La Storia è ricerca della verità. Una verità sempre da esplorare, completare e aggiornare. Sempre in divenire.
Livio Ghelli
La volontà di ascoltare e capire, la riflessione, la capacità di uscire dal nostro ambito di tempo, spazio, orizzonte sociale, e di rapportarsi ad altri esseri umani che appartengono a mondi diversi, ma non per questo sono meno umani di noi… Cose come queste stanno alla base della democrazia. Sempre che si tratti di una democrazia vera, e non del fantasma di una democrazia che fu. E queste stesse qualità etiche e intellettuali ritengo siano alla base della formazione di un vero storico. Sia i pensatori dell’Illuminismo che quelli del Romanticismo, nell’elaborare una idea di società basata su concetti di giustizia sociale, di libertà, di uguale dignità, hanno approfondito e portato ad altissimi livelli gli studi storici, sotto il profilo del metodo, come del rigore e dell’onestà intellettuale.
I rivoluzionari del Risorgimento, che negli anni Venti dell’Ottocento si battevano contro la tirannia, per la Costituzione, a Barcellona, Madrid, Napoli o San Pietroburgo, e, più tardi, a Parigi, Varsavia e Milano, erano figli tanto del pensiero di Voltaire, Montesquieu, Pietro Verri, Beccaria, Kant, quanto dello storicismo di Vico, Tocqueville, Manzoni, Michelet… Anche i più incolti, quelli che leggevano pochissimo, lo erano senza saperlo, perché certe idee circolavano come l’aria, anche se la Restaurazione si era affrettata a chiudere le finestre. Stessa cosa per i patrioti che lottavano per l’indipendenza della propria nazione, ricercata nelle origini, nella lingua e nelle tradizioni, attraverso le indagini e la riscoperta del medioevo e dell’età comunale, gli studi di storia della lingua, letteratura e tradizioni popolari. Per esigere e forgiare un mondo nuovo occorre sapere da dove veniamo e chi siamo. A questo serve la Storia. Che praticata seriamente è sempre rivoluzionaria.
Anziché definire in cosa consiste la Storia, mi riesce più facile scrivere ciò che gli studi storici, a mio parere, NON dovrebbero mai essere: Non una riserva di specialisti. Non una storia che elimina le voci contrarie. Non una storia ufficiale, autocelebrativa e immutabile. Non una storia con effetti speciali.
Credo che la Storia sia di tutti e tale dovrebbe rimanere, non può essere una esclusiva di specialisti che vieta l’ingresso ai non addetti, compreso chi certi fatti li ha vissuti sulla propria pelle e potrebbe lucidamente darne testimonianza. Una storia accomodata, secondo tesi precostituite, è una storia falsa, che elimina le fonti contrarie a quanto lo scrittore/avventuriero si propone di dimostrare. Non può esserci nemmeno una storia ufficiale, autocelebrativa, che nasconde i panni sporchi anziché verificarli, e tralascia deliberatamente fatti, testimonianza, documenti contrari a quanto si vuole consacrare. E neanche è vera storia una ricostruzione che perda il senso delle proporzioni tra i fatti narrati, e parli solo all’emotività.
Non c’è mai una causa unica, io penso: lo storico deve ricercare, di un evento storico, le varie cause. In fondo il suo lavoro è un esame di coscienza, della sua coscienza critica. Perché la Storia è ricerca della verità. Una verità sempre da esplorare, completare e aggiornare. Sempre in divenire.