Via San Gallo Firenze
Il palazzo Fenzi Marucelli è un edificio di notevole importanza per la struttura architettonica dovuta in primis a Gherardo Silvani, ma anche ad altri architetti che vi hanno operato nel corso del Settecento e poi nell’Ottocento, come Giuseppe Martelli e Giovanni Poggi. Al suo interno, Sebastiano Ricci, grande pittore del Settecento, ci ha lasciato nelle sale al piano terreno uno dei cicli pittorici più completi, composti da grandi tele e affreschi che si integrano perfettamente con gli stucchi, attribuibili al Ciceri, ma anche, con molta probabilità, al Baratta, citato in documenti relativi al palazzo. Le pitture di Sebastiano Ricci, insieme ad altre opere e all’ affresco con Venere e Adone eseguito per il Gabinetto del Granduca a Palazzo Pitti, proprio all’inizio del Settecento, aprono veramente la strada alla grande e ariosa stagione pittorica del Rococò europeo, che poi il Ricci svilupperà nelle sue opere successive.
Interventi architettonici furono eseguiti ai primi dell’Ottocento dalla famiglia Brunaccini, alla quale era andato in eredità il palazzo. Successivamente l’edificio, acquistato il 25 febbraio 1829 dal banchiere Emanuele Fenzi, proprietario di miniere di lignite, azionista delle ferrovie, imprenditore agricolo e vitivinicolo d’eccellenza, ebbe una notevole ristrutturazione da parte dell’ Architetto Mariano Falcini sia nel vestibolo al centro del piano terreno, che nella costruzione del nuovo scalone in sostituzione del precedente, diversamente orientato. Tutte le stanze del primo piano e alcune del secondo furono ristrutturate da Giuseppe Martelli e decorate seguendo il gusto imperante degli anni sessanta dell’Ottocento. I figli di Emanuele, Carlo e Sebastiano, avevano seguito e propagandato le idee mazziniane e Carlo partecipò con un battaglione alla guerra in Lombardia.
Il grande Salone da ballo al centro del primo piano, ristrutturato completamente dal Martelli e ornato da Antonio Marini con fregi mitologici sulla parte alta delle pareti, fu nell’Italia unita, sede ambita di feste aperte alla nobiltà fiorentina, italiana e internazionale, ad artisti, a politici di spicco, a belle donne famose, come la marchesa Casati, che la famiglia accoglieva con sontuosa liberalità.
Dopo il tracollo della Banca, indotto dal drammatico incidente della tramvia fiesolana nel settembre del 1890, ma anche in seguito al trasferimento della Capitale a Roma che lasciò Firenze in una complessa situazione economica, iniziò il declino della famiglia. In seguito il palazzo passò alla Banca Nazionale Toscana e poi fu suddiviso in appartamenti e in lotti affittati a vari inquilini. Divenne poi proprietà della Pirelli e infine della Società per azioni SIDE.
Nel 1971 il complesso fu acquisito dall’Università degli Studi e, a partire dal 1975 (a seguito del progressivo deteriorarsi degli elementi lapidei del fronte con conseguente cadute di alcuni elementi del cornicione), si intervenne sia sul prospetto sia sugli spazi interni, con un complesso cantiere di restauro che ha riportato l’edificio ai suoi caratteri seicenteschi e, per gli interni, sette-ottocenteschi.
Oggi via ha sede il dipartimento di Studi storici e geografici della facoltà di Lettere e Filosofia