“Per risvegliarci come nazione, dobbiamo vergognarci del nostro stato presente. Rinnovellar tutto, autocriticarci. Ammemorare le nostre glorie passate è stimolo alla virtù, ma mentire e fingere le presenti, è conforto all’ignavia e argomento di rimanersi contenti in questa vilissima condizione.”. Giacomo Leopardi
Danilo Taino, editorialista del Corriere della Sera, in recenti articoli ha posto la questione dei Marò, che dal febbraio del 2012 sono in arresto in India, incriminati per aver ucciso due pescatori indiani durante un’azione di pirateria contro una petroliera italiana e che ancora dopo due anni sono in attesa del processo.
Giustamente ha scritto che “…l’Italia ha bisogno di affermare davanti a se stessa e alla comunità mondiale che la vicenda non è un fatto di cronaca ma una questione politica. Ciò può avvenire solo se su questa strada il Paese saprà mostrarsi unito, con un’idea di patria che non è quella che sventola bandiere e striscioni ma è quella di una comunità che si riconosce nelle sue istituzioni, anche militari…”
Una questione politica che ancora oggi non ha rilevanza nazionale per apatia, rassegnazione, indifferenza nell’opinione pubblica del nostro Paese ed in particolare tra le forze politiche, che invischiate in logiche corporative, non difendono il buon nome dell’Italia nel consesso internazionale.
A conferma di una politica estera e di una diplomazia, da tempo senza bussola, che sviliscono il valore e l’onore delle nostre istituzioni militari.
Non è sempre stato così: dall’Unità dell’Italia fino alla caduta del fascismo il ministero degli Esteri ha sempre avuto un ruolo importante nella costruzione della nostra identità nazionale, senza ovviamente tacere i gravi errori che furono pure commessi: le nefaste conseguenze della politica coloniale di Crispi, il cedimento ai movimenti nazionalisti di Giolitti con la guerra in Libia, le tragiche imprese imperialiste di Mussolini.
La classe dirigente post- risorgimentale, sia la Destra che la Sinistra storica nella condivisione degli interessi nazionali, ebbe chiaro invece l’esigenza di salvaguardare autonomia e credibilità nei confronti di stati storicamente più forti e più coesi come l’Inghilterra e la Francia.
Dopo la seconda Guerra Mondiale la giovane Repubblica italiana non è riuscita ad avere un ruolo significativo nell’arengo internazionale e non solo perché uscita sconfitta dalla guerra , ma anche perché i due partiti maggiormente rappresentativi, la DC ed il PCI, nel clima della Guerra Fredda non condivisero i valori della tradizione risorgimentale e restarono rispettivamente subalterni sia ideologicamente che politicamente agli interessi degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica.
Ed oggi di questa mancanza di un fermo orientamento nell’ambito delle relazioni internazionali se ne pagano le conseguenze.
Patria ed onore a grandi caratteri sono scritti sulla controfacciata, in alto, dell’Accademia Navale di Livorno, controfacciata che si apre su un grande piazzale, dominato nella parte verso il mare dalla mole di un veliero ottocentesco interrato. Patria ed Onore sono sicuramente i valori e gli ideali di tutte le forze armate, non solo della Marina, del nostro Paese.
Purtroppo non sono ancora i principi che guidano la politica estera dei nostri governi e dei nostri partiti.