Autore Mark Lilla
Editore Marsilio
Anno 2018
Pag. 137
Prezzo € 12,00
Negli ultimi decenni l’identità è diventata un campo di scontro politico cruciale. I diritti delle donne, della comunità gay e di qualunque altra minoranza sono in cima ai programmi di tutti i partiti che si dicono di sinistra.
Le vittorie elettorali di populisti e demagoghi nelle democrazie più avanzate, allo stesso tempo, mettono in dubbio proprio quei diritti civili ormai dati per scontati da chi, quarant’anni fa, affermava che «il personale è politico».
In questa situazione di stallo la tesi di Mark Lilla è che sostenendo battaglie politiche basate sull’identità la sinistra liberale abbia in realtà abdicato al suo ruolo. Abbracciando senza resistenze l’individualismo imposto da Reagan e Thatcher negli anni ottanta, i liberal hanno contribuito ad alimentare un sistema di valori antipolitico, rinunciando al consenso degli elettori per concentrare tutte le loro forze in un attivismo frammentario, portato avanti con intenzioni nobili, ma incapace di intaccare la realtà perché allergico ai necessari compromessi della rappresentanza. In questo j’accuse che ha riaperto la discussione sul futuro della sinistra americana dopo la vittoria di Trump, Lilla alza la posta in gioco, sfidando ogni convinto progressista a lasciarsi alle spalle l’ossessione per l’io per concentrarsi non su ciò che ci rende diversi l’uno dall’altro, ma su quanto condividiamo come cittadini dello stesso paese, e a immaginare un futuro per tutti. Soprattutto per i più deboli.
Mark Lilla ( Stati Uniti 1956) insegna al Dipartimento di Storia alla Columbia University. Collabora con la “New York Review of BooK” e altre riviste inglesi ed americane.
Autore di diversi volumi, in Italia sono usciti Il Dio nato morto. Religione, politica e Occidente moderno ( 2009) e Il genio avventato. Heidegger, Schmitt, Benjamin, Koiève, Foucault, Deridda e i tiranni moderni( 2010). Vive a New York.