Caro direttore,
Nel tuo editoriale di luglio per completezza d’informazione va precisato che nel marzo del 1960, dopo le dimissioni di un governo Segni, il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi affidò l’incarico per un altro governo a Ferdinando Tambroni, notabile anche lui democristiano, più volte ministro degli Interni. Tambroni formò un governo monocolore democristiano che ottenne in Parlamento i voti del Movimento Sociale-MSI: Il quale MSI decise di tenere a Genova, alla fine di giugno, il proprio congresso nazionale. Il Partito Comunista (PCI), insieme a quello socialista (PSI) organizzò una tre giorni di manifestazioni di piazza volendo impedire con la forza lo svolgimento di quel congresso (peraltro già autorizzato anche dal prefetto). Agitando prepotentemente il loro “antifascismo”, militanti e manifestanti “di sinistra”, convogliati da varie parti del Paese e duramente organizzati, cercarono direttamente lo scontro con la polizia a Genova e poi in altre città; aizzati, tra gli altri, deliberatamente quanto irresponsabilmente, da demagoghi come Sandro Pertini (suo il feroce comizio in piazza del 28 giugno) ed altri della sua razza. Ci furono, alla fine, una decina di morti e centinaia di feriti. Seguirono critiche e accuse al governo , con tumultuosi scontri e sceneggiate in Parlamento, dai partiti di “sinistra” naturalmente e anche da una consistente parte degli stessi democristiani, fino a costringere Tambroni a dimettersi il 19 luglio. Gli succedette un governo Amintore Fanfani, il terzo di quel noto democristiano aretino,che fu votato, nell’occasione ,dai partiti di “centro” ed ottenne (fatto nuovo dal 1947) l’astensione dei socialisti del PSI.
Cosa hanno a vedere questi fatti, caro direttore, con il nostro Risorgimento? Con la storia di libertà, gli esempi di coraggio civile, la difesa e il rispetto dei diritti delle minoranze e delle opposizioni, il pensiero, l’azione, la dedizione, i sacrifici delle migliaia e migliaia di volontari, i principi di unità nazionale, gli ideali insomma che animarono il nostro Risorgimento ?
Leggo poi, sempre nel tuo editoriale, un breve richiamo alle giornate di luglio del 1849 della rivoluzione francese.
Tutt’altro secolo, tutt’altra storia. Della quale resta certa l’importanza, anche se quella che tu definisci “la deriva giacobina del Terrore” fu – per essere chiari – la feroce violenza, la degenerazione sanguinaria del Terrore, la dittatura, infine, di un uomo solo al comando (da cui derivarono conseguenze – concedimi la litote – non tutte positive, tra le quali la stessa dittatura napoleonica).
Alle giornate di luglio che tu metti in evidenza aggiungerei, con permesso, quella del quattro luglio 1776, giorno della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’ America: …Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti, che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà, la ricerca della Felicità….”
Grazie, infine, caro direttore, per la rievocazione del luglio 1849, del giovane pistoiese Sergio Sacconi e della lapide a lui dedicata poi all’inizio del Novecento dalla associazione irredentista pro Trento e Trieste. Di Sergio Sacconi, come di un altro eroico pistoiese, Attilio Frosini, studente al collegio Forteguerri, anche lui ucciso dai soldati austriaci, troviamo le tracce nell’ampio, documentato saggio su Pistoia de “Le Comunità toscane al tempo del Risorgimento”, il prezioso Dizionario Storico di Fabio Bertini.
Un saluto caro.
Adalberto Scarlino 3 luglio 2017