La statua di Cristoforo Colombo vandalizzata negli USA
Il politicamente corretto insidia le società liberali:
l’analisi di Federico Rampini
Cosa vedono Xi Jinping e Vladimir Putin quando guardano l’Occidente? Un mondo che non sarà difficile battere e forse abbattere. Da attaccare, come si vede in Ucraina. Debole, confuso, in declino irreversibile. È così? È questa la nostra realtà? L’ultimo libro di Federico Rampini — Suicidio occidentale, in libreria da oggi per Mondadori — non è solo un esempio di tempismo che spiega cosa si è fissato nella mente dei leader autoritari quando sfidano le democrazie liberali. È soprattutto la ricognizione di come queste ultime si stiano impegnando seriamente nella cancellazione dei propri valori: chiarisce, per dire, che dietro l’invasione di queste settimane ordinata dal Cremlino non c’è solo una generica mossa geopolitica; alla radice c’è il nostro vacillare sociale, culturale, economico, istituzionale e ovviamente politico. Le potenze autoritarie, scrive Rampini, disprezzano il modello occidentale. Ma, prima ancora, «quest’ultimo è stato ripudiato in casa propria»: da un establishment economico che, dietro la globalizzazione, detesta l’identità nazionale, «cioè quello che fu il collante storico delle democrazie»; e da un establishment culturale germogliato negli Anni Sessanta e oggi in piena fioritura, secondo il quale «il Male supremo siamo noi». Il libro è una denuncia ampia e precisa del «politicamente corretto». Ma non una denuncia superficiale dei modi fastidiosi nei quali il conformismo di sinistra si palesa: ne analizza le conseguenze profonde sulle società.
Uno dei luoghi nei quali «l’indottrinamento propagandistico» produce i danni peggiori è il sistema dell’istruzione, soprattutto negli Stati Uniti, «dove la cultura seria è messa al bando». Le scuole e le università sono state in buona parte conquistate da un’ideologia secondo la quale non solo ogni fenomeno negativo è responsabilità dell’uomo bianco, ma anche secondo la quale questo uomo bianco va rieducato e da subito penalizzato. Un razzismo della pelle che si cela dietro le campagne contro il razzismo condotte ad esempio dal movimento Black Lives Matter. E non solo: in molte università è impossibile, per chi non si accoda anche alle posizioni più estreme su sesso e genere, avere diritto di parola. Spesso, docenti che osano esprimere opinioni diverse da quelle di gruppi di militanti organizzati devono poi umiliarsi in autocritiche pubbliche e rischiano comunque di essere allontanati dall’insegnamento da autorità accademiche impaurite.
In questa analisi di quel che succede negli Stati Uniti, Rampini è particolarmente critico con i media cosiddetti progressisti. Soprattutto con il «New York Times», il quale ha compiuto negli anni recenti una svolta intollerante verso il dibattito delle idee. Oltre a essersi chiuso al confronto a causa dell’attivismo di molti suoi giovani giornalisti, il grande quotidiano newyorkese ha avuto un ruolo centrale nella costruzione della critical race theory, la teoria secondo la quale il razzismo è la pietra costitutiva delle istituzioni americane: teoria diventata il collante di movimenti spesso violenti e anche la copertura di gang organizzate. La responsabilità del «New York Times» è individuata da Rampini nel «1619 Project» che il giornale porta avanti da anni: una serie di analisi storiche spesso infondate per sostenere che la vera fondazione degli Stati Uniti va datata all’anno in cui vi arrivò la prima nave di schiavi dall’Africa. Nella critica intensa che porta alle ideologie della «sinistra illiberale» che rischiano di sgretolare la forza formidabile dell’Occidente, Rampini non si risparmia. Quando parla dei movimenti ambientalisti che si mobilitano sul clima, parla di «Nuovo Paganesimo», del ruolo sacerdotale di questa religione portata avanti da accademici, politici, capi azienda, star del cinema e della musica. E, parlando di Greta Thunberg, dice che l’averla considerata la portatrice di una nuova filosofia politica «è un segnale di imbarbarimento culturale, l’appiattimento del mondo adulto verso un linguaggio infantile». E chiosa: il comunista e confuciano Xi Jinping «osserva il “fenomeno Greta” come una delle perversioni occidentali», quelle che nella sua lettura testimoniano del declino dell’Occidente.
Il libro non è solo un’analisi dei danni seri che il politicamente corretto arreca. E non riguarda solo gli Stati Uniti. Parla della capacità calante degli Stati democratici di realizzare cose, a cominciare dalle infrastrutture. Parla dei grandi gruppi economici che tendono a imbrigliare la nascita di nuove imprese. Dei politici, soprattutto californiani, che a causa di un’ideologia che disprezza legge e diritto hanno reso invivibili intere parti delle città che governano. Ma non è un libro rassegnato: il sottotitolo è un’apertura, Perché è sbagliato processare la nostra storia e cancellare i nostri valori. Il capitalismo, in particolare quello americano, è in fase di involuzione, ma non è certo morto. Elon Musk può nascere solo in America, comunque in Occidente, non certo in Cina e in Russia. Il venture capital continua a finanziare idee e imprese. Il sistema finanziario fondato su dollaro ed euro è dominante. E, sul versante geopolitico, alla ritirata incresciosa di Joe Biden dall’Afghanistan si contrappone il «Blob», l’establishment potente — diplomazia più parte della politica più apparato industrial-militare — che continua ad avere una visione imperiale degli Stati Uniti.
Xi Jinping e Vladimir Putin vedono la convulsione dell’Occidente. Sanno che gli imperi, da quello romano a quello americano, prima o poi finiscono e di solito crollano prima dall’interno. Faranno di tutto per aiutare e accelerare questo processo. Ma non è detto che i tempi li dettino loro. La guerra in Ucraina, per esempio, potrebbe ridare alle democrazie liberali un certo senso di sé stesse. Vedremo. Rampini, intanto, chiude il libro con un una speranza: «Vorrei che sentissimo un centesimo di quel che provano i popoli a cui i nostri valori sono proibiti».
Danilo Taino Corriere della Sera 29 marzo 2022
Autore Federico Rampini
Editore Mondadori
Anno 2022
Prezzo €19,00