La Villa Favard, con l’omonimo parco che la circonda, si trova nella località di Rovezzano a Firenze, da non confondere con l’altra omonima villa, realizzata per conto della medesima committente e ad opera dello stesso progettista, che si trova a Firenze, nel centro della città, sui Lungarni in prossimità del parco delle Cascine.
La villa fu denominato anticamente “Palagio dei Pini”, per gli ombrosi pini che la circondavano, evidenziando con ciò fin dai suoi lontani inizi medioevali la ricchezza arborea dell’area in cui esso era inserito, ad est del territorio del Comune di Firenze, sulla riva destra del fiume Arno, nel territorio denominato Rovezzano per evidenziare la sua natura verde e poco antropizzata, dato che la tradizione vuole tale denominazione derivante dalla parola latina alto-medievale indicante la presenza in esso proprio di numerosi roveti (Rovezzano, dal latino “rubetum”= roveto + “anus” = suffisso di luogo, cioè luogo di roveti). Il “Palagio dei Pini” appartenne inizialmente alla fine del Duecento, alla famiglia patrizia fiorentina dei Cerchi, originaria di Acone, oggi frazione di Pontassieve; poi la definitiva vittoria a Firenze dei Guelfi Neri, nel 1302 comportò la distruzione o comunque confisca delle proprietà dei Cerchi, capi della fazione sconfitta dei Bianchi Si ha quindi ragione di ipotizzare che la famiglia Riccardi, subentrante come erede del loro patrimonio, intorno ai primi anni del quattrocento, abbia ricostruito il “Palagio dei Pini” sullo schema planimetrico del preesistente edificio.
Nel 1493 i Bartolini Salimbeni subentrarono ai Riccardi nella proprietà del Palagio dei Pini e dei vari poderi annessi e dopo l’assedio di Firenze da parte dell’esercito imperiale (1529-1530) che aveva portato alla devastazione di molte proprietà del contado suburbano i fratelli Giovanni e Zanobi Bartolini Salimbeni dettero l’incarico al valente architetto fiorentino Baccio D’Agnolo di restaurare l’edificio e di progettare la sistemazione dello spazio esterno. La villa da forme architettoniche medievali assunse quindi l’aspetto di edificio rinascimentale. Tutto attorno alla villa l’architetto D’Agnolo realizzò poi un parco, uno schema di giardino extraurbano “all’italiana”, con due ampi prati che si stendevano attorno alla villa, uno dotato di viali interni alberati e pergole, l’altro decorato da siepi.
La facciata della villa, pur mantenendo ancora un aspetto cinquecentesco, venne poi ulteriormente rimaneggiata agli inizi del Seicento ad opera dell’architetto Giulio Parigi. Nel corso di questa risistemazione voluta dai Bartolini Salimbeni fu ulteriormente migliorata la struttura dei viali interni del giardino, nel quale, sempre più strutturato “all’italiana”, grazie alla presenza di siepi di bosso geometrizzate, fu realizzato un boschetto di lecci, una piantata di cipressi a Nord per difendere la villa dai venti freddi, un frutteto e una vasca nell’area della facciata.
La villa nel 1829 venne venduta da Maria Bartolini Salimbeni al Principe Stanislao Poniatowski, nipote del re di Polonia. Questo mutamento di proprietà portò all’avvio di importanti lavori di trasformazione alla villa e al giardino assegnati al giovane ma già noto architetto Giuseppe Poggi, che comportarono la demolizione del loggiato cinquecentesco e la realizzazione della lineare facciata neoclassica posta verso l’attuale Via Aretina, ancora oggi presente e centrale nel prospetto dell’edificio.
Nel 1855 il Principe Poniatowski, ormai stabilitosi in Francia e quindi lontano dall’oneroso interesse per la villa in ristrutturazione di Rovezzano, ne vendette la proprietà alla Baronessa Fiorella Suzanne Favard de l’Anglade. Subito dopo tale acquisto la Baronessa Favard decise di proseguire la ristrutturazione già avviata nella sua villa con lo stesso architetto Giuseppe Poggi, che tra l’altro si stava occupando per conto della Baronessa anche di un’altra sua villa nel centro di Firenze nei pressi dell’Arno e del parco delle Cascine. Realizzò quindi la parte fondamentale dell’intervento commissionatogli dalla Baronessa Favard nel pieno degli anni di Firenze Capitale d’Italia, apportando alla villa, al giardino e alla tenuta agricola circostante quella profonda integrazione strutturale dell’insieme che caratterizza ancora oggi l’equilibrata armonia del suo organismo architettonico.
L’architetto Poggi realizzò poi all’interno della villa un grande salone da ballo coprendo l’originale cortile porticato con un lucernario di ferro e vetro, in cui sistemò lateralmente anche un palco per l’orchestra, strutturando poi attorno a questo fulcro centrale poi l’accesso a tutte le stanze, sale e piani dell’edificio.
Collaborarono alla ristrutturazione della villa valenti artisti, suoi collaboratori usuali, quali Francesco Morini, Orazio Pucci, Nicola Ramelli, e Annibale Gatti.
L’architetto realizzò tra gli interventi significativi a ovest della villa anche una monumentale cappella gentilizia, decorata con affreschi di Annibale Gatti e Giovanni Duprè, in cui successivamente alla morte a Parigi della Baronessa Favard vi verrà sepolta per sua espressa volontà.
L’architetto Poggi riorganizzò infine anche il vasto parco che all’inizio da giardino con struttura basata su assi ortogonali era stato trasformato nel corso della lunga evoluzione storica in un giardino “all’italiana” a schema libero secondo lo schema del “giardino extraurbano” tipico delle ville fiorentine, con vialetti curvilinei bordati da siepi. L’intervento del Poggi integrò questa dimensione in una strutturazione più ampia “all’inglese”, contraddistinta dall’armonia delle forme e dall’assenza di elementi geometrici per definire lo spazio. Il segno evidente della stratificazione compositiva del giardino si ritrova nei percorsi principali a quel momento risultanti: i due viali rettilinei tra loro perpendicolari e incentrati sulla villa erano figli dello schema medievale originario, mentre il nuovo terzo viale ad andamento curvilineo bordato di siepi era figlio della successiva impostazione all’inglese.
La Villa Favard ospita oggi la sede distaccata del Conservatorio di Musica Luigi Cherubini, di Firenze, mentre il parco che la circonda è pubblico e aperto alla cittadinanza.
Marco Panti
Da Notizie storiche, artistiche e ambientali, pubblicate integralmente nella pagina del gruppo Facebook “Amici del Parco di Villa Favard”.