LETTERE al Corriere della Sera 26 febbraio 2021
Caro Aldo, a Napoli, e in tutto il Sud, esistono ancora molti nostalgici del Regno delle Due Sicilie. Ricordo che, nel 2009, si celebrò una messa nella chiesa di San Ferdinando, a Napoli, per i 150 anni dalla morte di Ferdinando II. Bene, non solo la chiesa era strapiena;ma si riempì anche la centralissima piazza Trieste e Trento, tant’è che i vigili furono costretti a deviare il traffico. La prima tratta ferroviaria è stata la Napoli- Portici, inaugurata nel 1839. Ma poi nel 1861 al Nord esistevano 1000 km di binari, contro i 100 del Sud. Alcuni periodi storici non son stati studiati abbastanza; o forse non a trecentosessanta gradi. Il Regno delle Due Sicilie è uno di quelli? Salvo Iavarone
Caro Salvo, nei Neoborbonici riconosco una passione autentica e l’amore per la propria terra. Purtroppo ci sono personaggi che strumentalizzano questa passione per costruire un racconto antipiemontese e antirisorgimentale che va ben oltre le atrocità della guerra civile combattuta nel Mezzogiorno negli anni 60 dell’Ottocento, di cui in effetti si è sempre parlato poco; ma che non fu una guerra civile del Nord contro il Sud, bensì tra l’esercito italiano affiancato dalle milizie dei meridionali che sostenevano l’unità e i nostalgici dei Borbone e del potere temporale del clero, oltre ai briganti in senso tecnico. È appena uscito un bel libro «Italiani per forza. Le leggende contro l’unità d’Italia che è ora di sfatare» (Solferino), scritto da una storica firma del Corriere, Dino Messina. Dino è un intellettuale del Sud, che ama la propria terra. Proprio per questo smonta quelle che definisce «colossali invenzioni»: ad esempio le leggende secondo cui a Fenestrelle sarebbero morte decine di migliaia di prigionieri (in realtà sono cinque nel primo anno, 40 in un decennio compresi soldati papalini e vittime di regolamenti di conti tra camorristi), e migliaia sarebbero cadute in un’insurrezione; che in realtà non ci fu, non venne sparato un colpo, tutto si concluse in un processo a dieci imputati che vennero assolti. Perché allora questo racconto infarcito di menzogne ha preso piede, al punto da trovare eco in uno striscione esposto dai tifosi del Napoli in occasione di una partita con il Torino («Lager Fenestrelle. Napoli capitale continua ad odiare!»)?
Perché è consolatorio sentirsi dire che la colpa dei mali del Sud è di altri italiani. La stessa logica dei nordisti, secondo cui il Settentrione non è la Baviera per colpa del Sud. Aldo Cazzullo