Pietro Senno Garibaldi a Caprera 1870/1880
LETTERE al Corriere della Sera 9 luglio 2021
Caro Cazzullo, sull’onda del successo del Dantedì, proporrei di istituire il Garibaldì, dedicato a Giuseppe Garibaldi, alla figura di chi ha costruito materialmente l’Unità d’Italia, così come Dante ha realizzato l’unificazione linguistica del Paese. La data potrebbe essere il 5 maggio, giornata iniziale della spedizione dei Mille. Aldo Benedetti, Piacenza
Edoardo Matania Primo incontro con Anita Xilografia 1884
Caro Benedetti, siccome il 5 maggio è già passato, per rispondere alla sua mail sono andato su Google per vedere la data di nascita e di morte di Giuseppe Garibaldi. A digitare «Giuseppe» appare per primo Cruciani, il giornalista, poi Verdi, quindi Giuseppe Maggio (che non so chi sia, leggo «attore»), quindi Conte, l’ex premier, infine Tornatore, il regista. Di Garibaldi non c’è traccia; almeno a me è successo così. Gli italiani in Rete non cercano il suo nome.
A metà dell’Ottocento, Giuseppe Garibaldi era l’uomo più famoso del mondo. L’unico tra i protagonisti del Risorgimento ad assurgere a fama universale. Ovunque nel mondo ci fosse un popolo oppresso, in Sud America e in Europa, dalla Polonia ai Balcani, il Generale era venerato come un santo, nelle case si esponevano i suoi ritratti, nei cortei si gridava il suo nome. Le prime fotografie pubblicate sui giornali sono le sue. Scrivono di lui Victor Hugo e Alexandre Dumas, Karl Marx e Friedrich Engels.
Su Garibaldi circolavano biografie romanzesche come quella della scrittrice francese Louise Goethe, secondo cui Giuseppe era nato su una barca a remi, a nove anni aveva ucciso il capo dei pirati che avevano abbordato la sua nave, era stato brigante e precettore di una contessina che si innamorò di lui, aveva bruciato il castello del conte che si opponeva alle nozze, celebrate nei boschi da un eremita, poi aveva sedotto altre donne in Tunisia e infine sottratto la fidanzata creola al dittatore argentino Rosas. Lui amava dire di aver avvistato Anita con il cannocchiale in mare e di aver esclamato: «Tu devi essere mia!».
Se qualcuno oggi proponesse un film o una fiction su Garibaldi, lo guarderebbero come un matto. Del Risorgimento si deve parlare male: un complotto massonico finanziato dagli inglesi. Vagli a spiegare che Garibaldi non liberò né tantomeno conquistò la Sicilia; accese la rivolta dei siciliani contro i Borbone, e in pochi mesi fece crollare quel che restava di un sistema che si reggeva sulle armi austriache. Aldo Cazzullo
Renato Guttuso Battaglia di Ponte dell’Ammiraglio 1951