Una patria non è un contratto che cambi gestore se l’offerta non è più vantaggiosa. Siamo uomini, non telefonini. Abbiamo dentro un cuore e una mente, non una sim-card. Una patria è la storia da cui provieni, la geografia in cui ti muovi, la lingua che parli, l’arte che vedi, la terra degli avi, i loro sacrifici, tuo padre, tua madre…Marcello Veneziani
Nei giorni del referendum per l’annessione della Crimea alla Russia, in Veneto c’è stato il referendum per l’indipendenza organizzato dalla Lega.
Una consultazione on line, attivata domenica 16 marzo e che si è chiusa venerdì 21 marzo, ha chiesto agli abitanti di “votare” sull’autonomia da Roma. Il verbo va rigorosamente virgolettato, perché di istituzionale questo referendum ha ben poco. E gli stessi dirigenti leghisti , tra i quali il governatore della regione Luca Zaia, hanno messo le mani avanti ed hanno parlato solo di un sondaggio per verificare il consenso dei veneti su una possibile secessione del Nord dall’Italia.
Mettere poi sullo stesso piano poi la situazione del Veneto con quella della Crimea, come implicitamente hanno fatto gli organizzatori del cosiddetto referendum, sarebbe solo l’ennesima conferma dell’ignoranza leghista della storia e della geografia per l’assurdo accostamento tra due realtà politiche diverse, se non fosse anche irrispettoso per il popolo dell’Ucraina, che sotto la minaccia dell’esercito russo rischia di perdere la propria indipendenza.
Sempre negli stessi giorni Grillo scriveva nel suo Blog…. E se domani, quello che ci ostiniamo a chiamare Italia e che non ci spinge più a condividere questo territorio che si allunga nel Mediterraneo, ci apparisse per quello che è diventata, un’arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha più alcuna ragione di stare insieme?…
La volontà di girare all’incontrario l’orologio della storia del nostro Paese da parte del popolo leghista e di quello grillino denota, e non è la prima volta, la pochezza della loro visione culturale, ma l’interpretazione distorta del nostro Risorgimento è anche strumentale al loro radicale antieuropeismo e nello stesso tempo alle loro arroganti rivendicazioni di autonomia da Roma Ladrona.
In merito alla questione dell’Europa, se avessero un po’ di sale nella zucca, i nostri antiunitari dovrebbero domandarsi che peso politico potrebbero avere gli staterelli regionali, se gli Stati nazione, con tutta la loro storia, la loro forza e il loro impatto, non riescono a tener testa ai poteri multinazionali e alle oligarchie tecno-finanziarie !
Ma anche in merito alla questione dell’autonomie regionali l’assurda pretesa leghista e grillina di un anacronistico ritorno ad un’Italia pre-unitaria non favorirebbe certo un serio progetto di decentramento e bilanciamento dei poteri tra stato e regioni, anzi sarebbe un’ulteriore spinta per il degrado politico, economico ed anche culturale del popolo italiano.
Un serio progetto federale lo aveva perfino pensato Cavour, quando fu conquistata nel 1861 l’Unità e l’Indipendenza dell’Italia. Poi alla sua morte prevalse la logica politica di salvaguardare uno stato ancora fragile come identità nazionale con la costruzione di maggiori poteri a livello centrale.
Oggi la migliore risposta a queste spinte secessioniste potrebbe essere la trasformazione del Senato in Senato delle Autonomie, recuperando così il progetto di Cavour di tenere assieme l’Italia sia come realtà nazionale che municipale e non mortificando quindi quei valori patriottici, che sono costati lacrime e sangue negli anni del nostro Risorgimento
E sarebbe appunto un ulteriore offesa agli ideali risorgimentali proclamare l’indipendenza del Veneto nell’anno che si accinge a ricordare la Grande Guerra.
In quella drammatica guerra, che è giustamente ricordata nei manuali scolastici come la quarta guerra d’Indipendenza Nazionale, milioni di italiani vennero a nord per unire l’Italia, e migliaia di veneti, alpini e non solo, combatterono per lo stesso motivo, lasciandoci la vita!