Preferiamo l’Europa dei Popoli, che decida basandosi su istituzioni democratiche e sottoposte a controlli, non per influenza delle lobbies finanziarie e delle alte sfere burocratiche ispirate da quegli stessi poteri. Nicola Cariglia ( dalgiornale online Pensalibero)
Uno spettro si aggira per l’Europa, non quello del Comunismo, come auspicava il buon Marx, ma quello dei banchieri, dei tecnocrati, che dettano le leggi ai singoli stati europei e decidono le politiche economiche delle singole nazioni sotto la sovranità indiscussa dell’Euro.
Non sono i cosiddetti poteri forti che a sinistra alcuni opinionisti demonizzano, riproponendo lo schema ottocentesco, manicheo ed ideologico, del conflitto tra capitale e lavoro; le lobbies economiche e finanziarie si sono affermate oggi a seguito dello sviluppo in Europa del libero mercato, della libera circolazione di persone, merci e denaro nel ciclico alternarsi di momenti di crescita e di momenti di crisi.
Quello che è mancato invece è stato uno sviluppo adeguato delle istituzioni politiche delle nazioni europee,in grado di misurarsi con la complessità delle attuali forme dell’economia,per cui è la politica che governa l’economia e non viceversa e la ragione non sta nel fatto che non è stata realizzata l’Unità Europea e non esiste ancora un’Europa come Patria comune per tutti i popoli che ci vivono.
Il flop dell’ approvazione nel 2009 della Costituzione Europea è stata la conferma di ciò.
Anche se non si configurava come una vera costituzione da stato sovrano era illusorio pensare che alla crescente integrazione economica potesse corrispondere una medesima integrazione politica, quando nel novecento non c’è stato alcun movimento popolare a scala europea alla stessa guisa dei movimenti risorgimentali ottocenteschi, che hanno portato all’attuale configurazione delle nazioni europee.
Bene fa Cariglia a ricordare che sono i popoli, quello italiano, francese, tedesco e tutti gli altri, non certo un inesistente popolo europeo a dotarsi di istituzioni democratiche, che possano riprendere in mano il comando politico sull’economia e sulle lobbies finanziarie, ma bisogna anche ricordare che un popolo esiste come entità politica solo se esiste come identità di suolo, di nascita, di memoria storica, di appartenenza nazionale, sia come idealità, sia come sentimenti.
Un’Europa quindi di Patrie, non chiuse nel loro particolare, non arroccate in un anacronistico ed arrogante nazionalismo – nessun popolo ha dimenticato le tragedie, gli orrori delle guerre del novecento- è la sola via d’uscita da questo grave momento di crisi, nella misura in cui la Politica in tutti gli stati europei recupera il senso nobile del sua missione, nel giusto riequilibrio di interessi nazionali, nella risposta efficace alle istanze della società civile, nel buon governo dell’economia , nel pieno rispetto dei principi di libertà e di democrazia.