Si hanno notizie del mulino di Sant’Andrea a Rovezzano già dagli inizi del XV secolo presso le proprietà fondiarie degli Alessandri. Il complesso di mulini subì danni nelle due disastrose alluvioni dell’Arno, nel 1547 e nel 1557. Quest’ultima, che distrusse gran parte del complesso abitativo di Sant’Andrea a Rovezzano, lasciò inoperante la struttura fino al 1559. La struttura ripristinata non scampò alla piena successiva del 1589 ed a quelle rilevanti degli anni a seguire.
Con i lavori di sistemazione della pescaia agli inizi del XVIII secolo, il mulino degli Alessandri fu messo più in sicurezza per la migliore canalizzazione delle acque del fiume. Nella rispettiva relazione del 1708 degli architetti preposti (Ferri, Foggini, Franchi) si intravede la conformazione dei vari corpi di fabbrica con l’antica torre merlata. La superficie coperta era di circa 2.400 metri quadrati, così composta:
- il mulino del grano, a sud, adiacente alla pescaia con relativa terrazza di essiccazione
- il mulino per la concia dei panni, nel centro della gora, inglobante l’antica torre
- la dimora padronale collegata ai mulini con un ponticello
Nel 1826 il complesso immobiliare passò agli svizzeri Wital, che ammodernarono il sistema di macinazione e portarono altre migliorie. Il mulino, con il nuovo nome Vitali, si ampliò con la costruzione di un laboratorio meccanico per le riparazioni del mulino e di altri macchinari per la lavorazione dei campi. Nel 1826 erano ivi occupati una ventina di lavoranti (mugnai, barrocciai, ecc.). Nel primo dopoguerra il mulino Vitali cambiò destinazione e fu trasformato in una centrale idroelettrica, con smantellamento degli impianti di macina e la modifica dei sotterranei, che fornì energia a tutta la zona fino al secondo dopoguerra
Seguì, poi, la trasformazione del complesso immobiliare in residenza abitativa con frazionamento in varie unità private.
La pescaia di Sant’Andrea a Rovezzano