Il prossimo anno partono ufficialmente le celebrazioni per i 150 anni di Firenze Capitale d’Italia ( 1865-1870), sono previste manifestazioni e eventi, più di ottanta, che ovviamente verranno programmati nel corso dei cinque anni che durò la stagione di Firenze Capitale.
In ragione di questo da più di un anno si è costituito un Comitato con sede a palazzo Vecchio che ha saputo coinvolgere tutte le associazioni ed istituzioni culturali più significative della città con l’ambizione di promuovere iniziative rievocative di un particolare ed importante momento storico di Firenze, ma anche di cogliere l’occasione per riflettere, alla luce di un percorso storico che parte dagli anni di Firenze capitale, sulle problematiche culturali, sociali, urbane che dovrà affrontare la città nel presente e nel prossimo futuro.
Nel 1865 Firenze fu costretta a misurarsi nel suo nuovo ruolo con Parigi, Vienna e le altre capitali europee, provò a vincere la sfida con il processo di modernizzazione e suscitò polemiche e discussioni tra storici ed urbanisti che sono durate fino ad oggi.
Il 3 febbraio 2015, giorno in cui arrivò il re Vittorio Emanuele nel 1865 da Torino nella nuova Capitale, si terrà un’importante mostra all’Archivio di Stato su Giuseppe Poggi, l’architetto che più di altri si assunse la responsabilità di ammodernare la città di Firenze.
Infatti a lui il comune affidò la realizzazione di un Piano di ampliamento che, consegnato il 18 febbraio 1865, prevedeva come prime questioni urgenti quello di provvedere a nuovi alloggi e servizi per l’aumento della popolazione dovuto all’arrivo di impiegati per gli uffici della capitale e di dare alla città un volto celebrativo, moderno e borghese, in linea con le contemporanee evoluzioni di altre città europee. La mostra ed il convegno che seguirà avranno il compito di entrare nel merito delle realizzazioni concrete del piano di ampliamento, dai viali dei colli e di circonvallazione alle infrastrutture tecniche di servizio urbano ed idraulico fino al successivo e controverso”sventramento” del Mercato Vecchio e del Ghetto;in quegli anni la forma urbis fu radicalmente rinnovata, come a suo tempo nel Trecento con l’arrivo a Firenze degli ordini mendicanti, in particolare i Francescani e i Domenicani, e di poi nel Cinquecento con il granducato dei Medici.
Una città è viva se si trasforma e si rinnova nel tempo, soprattutto se assume nuove funzioni come Firenze nell’Ottocento; e se può essere discutibile l’operato degli architetti in relazione agli interventi di demolizione del centro storico, non dimenticandoci però in quali condizione di malaffare e di igiene era ,come è testimoniato dagli articoli del giornalista Jarro sulla Nazione di quegli anni, appare anacronistico se non reazionario il rimpianto per la vecchia Firenze di molti intellettuali ed artisti, anche stranieri, che promossero allora campagne d’opinione a difesa del Vecchio Mercato.
Anzi se si guarda una foto Alinari di Piazza Vittorio EmanueleII, oggi Piazza della Repubblica, degli inizi del Novecento con i suoi caffè, le sue tende ed i tavolini all’aperto, luogo di incontri artistici e culturali, ( in quella bell’immagine di decoro urbano perfino il brutto Arcone Monumentale fa la sua figura!) e si pensa invece ai gazebo che oggi occupano la piazza, la giostra al centro e lo sciamare compulsivo della gente, resta ben poco del decoro urbano di una volta.
Se poi si allarga il discorso alle condizioni attuali del centro storico con il turismo di massa, il consumismo sfrenato e la movida selvaggia diventa sempre più necessario cercare soluzioni concrete per ritornare ad una convivenza civile, ad un nuovo decoro urbano, ad una Firenze vivibile che non si volti indietro verso il passato, ma che guardi al futuro.
Le celebrazioni dei 150 anni di Firenze Capitale possono essere appunto l’occasione per sollecitare l’amministrazione pubblica a prender coscienza di queste problematiche ed intervenire, come d’altronde fece con spirito riformatore il comune di Firenze nel 1865 all’inizio della sua esperienza di capitale d’Italia