Cristopher Cranch (1846-1849) e John Robinso Tait (1852-1853).
Al 1867 si data un importante intervento di ampliamento del complesso sul retro, ben documentato da una serie di disegni conservati presso l’Archivio Storico del Comune di Firenze, datati 1863 e firmati da Giuseppe Poggi e da Felice Francolini. Nel 1872, una convenzione stipulata tra il Regno d’Italia e l’Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento cedette a quest’ultimo il complesso, come parte integrante dell’intera area successivamente detta ‘quadrilatero universitario di San Marco’.
La trasformazione della Palazzina dei Servi da dimora storica a sede di insegnamento e ricerca, nonché la realizzazione dell’intera ala nord dell’edificio, compresa la Sala delle Lezioni (oggi Aula “Schiff”), fu voluta e diretta proprio dal fondatore della scuola chimica fiorentina, il professore di origini tedesche Ugo Schiff (1834-1915). L’Aula Schiff ad anfiteatro, realizzata tra 1879 ed il 1884, oltre ad avere importanza storica e artistica, è probabilmente la più antica d’Italia per quanto riguarda l’insegnamento della Chimica.
Per quasi centotrentanni, dal 1872 al 2001 la Palazzina dei Servi di Via Gino Capponi è stata la sede degli Istituti Chimici di Firenze. Dal 2001, la Chimica e la Fisica, seguite poi dalle altre scienze, si sono trasferite presso la nuova struttura all’interno del Polo Scientifico e Tecnologico di Sesto Fiorentino. Inoltre quando nacque come sede universitaria era stato sistemato anche il Museo Nazionale di Antropologia e di Etnologia fondato dal senatore Paolo Mantegazza (che nello stesso 1924 sarebbe stato però trasferito nel palazzo Non finito del Buontalenti in via del Proconsolo).
All’interno della Palazzina de’ Servi si trovano i resti di affreschi di Luigi Catani (a monoscromo presso lo scalone) e di altri in stanze del piano nobile usate oggi come aule. Più antico è l’affresco sulla volta di uno degli androni di ingresso, risalente alla fine del Settecento e attribuito a Niccolò Nannetti. Unica nel suo genere è l’antica aula di Chimica, all’epoca la prima del genere destinata a tale uso, con gradinate digradanti.
Nel 2004 l’intero complesso è stato oggetto di un intervento di restauro e risistemazione su progetto dell’architetto Loris Macci: La sistemazione interna ha come episodio dominante l’elegante scalone – a destra dello spazio cruciforme dell’atrio colonnato – svolto a una sola rampa fino al pianerottolo semicircolare, da cui risale con due branche fino all’ampio ricetto superiore, delimitato sui lati brevi da colonne corinzie. Il grande vano della scalinata è arricchito da raffinati inserti decorativi, come le protome leonine in bronzo che reggono il cordone corrimano, le fasce superiori con pitture a monicromo, la cornice in stucco a foglie d’acanto all’imposta della volta a botte, le decorazioni pittoriche a ghirlande intrecciate, già presenti, in rilievo, sulla facciata esterna.
Attualmente nella Palazzina de’Servi ci sono uffici amministrativi ed aule didattiche del. Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte, Spettacolo