LETTERE ad Aldo Cazzullo Corriere della Sera 30 marzo
Caro Aldo,
il confine che divide il patriota dal terrorista credo sia molto labile, dipende da quale parte stai! Il nostro Risorgimento offre diversi spunti, ma non bisogna dimenticare che non solo ognuno seguiva il proprio dovere e ideale ma allo stesso tempo ognuno pensava di essere dalla parte giusta. Però credo che l’atto terroristico più forte sia stato quello ordito da Orsini e i suoi complici ai danni di Napoleone III che costò la vita a diversi innocenti, che ebbe come effetto la caduta di un paio di teste, ma anche l’alleanza con la Francia contro l’Austria.
Prendersela con Radetzky non mi sembra giusto, lui era un generale austriaco, forse sarà rammaricato che ci sia un Caffè con il suo nome e non, magari c’è, un museo. Ma il nostro Risorgimento è questo e io me lo tengo stretto, poi io abito a una ventina di km da Castelfidardo!
Marco Nagni
Caro Marco,
Se le è caro il Risorgimento, non dovrebbe accostare i nostri patrioti ai terroristi. Perché tra le molte glorie del Risorgimento ci fu proprio non aver fatto ricorso al terrorismo. I milanesi protestarono contro gli austriaci rifiutando di fumare, cioè boicottando il monopolio, e furono presi a sciabolate e fucilate per questo. La rivolte di quasi tutte le città del Nord nel 1848 furono rivolte insieme borghesi e popolari, non di gruppi ristretti; altrimenti non sarebbero riuscite a cacciare gli austriaci. Quando questi tornarono, si abbandonarono talora a stupri, saccheggi ed esecuzioni sommarie, come a Brescia.
Certo, il Risorgimento ha avuto anche pagine nere. Fu un movimento ampio in cui c’era di tutto, monarchici e repubblicani, moderati e rivoluzionari. Felice Orsini però non organizzò un attentato per assassinare gente a caso e terrorizzare Parigi; voleva uccidere Napoleone III, perché lo riteneva — non a torto — il responsabile della caduta della Repubblica romana. Non c’è dubbio che Orsini commise sia un crimine sia un errore: se c’era un esercito che poteva aiutare gli italiani contro gli austriaci era quello francese, come infatti poi accadde. Ma alla decisione dell’imperatore non fu estranea in effetti la lettera con cui Orsini, prima di affrontare con coraggio la ghigliottina, lo richiamava al suo antico impegno di carbonaro per la causa italiana. Aldo Cazzullo