Giovanni Passannante nel 1878 ferì al braccio Umberto I: rinchiuso nella torre della Linguella a Portoferraio fu perseguitato dai Savoia anche dopo la morte.
Una scuola dell’Elba riscopre la sua storia.
Antonio Montanaro Corriere Fiorentino 4 maggio 2021
C’è una vicenda di quasi 150 anni fa che unisce la Toscana e la Basilicata; Portoferraio, Montelupo Fiorentino e Savoia di Lucania; la storia, l’educazione civica, la letteratura e l’enogastronomia; Umberto I, Cesare Lombroso, Giovanni Pascoli, Antigone e.. i ristoratori dell’Isola d’Elba.
È la storia di Giovanni Passannante, un giovane cuoco di Salvia di Lucania (allora si chiamava così), filomazziniano, vicino agli ambienti anarchici e repubblicani, che nel 1878 con un «coltellino buono solo per sbucciare le mele» — così lo definiscono i periti dell’epoca — ferisce leggermente a un braccio il re mentre, con la regina Margherita, passa per le strade di Napoli in carrozza. La sua deve essere un’azione dimostrativa, per puntare l’attenzione sulla povertà dilagante nel Sud Italia del dopo unità: ne scaturisce una delle reazioni da parte del potere più disumane che il nostro Paese abbia mai conosciuto.
Telemaco Signorini Bagno penale di Portoferraio 1894
Passannante viene arrestato e, dopo un breve processo, condannato alla pena di morte, poi trasformata in ergastolo. Trasferito a Portoferraio, nel carcere adibito nella torre della Linguella, passa dieci anni in una cella stretta, bassa e posta sotto il livello del mare, malnutrito, al buio, costretto a stare sdraiato e legato con una catena di 18 chili. Si racconta che le sue grida di dolore attirassero l’attenzione dei bambini e dei pescatori che uscivano con le barche in mare aperto. Il cuoco anarchico si ammala, diventa pazzo, cieco e solo grazie all’intervento di un parlamentare radicale viene trasferito nel manicomio criminale di Montelupo, dove muore, senza mai pentirsi, nel 1910.
Foto di Giovanni Passannante Manicomio criminale di Montelupo 1896
Ma l’accanimento dei Savoia contro Passannante non finisce qui: il corpo viene dilaniato, il cranio e il cervello utilizzati per gli studi di antropologia criminale a quell’epoca ancora segnati dall’impronta lombrosiana (restano esposti fino al 2007 nel Museo Criminologico di Roma con la scritta «criminale comune»), i familiari rinchiusi nel manicomio di Aversa fino ai giorni della morte.
Infine al suo paese natale viene cambiato il nome in Savoia di Lucania. Nei libri di storia questa vicenda trova uno spazio marginale (Umberto I fu poi ucciso qualche anno dopo a Monza, nel 1900, per mano di un altro anarchico, Gaetano Bresci) e solo 14 anni fa, dopo la mobilitazione di un gruppo di intellettuali e politici, tra cui l’attore lucano Ulderico Pesce, i resti del corpo di Giovanni Passannante, rimessi insieme, trovano una degna sepoltura nel cimitero del suo paese d’origine.
************
Oggi a tirare fuori dal dimenticatoio questi terribili fatti e a trasformarli in un progetto didattico interdisciplinare è una scuola di Portoferraio, l’Isis «Raffaello Foresi». «Nell’anno di sperimentazione dell’educazione civica — spiega Raffaella Misso, docente di diritto — tutti i nostri indirizzi, dal liceo di scienze umane, all’istituto alberghiero, fino al professionale hanno lavorato sui vari risvolti della storia del cuoco lucano. Abbiamo studiato gli atti processuali, la sua vita e abbiamo ricostruito il dibattito che si scatenò in quegli anni sui giornali e tra i politici». È stata l’occasione, dunque, per parlare di diritti umani, delle condizioni dei detenuti, dell’ode che Giovanni Pascoli dedicò a Passannante di cui è rimasto solo un verso («Colla berretta d’un cuoco faremo una bandiera») e che, sottolinea la professoressa Misso, oltre al carcere «gli stava per costare guai ancora più seri se non fosse intervenuto Carducci in sua difesa presso la regina Margherita».
Tre i momenti chiave del progetto, che uscirà anche dai confini della scuola per coinvolgere le istituzioni. Il primo: l’evento del 14 maggio, quando da mane a sera alla torre della Linguella saranno messi in scena vari testi originali scritti e recitati sia dagli studenti dell’Isis «Foresi» che da quelli dell’Isis «Giovanni Paolo II» di Maratea, in provincia di Potenza, coordinati dal Centro Mediterraneo delle Arti di Rivello, che ha già realizzato uno spettacolo teatrale e un film per far conoscere Passannante. Il 30 aprile scorso, inoltre, il Consiglio comunale di Portoferraio ha deliberato il gemellaggio con Savoia di Lucania e nel triennio 2021-2023 è previsto «un fitto programma di scambi ed eventi». Infine una parte che riguarda l’enogastronomia: gli studenti di questa sezione del «Foresi», con l’aiuto del docente-chef Michele Nardi (uno dei protagonisti della trasmissione tv Cuochi d’Italia), stanno creando un menu dedicato a Passannante con l’utilizzo di prodotti tipici dell’Elba e della Lucania, tutti a chilometro zero, che poi sarà riproposto dai ristoratori dell’isola. In occasione della giornata del 14 è stata anche creata un’etichetta celebrativa per un vino offerto da un produttore locale. Gli ingredienti utilizzati per ora rimangono segreti: «È una sorpresa, ma di sicuro ci sarà tanta salvia», spiega la referente del progetto fortemente voluto dal dirigente scolastico Enzo Giorgio Fazio. «Queste attività — conclude Raffaella Misso — sono state sviluppate anche durante il lockdown e hanno dato vivacità alla didattica a distanza. Inoltre per i ragazzi dell’alberghiero è stato un modo per partecipare all’alternanza scuola-lavoro. Sia chiaro, Passannante un reato lo ha commesso, noi abbiamo puntato molto sulla sproporzione della pena, sulla violazione dei diritti umani e sulle idee di uguaglianza di un giovane che a Potenza e a Salerno aveva avviato un’osteria in cui faceva mangiare i poveri gratuitamente».
Isis «Raffaello Foresi Portoferraio