Mai la ricerca del meno peggio da votare sarà difficile, ai limiti dell’impossibile, come il prossimo 24 febbraio.
La legge infame, detta con definizione appropriata porcellum o porcata, che i grossi partiti,complici, hanno a suo tempo, insieme, voluto e che adesso hanno mantenuto,impedisce agli elettori di esprimere preferenze per i candidati e , tra sbarramenti e premi indecenti, limita e/o altera l’espressione di voto popolare.
Belle le parole di Abramo Lincoln, scelte dal direttore del nostro sito risorgimentale; ma quello che uscirà dalle prossime elezioni sarà in minima parte un governo del popolo, meno ancora dal popolo , ancor meno per il popolo.
Andiamo a votare, nonostante tutto : è nostro dovere , perché è un diritto ottenuto con la volontà, la dedizione, il sacrificio dei nostri predecessori, dagli anni del Risorgimento a quelli di tutte le guerre per l’indipendenza e l’unità nazionale, dal periodo della monarchia costituzionale fino a quello – attraverso l’ opposizione alle dittature – della repubblica parlamentare.
Nella nostra scelta del 24 febbraio – difficilissima, ripeto – cerchiamo di riflettere, di ragionare, di ricordare:
Lo Stato di diritto, lo Stato liberale, esige la distribuzione, la distinzione, la separazione dei poteri; sicchè il fenomeno, cui ancora assistiamo, di magistrati che entrano in politica, che fanno politica – di parte, di partito – è aberrante.
La tutela delle minoranze è un’ eredità preziosa della nostra storia risorgimentale. Il pluralismo, la presenza di movimenti o partiti piccoli per numeri, ma significativi – se non grandi – per idee, programmi e metodi, sono elementi che solo per prepotenza o per ignoranza possono essere disprezzati.
L’istruzione del cittadino, la diffusione della cultura, la difesa del territorio, del paesaggio, dell’ambiente – i pregi e le bellezze caratteristiche ed inestimabili che fanno dell’Italia una terra unica al mondo – dovrebbero alimentare il nostro orgoglio, la nostre volontà , la nostra partecipazione; dovrebbero costituire il nostro nuovo patriottismo. Dovremmo esigere che fossero al primo punto di ogni programma .
Qualcuno dirà che esagero, altri mi daranno del vecchio romantico ( o, peggio, illuso ), altri faranno spallucce. Lo dico lo stesso: dovremmo trovare il coraggio di tornare a combattere e a manifestare. In maniera non violenta, ovvio, ma decisa, intransigente. Magari come il 27 aprile del 1859 a Firenze, nella piazza che dopo la manifestazione dei diecimila abbiamo denominato dell’Indipendenza. Per dire NO alle falsità – tanto sorridenti quanto spudorate – agli atteggiamenti e ai partiti personalisti; No al disprezzo della politica , che dovrebbe tornare ad essere amata e praticata per obbiettivi concreti e per fini di utilità generale ( vadano, i candidati, a vedere “Lincoln” e cerchino di capire ! ). Per dire SI’ al buongoverno, al controllo effettivo della spesa pubblica ; SI’ alle opere necessarie per il progresso, per i cittadini che studiano e lavorano; No alle grosse opere inutili , dannose, pericolose, marce di affarismo, corruzione e violenza.
Vostro, con disperata convinzione
Adalberto Scarlino