… L’ atmosfera di queste sere d’ estate ha ricordato quella dei giorni in cui l’ Italia ha festeggiato il suo 150° compleanno. E non è un caso che sia di nuovo la figura di Napolitano a sintetizzare emozioni e valori comuni. Se si va a rivedere la partita di calcio più famosa di tutti i tempi, Italia-Germania 4 a 3, si nota che i calciatori non cantano l’ inno, e il telecronista non sta zitto ma continua a dare le formazioni; Era lo spirito del tempo: l’ inno non era considerato una cosa importante; e il tricolore era un simbolo di parte, quasi di estrema destra. Ora l’ inno lo cantano tutti, calciatori e tifosi. E il tricolore lo si è visto in pugno a tanti figli di immigrati, a testimonianza che i «neri italiani» esistono. Riappropriarsi dei simboli significa essere un Paese dall’ identità solida, che sa chi è…
Aldo Cazzullo Corriere della Sera 3 luglio
Se domenica sera 1 Luglio l’Italia avesse battuto la Spagna nella finale dell’Europeo di calcio, fino a tarda notte ci sarebbero stati caroselli d’auto con tifosi festanti in tutti i centri, piccoli e grandi, del nostro Paese e per giorni tantissimi tricolori avrebbero punteggiato le case degli italiani.
Aldo Cazzullo nel suo articolo quindi nota giustamente che i tempi sono cambiati rispetto ai mondiali di calcio del 1970 in Messico, e, si potrebbe aggiungere, pure rispetto ai mondiali del 1982 in Spagna ed a quelli del 2006 in Germania, e che questo nuovo e forte sentimento patriottico nasce soprattutto ora dopo l’ampia partecipazione dei nostri connazionali alle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Si può invece avere qualche dubbio sul fatto che gli italiani, riappropriandosi dei simboli nazionali, fanno ormai parte di un Paese dall’identità solida, senza ovviamente negare il senso positivo di queste ultime manifestazioni patriottiche.
E’ vero che a sinistra è caduto sostanzialmente il pregiudizio ideologico sul tricolore e sull’inno di Mameli: non sono lontani i tempi, in cui sul Manifesto si guardava con sconcerto e con sospetto alle manifestazioni del popolo azzurro, quando veniva celebrata la vittoria ai mondiali di calcio del 2006 (l’azzurro richiamava troppo i colori di Forza Italia e del berlusconismo rampante !).
E’ pure vero che il popolo leghista a differenza dei suoi dirigenti ha manifestato in più occasioni sentimenti di italianità, sia durante le celebrazioni del centocinquantenario al Nord, sia in questi giorni durante l’Europeo di calcio.
Ma un’identità solida è fatta di esperienze collettive ed individuali di amor di patria senza soluzioni di continuità, mentre invece questo nostro patriottismo assomiglia ancora ad un fiume carsico che appare e scompare dalla terra e non possiamo sempre aspettare ricorrenze e manifestazioni sportive a carattere nazionali per vederlo riapparire.
Una memoria storica condivisa, un forte senso di appartenenza, l’amore per i nostri simboli nazionali vanno nutrite quotidianamente all’interno della società civile italiana, a partire dall’educazione costante dei valori di Patria nelle nostre scuole di ogni ordine e grado e se pure siamo sulla buona strada ( su questo piano gli ultimi tre anni sono stati confortanti), il cammino è solo all’inizio e c’è ancora tanto da fare.