di Leandro Piantini
Lo scrittore grossetano Luciano Bianciardi, nato nel 1922 e morto ad appena 49 anni nel 1971, dedicò una buona parte del suo impegno letterario al Risorgimento. L’autore di LA VITA AGRA e de IL LAVORO CULTURALE era stato avviato dal padre fin dall’infanzia ad amare il Risorgimento quando gli regalò I MILLE di Giuseppe Bandi, un maremmano di Gavorrano, che aveva preso parte alla spedizione dei Mille e ne raccontò le vicende in uno dei libri più brillanti e documentati della ricchissima memorialistica garibaldina.
Bianciardi dedicò dunque cinque libri al Risorgimento. DA QUARTO A TORINO (1960), dettagliatissima cronaca della spedizione di Garibaldi, il romanzo LA BATTAGLIA SODA (1964), una sorta di pastiche in cui racconta la sconfitta di Custoza del 1866 con lo stile del Bandi, DAGHELA AVANTI UN PASSO! (1969), avvincente narrazione dei momenti salienti dell’epopea risorgimentale dalle Cinque giornate di Milano alla presa di Roma nel 1870, APRIRE IL FUOCO! (1969), romanzo ispirato alla contestazione del ’68 trasferita al tempo della rivolta milanese del 1848.
Infine uscì postumo nel 1972 GARIBALDI, biografia dell’eroe, che tra i protagonisti del Risorgimento è di gran lunga quello che lo scrittore amava di più.
In questi libri, scritti con notevole efficacia narrativa ed impeccabile conoscenza della materia, Bianciardi, unico caso tra gli scrittori del suo tempo, dimostra di amare il Risorgimento e di considerare quegli eventi e i loro protagonisti degni di essere meglio conosciuti, capiti ed ammirati dagli italiani. “Ma per far questo dobbiamo sapere la verità su come l’Italia fu fatta. Dobbiamo insomma studiare sul serio la storia di quel ‘miracolo’ che fu il nostro Risorgimento”,
Leandro Piantini