Villa Medicea di Fiesole Via Beato Angelico 2 Fiesole
Fu di Giovanni di Cosimo de’ Medici il Vecchio, e fu del nipote Lorenzo il Magnifico che qui rischiò di perdere la vita. Fu infatti per Giovanni, secondogenito di Cosimo e di Contessina de’ Bardi, fratello di Piero il Gottoso, che venne costruito «un magnifico ed onorato palazzo, fondato dalla parte di sotto nella scoscesa del poggio di Fiesole con grandissima spesa, ma non senza grande utile», come scrisse il Vasari. Un palazzo sorto in pochi anni, al posto di un caseggiato di proprietà di Niccolò Baldi comprato da Cosimo il Vecchio verso il 1450.
La Villa Medicea di Fiesole, una delle prime della famiglia delle sei palle, fu progettata secondo Vasari da Michelozzo, secondo recenti studi da Leon Battista Alberti, ma chiunque sia stato l’architetto la prima impresa fu non farsi fermare dalla forte pendenza, realizzando un grande terrazzamento su cui poggiare una villa che non aveva più alcun elemento di difesa, ma era pensata per affacciarsi armoniosamente sul panorama.
Fu costruito un edificio con grandi logge sui due lati del salone centrale del piano nobile, mentre al piano sottostante c’erano gli alloggi della servitù e le cantine: una dimora di campagna, ben diversa da quelle del secolo precedente, che era solo luogo di piacere, non centro di possedimenti terrieri, tanto che babbo Cosimo non era contento («Da Cafaggiolo vedeva meglio che quella di Fiesole, perché ciò che quella vedeva era loro, il che di Fiesole non avveniva», scrisse il Poliziano). Accanto alla villa furono realizzati solo due piccoli giardini e un agrumeto, forse il primo di casa Medici, formato da piante fatte arrivare da Napoli, melograni, limoni, melaranci, con l’ingresso alla villa sul giardino ad Ovest, dalla Via Vecchia Fiesolana, mentre il giardino ad Est era più privato e meno di rappresentanza, riservato agli ospiti. Giovanni era uomo colto, che collaborava con lo Studium Florentinum, l’università in riva all’Arno, un mecenate, appassionato collezionista di manoscritti, monete, di strumenti musicali che sapeva anche suonare, committente di sculture ispirate a quelle dell’antica Roma, poste accanto a due immagini della Madonna in marmo opera di Donatello. Per gli arazzi e i dipinti fiamminghi si rivolgeva gli agenti del Banco Medici della filiale di Bruges e per lui lavorarono anche Domenico Veneziano, Filippo Lippi e il Pesellino.
Insomma, la villa era «rinascimentale» al cento per cento non solo nell’aspetto ma anche nelle frequentazioni e negli ozi culturali, ma Giovanni morì a soli 42 anni, stroncato anche dal troppo mangiare e bere, e la villa passò al fratello, Piero il Gottoso e nel 1469 a suo figlio, Lorenzo di Piero de’ Medici, che divenne noto a tutti come Lorenzo il Magnifico. Lorenzo, anche se abitava più spesso alla Villa di Careggi, amava la residenza fiesolana e si dedicò al suo ampliamento, incrementandone le rendite grazie all’acquisto di terreni e di quattro cave di pietra, ma soprattutto, riprendendo l’uso dello zio, ne fece una delle sedi dell’Accademia Platonica, frequentata da Pico della Mirandola, Marsilio Ficino e Poliziano. L’amata dimora poteva però essere fatale al Magnifico. Era il 1478 quando alcuni membri della famiglia Pazzi, con l’appoggio di Papa Sisto IV, dettero vita alla celebre Congiura dei Pazzi e il piano era di sfruttare una festa a Villa Medici a Fiesole con la scusa dell’elezione a cardinale di Raffaele Riario, nipote di Sisto IV, per avvelenare Giuliano e Lorenzo de’ Medici. Il banchetto con musica e pietanze sontuose era fissato per il 25 aprile, ma Giuliano ebbe un’indisposizione, la festa fu annullata ed i congiurati decisero di non porre altro tempo in mezzo e di uccidere i fratelli il giorno dopo, durante la messa in Santa Maria del Fiore. Al momento dell’elevazione dell’ostia i pugnali scattarono, Giuliano fu ucciso, Lorenzo, solo ferito di striscio, si rifugiò nella sagrestia e si salvò, la città si schierò con i Medici e scattò la vendetta con la caccia feroce ai Pazzi e agli altri congiurati che finirono tutti impiccati. La villa rimase dei Medici per secoli, anche se meno centrale nelle loro preferenze, finché Cosimo III, giudicandola ormai inadatta allo status dei Granduchi, la vendette per alcune migliaia di fiorini d’oro al consigliere di stato marchese Cosimo Del Sera, che restaurò la proprietà e la ampliò verso Ovest, trasformando anche la terrazza in una loggia. La villa fu poi dei Durazzini, dei Borgherini, degli Albergotti, che la vendettero nel 1772 a Margaret Rolle d’Ayton, vedova di Lord Walpole conte di Orford, fratello del più celebre Horace, e contessa di Orford, donna eccentrica, colta e brillante.
Cominciò così il periodo inglese della dimora quattrocentesca, con le trasformazioni che la resero come la vediamo oggi e un nuovo periodo di splendore. Lady Orford ampliò l’edificio portandolo alle attuali dimensioni, incaricò l’architetto Paoletti di rendere carrozzabile l’ingresso che era stato nel frattempo realizzato ad Est, e di ampliare il giardino superiore con l’inserimento della Limonaia e del Belvedere. Ereditata nel 1781 da Giulio Mozzi, fu acquistata nel 1862 dal pittore e mercante d’arte inglese William Blundell Spence — che completò il viale di accesso, costruendo una nuova strada di comunicazione fra Firenze e Fiesole e valorizzando ancor di più l’ingresso da Est —, passò poi all’artista Blundell Spence, a Harry Mac Calman, e infine a Lady Sybil Cutting. Nata Cuffe, nobile irlandese, figlia del quinto Earl di Desart, Lady Cutting nel 1915 commissionò agli architetti Geoffrey Scott e Cecil Pinsent gli ultimi interventi al giardino, rivisitato secondo il gusto neorinascimentale.Il lavoro fu «galeotto» perché portò al matrimonio tra la Lady e lo Scott, unione naufragata però in soli sei anni e più tardi Sybil si risposò per la terza volta. Intanto la Villa grazie a Lady Cutting tornò ad essere un salotto culturale per gli «anglo-beceri», la figlia Iris, destinata a diventare scrittrice e letterata celebre, ascoltava Bernard Berenson ed Edith Wharton e proprio alla figlia, diventata dopo il matrimonio con il marchese Origo, Iris Cutting Origo, donò nel 1938 la villa che Iris nel 1959 vendette ad Aldo Mazzini di Prato. La villa è tuttora della famiglia Mazzini, con il suo giardino visitabile e la vista su Firenze e la cupola del Brunelleschi ammalia sempre, come secoli fa.
Mauro Bonciani Corriere Fiorentino 24 novembre 2024
Villa Medici verso il 1480, affreschi di Domenico Ghirlandaio (dettaglio), Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze