Giuseppe Zocchi La Villa Medicea di Careggi 1744
A Careggi, la dimora che Cosimo affidò all’architetto Michelozzo e che fu molto amata da Lorenzo: il Magnifico qui vi morì e qui animò il circolo degli umanisti
«Venne una scurità di tempo d’acqua, e cascò sei saette insieme; le quali dettono in sulla lanterna della Cupola di Santa Maria del Fiore, che feciono rovinare in chiesa e fuori di chiesa di molti marmi». Era il 5 aprile del 1492 e tre giorni dopo Lorenzo il Magnifico spirò, nel suo letto, nell’amata villa di Careggi. I fulmini furono interpretati come un cattivo presagio, divenuto certezza dopo la morte del Medici nella villa in cui era nato, e a lungo il palazzo fu associato a una maledizione, la stessa che travolse il medico personale del Magnifico suicidatosi, oppure assassinato secondo altre voci, in un pozzo il giorno stesso della morte del suo signore.
La Villa di Careggi è la terza della famiglia Medici, la prima vicina a Firenze a differenza del Trebbio e di Cafaggiolo, e vi lavorò il loro fidato architetto, Michelozzo. Careggi, grazie anche alle sue colline e all’aria salubre, era già nel Trecento un borgo ambito dalle nobili famiglie, e nel 1417 Giovanni di Bicci, capostipite della fortuna dei Medici, acquistò dei terreni da Tommaso Lippi. La tenuta di Careggi era composta da un palazzo dotato di corte, loggia, pozzo, cantina, stalla, torre, orto e due case e fu suo figlio Cosimo, il futuro Pater Patriae, che iniziò gli interventi con Michelozzo, per trasformarla in una dimora un po’ fortezza e un po’ villa rinascimentale per l’otium. I lavori sembrano conclusi nel 1427, secondo una lettera di Contessina de’ Bardi, moglie del Medici. Cosimo amava la villa campestre, e presto vi trasferì la sua biblioteca e parte della collezione di oggetti e opere d’arte; nel 1459 vi fondò l’Accademia Neoplatonica, scuola filosofica dell’umanesimo italiano animata da Cristoforo Landino, Marsilio Ficino, fondatore dell’Accademia, e Pico della Mirandola. I neoplatonici passeggiavano nel giardino, mentre una parte del parco era riservata al selvatico, cioè al bosco e ad arbusti e orti, e Cosimo donò a Ficino un’abitazione nei pressi della villa, la Villa le Fontanelle, per averlo vicino.
La villa era articolata attorno alla parte più antica e al cortile trapezoidale, con al centro un pozzo, e al piano terra si trovavano la cappella e alcune sale di rappresentanza, con lo scalone principale che portava al piano superiore, quello dove si trova il salone del Camino, dominato dal caminetto ornato da bassorilievi e datato 1465, e lo studiolo di Lorenzo il Magnifico, con la volta a botte, decorato nel Seicento con affreschi a grottesche sul soffitto. Dal salone si giunge a una stanza che porta alla loggetta, attribuita secondo alcuni a Giuliano da Sangallo, e citata da Giorgio Vasari per i dipinti del Pontormo all’epoca già deterioratisi perché realizzati a secco in un ambiente esposto all’aperto, ma i cui affreschi risalgono al periodo del cardinale Carlo de’ Medici (il cui stemma è raffigurato al centro della loggia). La villa aveva una torretta merlata, raffigurata in disegni e stampe fino al Seicento e poi scomparsa, e a Michelozzo sono anche attribuite le due ali laterali verso il giardino, con, al piano terra, due logge con tre arcate e capitelli.
Nella villa morì Cosimo il primo agosto del 1464, alla presenza di Marsilio Ficino e degli altri membri dell’Accademia, e anche Lorenzo il Magnifico, che l’aveva ereditata proprio dal nonno Cosimo. Anche il Magnifico amò la villa, la scelse come sua dimora prediletta, vi fece riunire l’Accademia Neoplatonica, decorando il giardino con statue, dal significato esoterico e iniziatico, e giochi di acqua e Careggi divenne uno dei centri propulsivi dell’Umanesimo e della conoscenza dei sapienti dell’antica Grecia.
La bellezza e magnificenza del giardino del Magnifico è cantata nel 1480 da Alessandro Braccesi, che ne elenca i tanti alberi: l’olivo, sacro a Minerva, il mirto, sacro a Venere, la quercia, sacra a Giove, e pioppi, platani, pini, salici, frassini, ciliegi, sorbi, fichi e specie rare all’epoca come l’abete, l’ebano, il larice. Non mancavano gli agrumi, amatissimi dai Medici e secondo alcuni i giardini di Careggi furono presi a modello Botticelli per dipingere la sua Primavera.
Nella primavera del 1492 Lorenzo si fece portare in lettiga alla villa di Careggi: stava molto male a causa della gotta, e sperava che l’aria di campagna migliorasse le sue condizioni. Ignorava che sarebbe stata la sua ultima dimora. La primavera 1942 fu fredda, tempestosa, come dimostra la pioggia di fulmini sulla cattedrale pochi giorni prima della sua morte, e al capezzale del Magnifico arrivò anche Girolamo Savonarola, il frate domenicano fustigatore dei costumi e della Chiesa che proprio Lorenzo aveva chiamato a Fiorenza. Qui leggenda e storia si contraddicono: il Poliziano narra di una morte pia e serena di Lorenzo, dopo la benedizione di Savonarola; la voce del popolo e della tradizione, ripresa in epoca risorgimentale da Pasquale Villari, narra di uno sdegnato frate domenicano che gli nega l’assoluzione perché il Medici aveva privato Firenze delle libertà. E non è finita qui. La stessa notte, tra vento e lampi, il suo medico curante, Pier Leoni da Spoleto, si toglieva la vita dentro il pozzo del cortile, o vi veniva gettato, colpevole di aver «curato al contrario» Lorenzo, come affermò il medico personale di Ludovico Sforza il Moro. Chiusa l’era del Magnifico la villa tornò al suo splendore quando entrò in possesso del principe cardinale Carlo de’ Medici che nel 1615 intraprese lavori imponenti di ristrutturazione utilizzando anche una parte delle cantine che fu decorata con affreschi, e del giardino, per risistemare il quale chiamò gli architetti di Boboli, Giulio Parigi e suo figlio Alfonso.
La Limonaia realizzata da Francis Joseph Sloane
Estinta la dinastia Medici la Villa di Careggi — raffigurata in una delle lunette di Utens perduta, poi liberamente rifatta nel Novecento — passò ai Lorena che la vendettero e nel 1848 fu acquistata da Sir Francis Joseph Sloane che modificò il giardino, realizzò la limonaia e intervenne sulla facciata della villa, dondole l’aspetto attuale. Di passaggio in passaggio, la villa e la tenuta, che contava numerosi poderi attorno, giunse all’arcispedale di Santa Maria Nuova nel 1936 e su gran parte dei suoi terreni, fu costruito l’ospedale di Careggi, il più grande di Firenze e Toscana. La villa, dal 2013 di proprietà della Regione Toscana è al centro di un intervento di restauro, che comprende anche il giardino, e nel 2026 dovrebbe essere restituita ai visitatori.
Mauro Bonciani Corriere Fiorentino 29 dicembre 2024
La Villa medicea a Careggi in una foto del 1888