L’otto agosto, 67 anni fa, un’esplosione nella miniera di carbone di Marcinelle, in Belgio, uccideva 262 minatori su 275 in turno quella mattina. La metà di loro erano italiani, emigrati in base ad un accordo commerciale italo-belga che prevedeva l’invio di 50 mila lavoratori italiani in Belgio, in cambio di carbone all’Italia. Gli operai italiani erano stati, dal nostro governo, pochissimo tutelati nell’accordo. Reclusi in squallide baracche-dormitorio, si lavorava in condizioni spaventose, scendendo a un chilometro sottoterra, accoccolati in ascensori che non permettevano di sollevarsi in piedi. Eventuali decessi in ospedale, benché ascrivibili a incidenti in miniera, non venivano registrati come morti sul lavoro, l’assenza di un minatore dal lavoro, anche per motivi giustificati, ne prevedeva l’arresto. Si disse che il Governo italiano aveva scambiato le vite dei nostri minatori con il carbone belga, indispensabile per la ricostruzione.
Per ricordare questa storia, che purtroppo si ripete spaventosamente ogni giorno, in altra forma, per persone convergenti da latitudini e paesi diversi, riporto il testo –non retorico se sappiamo contestualizzarlo- della canzone Miniera scritta nel 1927, sulla scia di un’altra tragedia.
Miniera ( composta nel 1927 da Bixio Cherubini e Cesare Andrea Bixio per Gabrè)
Allora che in ogni bettola messicana
Ballano tutti al suono dell’avaiana
Vien di lontano un canto così accorato
È il minatore bruno laggiù emigrato
La sua canzone è il canto di un esiliato
Cielo di stelle cielo color del mare
Tu sei lo stesso cielo del mio casolare
Portami in sogno verso la patria mia
Portale un cuor che muore di nostalgia
Nella miniera è tutto un baglior di fiamme
Piangono bimbi spose sorelle e mamme
Ma a un tratto il minatore dal volto bruno
Dice agli accorsi se titubante è ognuno
Io solo andrò laggiù che non ho nessuno
E nella notte un grido solleva i cuori
Mamme son salvi tornano i minatori
Manca soltanto quello dal volto bruno
Ma per salvare lui non c’è nessuno
Cielo di stelle cielo color del mare
Tu sei lo stesso cielo del mio casolare
Portami in sogno verso la patria mia
Portale un cuor che muore di nostalgia
Livio Ghelli