L’abbazia di San Gaudenzio era un’abbazia benedettina, che si trova nel comune di San Godenzo. Fu sede del convegno nel 1302 tra esuli fiorentini ghibellini e guelfi bianchi, tra cui Dante.
Nel 1028 il vescovo fiesolano Jacopo il Bavaro fondò presso la pieve di San Godenzo un monastero benedettino. La chiesa fu ricostruita e nuovamente consacrata nel 1070 dal vescovo Tresmondo. Successivamente la chiesa conobbe una fase di declino dovuta al rimaneggiamento dell’ordine benedettino, fino a quando, nel 1482, fu assorbita dalla Basilica della Santissima Annunziata di Firenze, che vi stabilì una comunità di frati Serviti. Questi ultimi restarono nella chiesa fino al 1808, quando l’ordine fu soppresso da Napoleone. A seguito del terremoto del 29 giugno del 1919 che colpì il Mugello furono necessari dei restauri che furono condotti da Ezio Cerpi il quale aveva già realizzato anche la torre campanaria. Fu in quella occasione che fu aggiunta anche la lunetta sul portale d’ingresso e il mosaico in onore di Dante con l’Incoronazione della Vergine, nella calotta dell’abside, quest’ultimo eseguito nel 1929 su disegno di Giuseppe Cassioli.
L’abbazia si imposta su tre navate, divise da pilastri, con presbiterio fortemente rialzato su una vasta cripta, articolata con colonnette decorate da semplici capitelli cubici. Nel 1944, dopo che nel 1922 la chiesa era tornata ad essere un’abbazia, i tedeschi rasero al suolo il paese che si trovava sulla Linea Gotica ma risparmiarono la chiesa e il monastero in considerazione dell’origine bavarese del vescovo Jacopo. Tra le opere d’arte si ricordano il polittico con Madonna e quattro santi attribuito a Bernardo Daddi (1333)) arrivato in loco nel 1922 a seguito del coronamento dei lavori di restauro; la cinquecentesca Annunciazione riferita al Franciabigio; la statua lignea di San Sebastiano di Baccio di Montelupo (1506)).
L’8 giugno 1302 l’abbazia ospitò il celebre convegno fra esuli fiorentini ghibellini e guelfi bianchi, rappresentati fra gli altri anche da Dante Alighieri, che puntava a un’intesa con la famiglia Ubaldini per ottenere l’accesso a Firenze, all’epoca dominio dei guelfi neri. Il convegno però, non giunse al risultato sperato: in breve tempo si scatenò un nuovo conflitto fra guelfi bianchi e neri, che segnò la vittoria dei secondi.