Caro Direttore,
la scelta del tema per l’Editoriale del mese di dicembre, L’Europa dei diritti e delle libertà, mi pare particolarmente azzeccato. Di passaggio, mi fa venire in mente che, negli anni Settanta, si facevano grandi manifestazioni e direi una mobilitazione quasi continua a sostegno della rivoluzione iraniana che, allora, per come ci si presentava, soprattutto per ignoranza delle più intrinseche questioni, ma anche perché sapevamo dell’esistenza di un comitato rivoluzionario composto da varie forze, ci pareva una battaglia meritevole. Le ragioni erano quelle di allora, ma non immaginavamo certo che avrebbe prevalso la linea teocratica e sostanzialmente dittatoriale che poi si è rivelata. Altrimenti non ci saremmo agitati così, a meno che l’antiamericanismo di allora avesse fatto aggio sulla ragione.
Oggi le cose appaiono nella giusta luce ed è nella giusta luce che opporsi a quanto sta accadendo e alle molte cose che derivano dall’oscurantismo e dall’estremismo religioso si traducono in violazione anche feroce dei diritti umani. Non si tratta di difendere l’Occidente, entità indistinta che tutto ha a che vedere fuorché con presunti dati “genetici”, ma di difendere quei valori fondamentali che tu nomini e che hanno avuto ragione di svilupparsi in occidente. Libertà, rispetto delle idee, parità della donna, e quant’altro, hanno valore in sé, all’interno della coppia, nella famiglia, nella frazione sperduta della Scozia, nel Paesino serbo, nel Comune marocchino, nella Contea della Giorgia e perfino (irresistibile spero perdonabile richiamo della battuta) … a Livorno (ma sostituitelo con quale città del mondo volete e rideteci sopra). Questo è il punto. Non è superiore la donna o l’uomo occidentale perché è nato in un posto invece in un altro. Libertà, democrazia e le altre cose sono realtà indispensabili. Si tratta di valori oggettivi che potranno essere superati quando si troverà qualcosa di meglio. Se si mettesse a fuoco questa distinzione, non ci sarebbe di celebrare “la giornata del…”, ma ci sarebbe una generale e diffusa convinzione, soprattutto se si pensa alla libertà e alle altre cose non come a fatti individuali, ma a presupposti della convivenza per cui vanno difesi per gli altri ancora prima che per noi.
Cari saluti,
Fabio Bertini