In Francia il movimento politico En Marche!, nato un anno fa, ha portato alla conquista della presidenza della Repubblica il suo fondatore Emmanuel Macron, sanzionando la crisi dei partiti storici francesi, mettendo al centro del suo programma un piano di modernizzazione nel campo sociale, economico e culturale con adesione ai valori dell’Europa e alle leggi della globalizzazione
“Il mondo e l’Europa hanno oggi più che mai bisogno della Francia, di una Francia forte, sicura del suo destino, di una Francia che porti alta la voce della libertà e della solidarietà, che sappia inventare il futuro. Il mondo ha bisogno di quello che i francesi hanno sempre insegnato, cioè l’audacia della libertà, l’esigenza dell’uguaglianza e la volontà della fraternità”
Così ha dichiarato Macron al momento del suo insediamento all’Eliseo, la residenza dei presidenti francesi, citando i principi fondanti la Repubblica del suo Paese, nati con la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789.
Si spiega quindi la ragione di Macron a rinominare il suo movimento “La République En Marche” in vista delle prossime battaglie politiche ed elettorali in quanto non è certo del successo del suo programma , se non tiene cara la memoria dei principi, valori ed idealità del passato della Francia.
In Occidente, non solo in Francia, dall’inizio del nuovo millennio il cittadino è sempre più il signore e padrone di se stesso nel mondo globale e di mercato, segnato dalla filosofia dei diritti e degli interessi individuali e vive in una società liquida, come l’ha definita il sociologo Baumann dove si smarrisce il senso di appartenenza ad una comunità, ad una nazione e ci si adagia nel presente nel regno dell’apparenza e del consumismo, incapaci di guardare al futuro.
In questo momento storico dell’occidente, senza nostalgie e tentativi di anacronistici ritorni al passato, scommettere sul futuro significa però restare consapevoli di chi siamo e soprattutto ricordarci sempre da dove veniamo.
In Italia c’e la crisi dei partiti tradizionali, aggravata dalla situazione dell’economia e della mancanza del lavoro soprattutto giovanile e nello stesso tempo come negli altri paesi occidentali si afferma sempre più la democrazia dei diritti individuali e vengono meno i valori comunitari, ma ancora non è perso del tutto il sentimento di vivere in un Paese libero, unito e democratico, da quando nel referendum del 2 giugno 1946 vinse la Repubblica nei confronti della Monarchia, una repubblica, nata dalla Resistenza e dalle battaglie risorgimentali per l’Unità ed Indipendenza nazionale.
E la memoria di quei giorni vive ancora il 2 giugno di ogni anno, quando si celebra la nascita della Repubblica italiana, nel ricordo dei principi di libertà e democrazia, che vennero in seguito sanciti dalla Costituzione italiana.
E senza la memoria e la conservazione di quei valori ed idealità la Repubblica italiana non può marciare verso l’Europa, verso la globalizzazione e verso il futuro.
Sergio Casprini