Caro amico, ti scrivo, così mi distraggo un po’/E siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò /Da quando sei partito c’è una grande novità /L’anno vecchio è finito, ormai/ Ma qualcosa ancora qui non va… È l’incipit della canzone L’anno che verrà che Lucio Dalla scrisse nel 1978, come se fosse una lettera inviata a un amico lontano, con riferimenti all’anno appena trascorso; la lettera era anche un pretesto per parlare della difficile situazione sociale e politica in Italia, in particolare degli anni drammatici del terrorismo rosso e nero, che videro proprio nel 1978 il rapimento e la barbara uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.
La canzone ha una melodia un po’ malinconica, ma non si chiude nel pessimismo, anzi, si apre alla speranza. Anche se presenta esagerazioni palesi e surreali (‘sarà tre volte Natale, e festa tutto l’anno’), c’è comunque la volontà di ‘continuare a sperare’, di trovare un conforto anche nel semplice fatto di ‘essere qui in questo momento’, e di aver fiducia nella vita che continua e soprattutto di essere responsabili rispetto a se stessi e agli altri, come d’altronde rispetto agli italiani fecero le forze politiche d’allora, di destra e di sinistra, nella battaglia contro il terrorismo, salvaguardando la democrazia e la libertà del nostro Paese.
E anche oggi, a 50 anni dalla canzone di Dalla, ci chiediamo come sarà l’anno che verrà, e cioè il 2025. Di sicuro ha inizio in uno scenario drammatico a livello internazionale, con ben 56 conflitti armati nel mondo, con due guerre vicine a noi in Ucraina e in Israele, con tragici costi umani per l’alto numero di vittime civili e dove sono in gioco la libertà e la democrazia di queste due nazioni.Nel 1989 il politologo americano Francis Fukuyama aveva previsto l’imminente “fine della storia”, riferendosi al fatto che, dopo il crollo del comunismo sovietico e la fine della Guerra Fredda, la democrazia liberale e il capitalismo sarebbero stati destinati a pervadere, gradualmente, tutte le nazioni del pianeta, con il progressivo venir meno della conflittualità sociale e politica.
La storia come processo in divenire della società umana invece continua, con l’emergere di nuove contraddizioni politiche, sociali, culturali e ambientali. Oggi c’è una nuova Guerra Fredda, quella tra l’Occidente democratico e l’Islam teocratico con focolai di guerra in Medio Oriente, senza considerare poi la minaccia dell’autocrazia russa di Putin nei confronti dell’Europa, a partire dall’aggressione all’Ucraina, ma anche attraverso l’uso pervasivo della pirateria informatica. Per il 2025 dobbiamo quindi sperare nel senso di responsabilità e in un maggiore coraggio delle classi dirigenti dell’occidente democratico (non certo nelle illusorie scorciatoie di un pacifismo astratto e ideologico) per trovare soluzioni di pace giusta per le guerre in corso.
Mi auguro anche che per il Comitato Fiorentino per il Risorgimento il 2025 sia un anno ricco di risultati per quella che è la nostra ragione sociale e insieme un pilastro della democrazia: la conoscenza della storia e in particolare di quella otto-novecentesca del nostro paese. Dovremo dare seguito all’impegno preso con le proposte contenute nella Lettera aperta sulla storia al Ministro Valditara, che l’ha apprezzata e ci ha ricevuto il 20 novembre scorso; e con altrettanta perseveranza insisteremo sulla proposta fatta al Comune di Firenze di creare un’applicazione per i cellulari con cui i fiorentini e i visitatori della nostra città possano conoscere personaggi e fatti a cui sono intitolate le piazze e le strade. Naturalmente continueremo, nei limiti delle nostre risorse, a promuovere convegni e altre iniziative di divulgazione storica, cercando di allargarne il più possibile la platea in presenza e via internet. Buon lavoro, dunque, a tutti noi, e auguri di un felice 2025.
Sergio Casprini
Jusepe de Ribera L’Allegoria della storia“1616 Museo Hermitage San Pietroburgo