La sala, conosciuta come la Sala di Vittorio Emanuele II, venne inaugurata nel 1890, in uno spazio prima diviso in due piani, nel primo dei quali teneva le udienze il Podestà, mentre in quello superiore avevano sede i trombetti del Comune e la scuola di musica che essi gestivano. Alla morte del primo sovrano dell’ Italia riunita, Vittorio Emanuele II appunto, a Siena si decise di onorarlo dedicandogli una parte del Palazzo Comunale.
L’ iniziativa si proponeva di ripristinare l’ antico costume di celebrare determinati avvenimenti eternandoli sulle pareti del Palazzo Pubblico, che era andata affievolendosi durante i secoli XVII e XVIII.
Come coordinatore del ciclo pittorico venne incaricato Luigi Mussini, carismatico e austero fondatore di quella Roccaforte del Purismo che diventò l’Istituto d’Arte di Siena sotto la sua direzione, mentre le grandi scene illustranti gli avvenimenti principali che avevano segnato la vita del Savoia, furono realizzate dai più noti suoi collaboratori e allievi.
Pietro Aldi, di Manciano, affermatosi come pittore di storia nonostante fosse morto in giovane età dipinse “L ‘incontro tra Vittorio Emanuele II e il Generale Radetsky a Vignale” per la firma dell’armistizio che poneva termine alla Prima Guerra dell’ Indipendenza italiana e il famossissimo “Incontro di Teano” tra Giuseppe Garibaldi e il re.
Amos Cassioli, di Asciano senese, realizzò le due battaglie, quella di “Palestro” e quella di “San Martino“, decisive per le sorti della Seconda Guerra di Indipendenza.
Il senese Cesare Maccari, quello che tra i suoi colleghi avrebbe riscosso i maggiori consensi e più ambiti incarichi, come la decorazione della Basilica di Loreto e di Palazzo Madama a Roma, dipinse invece la scena raffigurante “Vittorio Emanuele II riceve in Firenze il plebiscito dei romani”ambientata nella sala del trono di Palazzo Pitti e quella del “Trasporto della salma di Vittorio Emanuele II al Pantheon“.
Gli affreschi vennero eseguiti tra il 1886 e il 1888, compresi quelli, decisamente meno raffinati, del soffitto e rappresentanti “L’allegoria dell’ Italia libera” e tutte le “Regioni”che formavano il giovane Stato di vari artisti, fra cui Alessandro Franchi.
La sala ospita anche due vetrine che contengono cimeli risorgimentali, tra cui la divisa che il re aveva indossato alla battaglia di S. Martino e che lui stesso aveva donato a Luigi Mussini, per ringraziarlo di un bel ritratto eseguitogli, custodita nella elaborata teca scolpita dall’ intagliatore senese Pietro Giusti.
Vi sono state poi collocate alcune sculture di artisti senesi dell’ Ottocento, come Giovanni Duprè, Tito Sarrocchi, Enea Becheroni e soprattutto la monumentale “Il Dolore di Emilio Gallori, qui trasportata negli anni ’30 del XX secolo.