Via Romana Firenze
L’oratorio, è sede di un significativo museo parrocchiale d’arte sacra, inaugurato nel dicembre 2002, costituito in gran parte da opere già anticamente presenti nell’edificio, recentemente restaurate e ricollocate, tali da consentire un percorso dal XV al XIX secolo.
Verso il 1290 qui sorse l’Ospedale di Santo Spirito, citato dai documenti di allora come Spedaluzzo, per accogliere i pellegrini di passaggio da e verso Roma, come molte altre strutture analoghe lungo le attuali via Senese e via Romana. Questa struttura era stata creata grazie a una donazione testamentaria di Folco Portinari, padre della famosa Beatrice cantata da Dante e benefattore anche dell’Arcispedale di Santa Maria Nuova. L’ospedale è stato poi sostenuto dalla famiglia Bini, proprietaria di case nella zona, e dopo sorse come sede fiorentina dell’ Ospedale di Santo Spirito in Saxia di Roma. Il suo oratorio era di proprietà della parrocchia di San Felice in Piazza. Resta del XIII secolo uno stemma nella parte destra della facciata, che indicava la disponibilità ad aiutare i pellegrini.
L’uso di ricovero ospedaliero si è mantenuto fino tutto il Settecento. Tra il 1490 (realizzazione della facciata e ristrutturazione dell’interno) e il 1525 (creazione del coro), fu dedicato a San Sebastiano, protettore dei malati di peste.
All’interno, di particolare rilievo è la cappella maggiore, costituita da una tribuna con cupola centrale, le cui forme rinascimentali sono coerenti con l’ancona dei Bini, eseguita da Baccio d’Agnolo probabilmente su commissione di Bernardo di Piero Bini, qui sepolto, come testimonia la data 1525 sulla lastra tombale al centro della cappella. L’ancona è stata realizzata per accogliere la Madonna dell’Umiltà, trafugata negli anni Venti del Novecento e recuperata sul mercato antiquario. Lungo la parete sinistra dell’unica navata si trova il tabernacolo di San Sebastiano, singolare esempio di edicola appositamente progettata negli anni Trenta del Seicento dal pittore Giovanni Bilivert, riadattando dipinti del sec. XV, per inquadrare la terracotta rinascimentale raffigurante il santo .L’opera del Bilivert è documentata anche dalla tela con l’Angelo custode, firmata e datata. Del patrimonio originario è parte la terracotta dipinta raffigurante la Madonna col Bambino, secondo l’iconografia della Mater amabilis, replica di un prototipo ritenuto opera di Lorenzo Ghiberti. Nel museo è esposto anche un Crocifisso in legno policromo, di ambito donatelliano .La presenza nello spazio museale di arredi sacri provenienti sia dalla chiesa di San Felice in Piazza che da quella di San Pietro in Gattolino, tra i quali si segnala una Pace in argento sbalzato del sec. XVI, qualifica l’oratorio come raccolta museale d’arte sacra territoriale.